“Non pochi santi alla loro morte furono visti essere portati da angeli esultanti in Paradiso”. Per altre anime si aprono le morte del Purgatorio. Ma lo spirito celeste non le abbandona
L’angelo custode, come sappiamo, ci accompagna per tutta la vita. Ma al momento della nostra morte cosa accade? La sua custodia c’è anche nell’aldilà? Don Marcello Stanzione, in “I nove martedì in onore del nostro angelo custode” (edizioni Segno), ci spiega questo passaggio.
Avendo Dio affidato la cura delle nostre anime ai nostri angeli custodi, evidenzia Stanzione, questi amici celesti sono animati da un sincero desiderio di condurci ad una morte felice. Non ci sono mezzi che essi non impiegano per incoraggiarci e prepararci per essa; in particolare modo essi ci spronano a condurre una vita virtuosa. Quando vedono che il momento della morte si avvicina, raddoppiano le loro cure e le loro attenzioni.
L’ultima ora dei santi
Nelle vite di molti santi, osserva l’autore de “I nove martedì in onore del nostro angelo custode”, leggiamo che i loro angeli custodi erano visibilmente presenti nella loro ultima ora, confortandoli nella loro ultima lotta, rafforzandoli contro i raddoppiati attacchi dell’inferno, annunciando loro l’ora della loro morte e dando loro la certezza che essi sarebbero stati eredi del Regno dei cieli.
Non pochi santi alla loro morte furono visti essere portati da angeli esultanti in Paradiso. Spesso, i santi angeli custodi assicuravano ai loro protetti la grazia di una morte felice chiamando un sacerdote per ricevere gli ultimi Sacramenti.
Il caso di san Giovanni d’Avila
Negli atti della vita di san Giovanni d’Avila di Spagna, nominato Dottore della Chiesa dal pontefice Benedetto XVI, troviamo il seguente episodio, e il santo stesso garantisce per la sua veridicità.
Nel 1575, il reverendo padre Centenares, un membro della comunità di Giovanni d’Avila, fu svegliato in una notte tempestosa e gli fu chiesto di portare il santo Viatico a una persona morente. Dapprima il sacerdote esitò e pensò di aspettare fino al mattino, poiché non conosceva la strada e la notte era molto buia. Ma l’amore di Dio trionfò sulla paura ed egli uscì, portando con sé due ostie consacrate. Ma aveva appena lasciato la chiesa quando due giovani dall’aspetto celestiale si sistemarono uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Essi portavano candele accese, che non venivano spente dalla pioggia cadente e accompagnarono il sacerdote dalla persona malata e poi fino in chiesa. Quando egli sistemò l’Ostia consacrata nel tabernacolo essi scomparvero tanto repentinamente come erano apparsi. Mentre il buon sacerdote si meravigliava per la sorpresa di tale evento, ricevette un messaggio da san Giovanni d’Avila che conteneva queste parole: “Non stupirti di ciò che ti è successo questa notte. È molto probabile che i due giovani che hai visto fossero angeli mandati da Dio per premiarti del tuo impegno…”.
La tesi del cardinale Newman
Una delle più belle e consolanti caratteristiche degli insegnamenti della Chiesa riguardante gli spiriti celesti è il fatto che la loro missione non termina con la vita terrena, ma solo all’entrata nel Paradiso di quelle anime affidate alla loro cura. Scrive il santo cardinale Henry Newman:
“Assistetelo, santi di Dio”, la chiesa prega quando l’anima si separa dal corpo, “venite angeli del Signore, accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo”. Sicuramente l’angelo custode gioca allora un importante ruolo. Accompagnato inoltre da altri spiriti angelici, l’angelo custode presenta a Dio l’anima del giusto al momento della sua dipartita da questa vita, mentre canta:
Padre mio che mi hai affidato
la cura di questo bambino della terra
fin dalla sua nascita, per proteggerlo e salvarlo, alleluia, egli è salvo.
Questo bambino di argilla fu affidato a me, per allevarlo e condurlo
attraverso dolore e pene
nella stretta via, alleluia.
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L’ingresso della “nuova dimora”
«Potrebbe succedere che al momento della morte un’anima in stato di grazia non sia ancora degna di contemplare il Volto dell’Altissimo, l’angelo custode la conduce allora in Purgatorio – il posto della sua purificazione – dove le procura tutta l’assistenza e la consolazione in suo potere». In modo molto commovente il cardinale Newman descrive l’ingresso dell’anima nella sua “nuova dimora”:
Adesso lascia che la prigione dorata apra i suoi cancelli,
generando una dolce musica, come ogni piega gira
sul suo cardine. E voi, grandi poteri,
angeli del Purgatorio, ricevete da me
una preziosa anima, fino al giorno,
in cui, purificata da tutti i suoi peccati,
io la reclamerò per portarla alla corte della luce.
E appena egli parte, osserva Newman, l’angelo dolcemente consola il suo protetto:
Dolcemente e gentilmente, anima dolcemente riscattata,
io ti tengo adesso nelle mie amorevoli braccia,
e sulle acque della penitenza, mentre si agitano,
io ti mantengo in equilibrio, e ti abbasso, e ti tengo.
Angeli, ai quali viene affidato il compito compiacente,
baderanno a te e ti cureranno e conforteranno;
messe sulla terra, e preghiere dei cieli,
sosterranno la tua anima fino al trono dell’Altissimo.
Addio, ma non per sempre, caro fratello,
sii coraggioso e paziente nel tuo letto del dolore;
passerai la tua notte di prova qui dolcemente, e io verrò a svegliarti l’indomani.
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Sollievo e conforto nel Purgatorio
Nel frattempo, durante il suo breve o più lungo soggiorno nel Purgatorio, l’angelo custode farà spesso visita all’anima per portarle sollievo e conforto.
Quando alla fine l’anima sarà libera da ogni macchia e debito di peccato verso il Paradiso, «l’angelo custode volerà con essa alla Gerusalemme celeste, scortato come canta ammirabilmente la Chiesa, dalla compagnia giubilante dei martiri e i cori degli angeli, tutti esultanti con lui, perché la corona è vinta»: il Prezioso Sangue ha finalmente trionfato.
«Felici e beati – conclude Newman – saremo, se grazie alla nostra devozione e al nostro amore per il nostro compagno celeste, meritiamo di essere assistiti particolarmente da lui nella nostra ultima ora. Egli può allora offrire per noi al Dio della grazia, il Divino Sangue, il nostro riscatto e nostro passaporto per la gioia eterna del Paradiso».
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