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La profezia di Padre Pio a Don Dolindo Ruotolo: “Il Paradiso è già nell’anima tua”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/10/20
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Lo “storico” incontro tra due uomini santi: il frate delle stigmate e il mistico di Napoli. Ecco cosa si disseroUn incontro tra due uomini in “odore di santità”: Don Dolindo Ruotolo, mistico napoletano, e Padre Pio, santo delle stimmate, si incontrarono a San Giovanni Rotondo. Ecco il resoconto di quello “storico” incontro, nel libro “Gesù, pensaci tu! – Vita, opere, scritti & eredità spirituale di don Dolindo Ruotolo” (Ares), a cura della nipote di Ruotolo, Grazia Ruotolo, e a cura dell’autore Luciano Regolo.

La santità di Padre Pio

Don Dolindo raccontava spesso in famiglia del suo incontro con Padre Pio del quale, assicurava, aveva potuto «constatare dal vivo la santità». Si videro in tarda età, nell’autunno 1953, anche se spiritualmente si conoscevano da sempre e, durante gli anni più bui, quando don Dolindo era stato messo sotto inchiesta dal Sant’Uffizio, alcune sue figlie spirituali erano andate a San Giovanni Rotondo dal frate con le stigmate che le aveva confortare sulla sorte dell’opera. C’erano poi tutta una serie di altri devoti che andavano spesso dall’uno e dall’altro.

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©MP | Portfolio | Leemage
Padre Pio cammina tra i fedeli con un calice. Anni Sessanta.

La sentenza del Sant’Uffizio

Si tratta di due figure molto simili, soprattutto per l’amore filiale verso la Chiesa e per l’immedesimazione in Gesù. Entrambi poi subirono un atteggiamento inquisitorio e punitivo da parte delle autorità ecclesiastiche, avendo tuttavia la forza e la capacità di offrire anche questa sofferenza a Dio e uscirne ancora più forti nella fede. Il 6 luglio 1923, don Dolindo annotò significativamente: «Ho letto sul Corriere d’Italia di oggi che il Santo Uffizio ha dichiarato che nei fatti del Padre Pio da Pietrelcina non vi è il soprannaturale. Credo che il povero Padre Pio non tarderà ad andare a Roma [davanti al Sant’Uffizio, ndr] pure lui».



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Severità e sorriso

Forse il religioso di Pietrelcina incuteva più soggezione perché usava la severità per indurre un risveglio delle coscienze nelle persone che bussavano alla sua porta, mentre don Dolindo faceva leva sul sorriso e sulla dolcezza. Ma entrambi avevano il medesimo, alto concetto del ministero sacerdotale come dedizione a Dio e al prossimo, a un tempo.

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Wikimedia – Winged Zephiro

Il refettorio

Tornando al fatidico incontro del 1953, don Dolindo, in una lettera raccontò l’arrivo a San Giovanni Rotondo da Napoli, alle 8 del mattino. Padre Pio era già al confessionale.

«Celebrai la Messa – ricorda don Dolindo – e dopo il padre guardiano volle offrirmi in refettorio il caffè. Domandai quale era il posto del Padre Pio nel refettorio, e detti un bacio su quella tavola che raccoglieva il profumo delle sue penitenze. Il guardiano trasse dal tiretto del Padre Pio due tarallini che vi trovò, e li offrì a noi. Pensai subito di farli benedire dal Padre Pio per gli infermi».

“Non c’è bisogno, sei benedetto”

Dopo Don Dolindo insieme agli altri pellegrini che erano con lui, si recò al santuario di San Michele arcangelo e poi fece ritorno a San Giovanni Rotonda. Era mezzogiorno.

«Era impossibile in quell’ora, nella quale i Frati andavano a pranzo, incontrarci col Padre Pio. Ma io andai a picchiare alla sua stanza per pregarlo di ascoltarci allora, prevedendo che dopo non sarebbe stato possibile. la presenza del vescovo lo indusse ad ascoltarci allora stesso. Io attendevo fuori la stanza. Dopo si doveva andare in refettorio. M’incontrai col Padre Pio, e lo supplicai di ascoltarmi. Si meravigliò di vedermi vecchio con la chioma imbiancata per l’età e mi disse scherzando: «ti sei imbiancato, t’è caduta la neve sul capo?». Parlava così perché mi conosceva spiritualmente nell’anima, perciò soggiunse: «Ma l’anima è sempre giovane!»… poi alla mia domanda di confessarmi per avere luce, mi disse: «Non c’è bisogno, sei tutto benedetto!».



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La partenza per Napoli

Padre Pio, come già faceva con tanti altri fedeli, attraverso il dono della introspezione dei cuori e della preveggenza, “predisse” al sacerdote napoletano il suo pensiero.

Annota Don Dolindo:

Il guardiano, scherzando, disse al Padre Pio: «Vi debbo accusare il padre Dolindo, perché mi ha fatto fare un furto nel vostro tiretto». Io infatti l’avevo pregato di prendervi un altro tarallino per farlo benedire. Dissi allora al Padre Pio: «permettete che vada io a farvi altri… furti?». Ed egli: «Va’, e prendi quello che vi trovi!». Soggiunsi: «Ma io voglio che me li benediciate voi». Rispose con mirabile intuizione: «E come non hai capito che dalle 4, ora della tua partenza da Napoli, vi ho posto tante cose per i tuoi infermi, e vi ho posto i ceci con i tarallini, perché tu potessi darne un poco a ciascuno? E ho benedetto ripetutamente tutto per fecondare il tuo desiderio». Egli non sapeva né della partenza del vescovo e mia da Napoli, alle 4, né del viaggio che era diretto a lui, né tanto meno del mio desiderio per gl’infermi. Evidentemente parlava per luce soprannaturale, rispondendo a quello che non avevo confidato a nessuno. Dovemmo licenziarci, perché dovevo trovarmi a Napoli per la predicazione, e gli domandai la benedizione.

padre pio – en

© DR

Paradiso e aldilà

Don Dolindo e Padre si salutarono con un pensiero sull’aldilà e sulla salvezza delle anime.

Egli rispondendo al mio pensiero sull’opera di Gesù, sorridendo mi disse: «Ma tu sei avido di benedizioni! tu non ti sazi mai!». E abbracciandomi, e stringendomi al suo cuore mi disse, rassicurandomi sul percorso passato della mia vita, sul presente e anche sul futuro, mi disse in tono enfatico, innanzi ai frati che lo circondavano: Ascoltami bene! tutto il paradiso è nell’anima tua, c’è stato sempre, c’è e ci sarà per tutta l’eternità». E mi baciò con profondo affetto che mi commosse, avanti a tutti. I frati stessi rimasero sorpresi dei gesti e del linguaggio, tanto che mi chiesero: «Ma voi avete capito che cosa vi ha detto padre pio? È mirabile, ma che cosa ha voluto dirvi?».

Egli rispondeva allo scopo principale per il quale ero andato da lui, rassicurandomi che ciò che si era svolto nella mia povera vita travagliata, ma piena di tanti avvenimenti, era volontà divina. Non ero un illuso, dunque, il mio cammino era dato da Dio, lo era e mi portava all’eterna salvezza. Nel mio cuore non feci che umiliarmi, giacché non vedevo e non veggo in me, altro che nullità e miseria.



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