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Morta la ragazza “fuori casta” stuprata e torturata da 4 uomini

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/10/20
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Ennesimo caso di estrema violenza ai danni delle donne in India. Dopo 15 giorni di terribili sofferenze a causa delle gravissime ferite subite, è deceduta la 19enne Dalit barbaramente violentata da quattro uomini di censo superioreIl 29 settembre è purtroppo deceduta nell’ospedale di Delhi una giovane Dalit (fuori casta) di 19 anni, ricoverata per essere stata stuprata e torturata da un gruppo di uomini di censo più alto a Hathras (Uttar Pradesh). Il 14 settembre scorso i quattro aguzzini l’hanno aggredita, violentata, torturata (tagliandole la lingua per non farla urlare) e, secondo le indagini della Polizia, hanno provato a strangolarla con la sua stessa sciarpa. In India ogni giorno più di mille donne sono vittime di violenze e reati a sfondo sessuale (Repubblica).

Dopo 15 giorni in terapia intensiva tra dolori indicibili con gravissime fratture in tutto il corpo, la ragazza non ce l’ha fatta, è morta subito dopo il trasferimento a Dehli. Il corpo è stato cremato il giorno successivo alle tre di notte, privando così la famiglia di piangere sulla salma della ragazza ed eseguire i riti funebri (Asianews). Ennesimo sopruso alla famiglia oltre la tremenda violenza perpetrata nei confronti della figlia.

Dobbiamo proteggere queste figlie dell’India

Queste le parole del vescovo di Lucknow, mons. Gerald Mathias:

Purtroppo, questo atto barbarico è solo la punta dell’iceberg. Ci sono così tante violenze contro donne che non vengono portate alla luce: perché non vi sono denunce, o perché la loro denuncia non è accettata [dalla polizia]. Dobbiamo proteggere queste figlie dell’India, creare un ambiente sicuro per loro. (Ibidem)

E poi:

Il sistema delle caste – spiega mons. Mathias – è così radicato nella società che troppi crimini commessi verso donne e ragazze Dalit vengono passati sotto silenzio. Questa povera adolescente è stata strappata alla vita, dopo essere stata violata e brutalizzata da questi potenti uomini di casta alta. Questo è il peggiore comportamento umano. (Asianews)


INDIAN GIRLS
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L’aggressione il 14 settembre

Il 14 settembre la 19enne era in un campo di Hatras, 200 chilometri da Delhi, insieme al fratello e alla madre ma si era allontanata per raccogliere dell’erba quando gli stupratori l’hanno trascinata con violenza in un terreno vicino dove l’ha ritrovata la mamma, possiamo immaginare in quale terribile stato. Inizialmente è stato trasportata in un ospedale vicino poco attrezzato, ma poi l’insistenza dei parenti – che volevano farla visitare presso l’All India Institute of Medical Sciences – ha fatto sì che la giovane fosse trasferita in una struttura più grande ma purtroppo non adeguata ai gravissimi traumi riportati dalla ragazza (ossa del collo e della schiena spezzate). (Repubblica)

60.000 denunce nel 2018

l’Uttar Pradesh è il primo Stato con quasi 60mila denunce sulle 370mila del continente nel solo 2018, Asia News riporta gli ultimi episodi:

All’inizio del mese di settembre, un gruppo di giovani ha violentato e ucciso una bambina di 3 anni, lasciandola in un campo di canna da zucchero a Lakhimpur Kheri. Il 28 agosto, un uomo ha stuprato e ucciso una ragazza 12enne a Maharajganj, abbandonando il suo corpo nella foresta. Il 24 agosto, è stato trovato il corpo di una 17enne, vicino a casa sua, nello stesso distretto di Maharajganj. (…) Dieci giorni prima, sempre nello stesso distretto, una ragazza Dalit 13enne è stata violentata e poi uccisa. (Ibidem)

“Giustizia per la vittima di Hathras”

Al grido di “Giustizia per la vittima di Hathras” è esplosa l’indignazione sfociata in accese proteste in tutta l’India specialmente dopo che si è diffusa la notizia che secondo le dichiarazioni degli inquirenti i primi esami medici hanno escluso che sul corpo della vittima vi fossero fratture o segni evidenti di violenza sessuale.  Alla luce di ciò centinaia di manifestanti con a capo studenti e appartenenti a organizzazioni in difesa dei diritti delle donne hanno bloccato le strade dello Stato chiedendo la pena di morte per gli assassini e pene severe nei confronti di quanti stanno cercando di inquinare le prove del crimine. (Repubblica)

Queste sono le amare parole pronunciate con rassegnazione dai fratelli della vittima per esprimere quanta ulteriore sofferenza e violenza si è aggiunta al loro dolore:

Avevamo chiesto di portarla a casa per l’ultima volta per i riti funebri (…) Ce l’hanno impedito per nascondere tutte le prove contro i suoi aguzzini. (Fanpage)