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Carlo Acutis cosa pensava dell’aldilà? Le sue frasi su paradiso e inferno

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/10/20
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Morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, spesso si domandava: “Faccio abbastanza per andare dal Signore?”

Dopo la recente visita di Papa Francesco è tutto pronto ad Assisi per la beatificazione di Carlo Acutis, giovane studente morto a 15 anni nel 2006 per una leucemia e proclamato venerabile da papa Francesco il 5 luglio 2018.

Dopo l’apertura della sua tomba al Santuario della Spogliazione, dove il suo corpo sarà visibile al momento fino al 17 ottobre, Carlo diventerà beato sabato 10 ottobre. A presiedere il rito nella Basilica di San Francesco sarà il cardinale Agostino Vallini, Legato Pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli (Perugia Today, 9 ottobre).

Paradiso ed eucaristia

La fama di santità di Carlo è raccontata nel libro di Luigi Francesco Ruffato Carlo Acutis – Adolescente innamorato di Dio” (edizioni Messaggero Padova), in cui l’autore rivela alcune pensieri del giovane beato sull’aldilà.

Carlo, già prima della malattia, sognava di ottenere la grazia di andare direttamente in paradiso senza subire il purgatorio. Era convinto di farcela, perché «vanno diritti in paradiso coloro che si accostano tutti i giorni all’eucaristia».

“Questo lo sa solo il Signore”

Discutendo con qualche amico più sensibile e in ricerca, afferma che una cosa è certa: «Il Signore apre le porte del paradiso a tutti». Ma un amico obietta: «Mi hanno insegnato che in paradiso entrano quelli che credono in Gesù. Ma se il Signore vuole tutti gli uomini salvi, dice l’apostolo Paolo, significa che a tutti dona una fede sufficiente per godere il paradiso. Come si concilia con il detto che non tutti vanno in paradiso?».

Carlo è debitamente al corrente di quanto insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica e risponde: «Questo lo sa solo il Signore». Tuttavia, abbiamo il dovere di ricordare quanto dice sant’Agostino: «Colui che ha creato te senza di te, non salverà te senza di te».


CARLO ACUTIS
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L’esempio di Francesco di Fatima

A volte però, in Carlo salivano dei dubbi. E si chiedeva se era abbastanza quello che faceva per meritarsi il paradiso. «Se Francesco [uno dei pastorelli di Fatima] che era così bravo, così buono e semplice doveva recitare tanti rosari per andare in paradiso [gliel’aveva rivelato la Madonna], come potrò meritarlo anch’io che al suo confronto sono così poco santo?» (Gori, Un genio, p. 148).

Era convinto, poi, che gli animali avessero un’anima vivente, alla quale Dio aveva riservato un posto in paradiso. Non sarebbero finiti nel nulla.


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“Molte anime vanno all’inferno perchè non c’è chi prega per loro”

Carlo scriveva anche dei pensieri sull’inferno e le anime dannate. Ecco tre riflessioni del giovane beato:

«Se veramente le anime corrono il rischio di dannarsi, come le Scritture affermano, e in modo particolare la Madonna apparendo a Fatima nel 1917 ha confermato, mi chiedo il motivo per cui oggi non si parli quasi mai dell’inferno, perché è una cosa talmente terribile e spaventosa che mi fa paura il solo pensarci» (ivi, p. 137).

«Molte anime vanno all’inferno perché non vi è chi prega e si sacrifica per loro» (ivi, p. 150).

Confidenza con Dio. «Don, mi dica se sbaglio, ma il Signore è l’unico al quale non dobbiamo chiedere udienza con preavviso. A lui posso sempre confidare qualcosa, posso anche lamentarmi, interrogarlo nel suo silenzio e dirgli quello che non capisco. E poi dentro di me trovo una parola che Lui mi manda: un momento del Vangelo che mi avvolge di persuasione e di sicurezza» (ivi, p. 29).

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