L’aiuto provvidenziale dello spirito celeste a don Dolindo Ruotolo, Josemaria Escrivà, e Padre Alessio Parente, stretto collaboratore di Padre PioLa provvidenziale sveglia dell’angelo custode ha aiutato tre noti sacerdoti, morti in odore di santità. Stiamo parlando di don Dolindo Ruotolo, San Josemaria Escivà e Padre Alessio Parente, collaboratore di San Pio da Pietrelcina. Ecco le loro testimonianze.
1) L’angelo custode e don Dolindo Ruotolo
Riguardo agli angeli custodi nella sua autobiografia don Dolindo Ruotolo scrive: «Io, giovinetto, a 14 anni, essendo chierico, fui incaricato di aver cura della lampada del SS. Sacramento, perché non si spegnesse. I lumini che avevo a mia disposizione erano difettosi, si spegnevano in varie ore, senza che io potessi calcolarne la durata. Nel giorno vigilavo io, ispezionando di tanto in tanto la lampada, ma nella notte come potevo fare questa vigilante ispezione? Pregai con semplicità e la fede di un fanciullo l’angelo mio custode che mi avesse svegliato un minuto prima che si spegnesse la lampada. Un minuto, perché, a mia vergogna, nono volevo perdere sonno. Un minuto mi bastava per andare dal letto alla cappella, dov’era Gesù Sacramentato».
” Dolindo, la lampada”
Ogni notte, ricorda don Dolindo, «in varie ore, secondo il…capriccio dei lumini, mi sentivo dolcemente battere sulla spalla destra come voce che mi chiamava: “Dolindo, la lampada”. Ed io scendevo, e la lampada stava per spegnersi. La smoccolavo e ritornavo a letto. Una notte, una brutta notte, fui pigro; che pena a ricordarlo! Sentii la mano sulla spalla, la voce che mi chiamava e, ripugnandomi di alzarmi, pensai che potevo ingannarmi. Rimasi un minuto solo a poltrire, ma mi ripigliai. L’angelo dovette in quel momento illuminarmi soltanto; per delicatezza non battere sulla spalla e non parlò, giacché io ero sveglio».
Don Dolindo si precipitò dal letto, scese in cappella, e trovò il lumino spento che fumigava. «L’angelo mi aveva chiamato esattamente un minuto prima che si spegnesse. I miei confratelli, sorpresi che io giungessi sempre in tempo nella notte ad accomodare la lampada, mi domandarono: “Come fai ad accorgerti che la lampada si spegne, se non si può calcolare la durata del lumino?”. Risposi: “E’ semplice; ho pregato l’angelo mio che mi svegliasse un minuto prima, ed egli mi sveglia”».
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2) L’angelo custode e san Josémaria Escrivà
San Josémaria Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei, aveva una fede enorme nel suo Angelo Custode, che gli ha reso immensi servizi, tra cui quello di salvargli la vita. Notiamo che la fondazione dell’Opus Dei ha avuto luogo il 2 ottobre 1928, festa dei santi angeli custodi. Josémaria vi ha visto una manifestazione della divina Provvidenza. Lui stesso, trovandosi in strada, è aggredito da uno sconosciuto, in pieno giorno, alle tre del pomeriggio. Preso alla gola, egli è liberato da un ragazzo, altrettanto sconosciuto, che gli mormora in un orecchio “asinello, asinello”. Solo Dio ed il suo confessore conoscono questo modo che egli aveva di designare se stesso nella sua preghiera.
“Il mio piccolo orologiaio”
Il fondatore attribuì questo attacco ad un’azione diabolica, e la difesa al suo angelo custode. Quando entrava in una stanza, si spostava in modo impercettibile per lasciar passare dapprima il suo angelo custode, e salutava sempre anche l’angelo custode delle persone che incontrava. Ricevendo un giorno un vescovo suo amico, accompagnato dal suo segretario, gli chiese: “Indovinate chi ho salutato per primo”.
L’arcivescovo rispose: “Me”. “No. Ho salutato dapprima il personaggio”. “Ma, riprese il prelato, tra il mio segretario ed io, il personaggio sono io”. San Josémaria rispose: “No, il personaggio è il vostro angelo custode”. Trovandosi in una estrema povertà, e non avendo i mezzi per far riparare il suo orologio, Josémaria si affidò al suo Angelo custode per risvegliarlo all’ora. Egli si è sempre mostrato puntuale, ed era come se giungesse a toccare Josémaria sul fianco. Questi lo chiamava di colpo “il mio piccolo orologiaio”.
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3) L’angelo custode e Padre Alessio Parente
Padre Alessio Parente, di venerata memoria, che per molti anni fu al fianco di padre Pio da Pietrelcina come segretario ed infermiere personale, ci riporta questa testimonianza : «A quel tempo padre Pio diceva la Messa prestissimo al mattino. Io lo aiutavo a scendere le scale fino alla sacristia, lo aiutavo a vestire i paramenti sacri e ad accedere all’altare. Gli toglievo i guanti e poi via, me la filavo in cella e tornavo a dormire. Ero giovane: allora dormivo molto meglio di oggi… Però per la fine della Messa dovevo trovarmi di nuovo giù in sacristia per aiutare il padre».
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“Comprati una buona sveglia”
Padre Alessio confessò che «molte volte mi prendeva il sonno, e tuttavia, puntualmente, qualcuno veniva a bussare alla mia cella. Saltavo giù di colpo – allora si dormiva con l’abito – aprivo la porta, ma nel lungo corridoio non c’era mai nessuno. Chi bussava alla mia porta per svegliarmi? Questo mi avvenne non una, ma molte volte. E poiché a lungo andare finii per sentirmi in colpa, mi rivolsi al padre: “Le chiedo scusa – dissi – per tutte le volte che arrivo in ritardo per aiutarla…”. Lui mi guardò fisso negli occhi, alzò il dito per rimproverarmi e disse: “E tu credi, figlio mio, che ho intenzione di continuare a mandarti il mio angelo custode per svegliarti tutte le mattine? Comprati una buona sveglia!”».
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