Il Papa Emerito parla di un “legame speciale” con San Giuseppe, San Benedetto, Sant’Agostino. Scopriamo perché
«Vi auguro di diventare santi», è l’invito che Benedetto XVI rivolge ai bambini (ma non solo) attraverso le pagine del libro I miei santi (Piccola Casa Editrice), un testo che contiene una raccolta di discorsi del Santo Padre sul tema della santità. In particolare Benedetto XVI fa riferimento a tre figure a cui lui stesso si definisce “legato in modo speciale”: san Giuseppe, san Benedetto e sant’Agostino.
Attraverso la descrizione che fa della loro vita, Benedetto XVI mostra con chiarezza come la santità non sia una cosa per superuomini. Ma è una prospettiva che tutti possono desiderare, vero compimento della vita e unica possibilità di soddisfazione. In un passaggio del libro infatti il Santo Padre afferma: «La cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità».
1) San Giuseppe e il mistero dell’Incarnazione
Uno dei santi “preferiti” da Benedetto XVI, si legge ne “I miei santi“, è sicuramente quello da cui ha preso il nome di battesimo: Joseph, Giuseppe. L’angelo del Signore parla a san Giuseppe in sogno e gli svela il mistero dell’incarnazione: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». Ed «Egli fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Secondo Benedetto XVI, «Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente».
“Modello dell’uomo giusto”
«Solo Dio – prosegue – poteva dare a Giuseppe, osserva la forza di dar credito all’angelo. Egli è modello dell’uomo “giusto” che, in perfetta sintonia con la sua sposa, accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana».
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2) San Benedetto e la Regola
Un altro dei santi di Benedetto è colui da cui ha preso il nome papale. «San Benedetto Abate, a Subiaco, insieme ai suoi primi discepoli, evidenzia Ratzinger, costruì alcuni monasteri dando vita ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo». In questa comunità «la preghiera e il lavoro si alternavano armonicamente a lode di Dio. Alcuni anni dopo, a Montecassino, diede forma compiuta a questo progetto e lo mise per iscritto nella “Regola”, unica sua opera a noi pervenuta».
“Niente si antepone all’amore di Cristo”
San Benedetto «Indicò ai suoi seguaci come scopo fondamentale, anzi unico, dell’esistenza la ricerca di Dio. Si comprende, in questa luce, l’espressione che Benedetto sintetizza nella sua Regola, il programma di vita dei monaci: “Niente anteporre all’amore di Cristo”. In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano».
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3) Sant’Agostino e i Manichei
L’ultimo dei tre santi di Ratzinger è sant’Agostino. «Egli era convinto che senza Gesù la verità non può dirsi effettivamente trovata e non voleva vivere senza Dio, così cercava una religione corrispondente al suo desiderio di verità e anche al suo desiderio di avvicinarsi a Gesù. «Dopo una fase travagliata in cui aderì alla rete dei Manichei, poi se ne allontanò e si trasferì a Milano», dice Benedetto XVI.
Il tormento e la vocina
Qui «prese l’abitudine di ascoltare le bellissime prediche del vescovo Ambrogio, dal quale rimase affascinato soprattutto per i contenuti che toccarono sempre più il suo cuore. Egli racconta che, nel tormento delle sue riflessioni, ritiratosi in un giardino, udì all’improvviso una voce infantile che ripeteva una cantilena, mai sentita prima: “Prendi, leggi, prendi, leggi”. Con premura tornò al codice paolino, lo aprì e lo sguardo gli cadde sul passo della Lettera ai Romani, dove l’Apostolo esorta ad abbandonare le opere della carne e a rivestirsi di Cristo».
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