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La profezia di Don Dolindo su Giovanni Paolo II: predisse il suo avvento nel 1965

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/09/20
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Questo prezioso documento per molto tempo si credette perduto. Ne fu invece trovata una copia nel 1978, autenticata l’anno successivo

Ha fatto il giro del mondo, consolidando negli anni il feeling tra il mistico napoletano don Dolindo Ruotolo (1882-1970) e il popolo polacco, la notizia del documento firmato di suo pugno il 2 luglio 1965. Si tratta di una cartolina con l’effigie di «Maria Regina Gloriosissima» diretta a un diplomatico della Polonia, conte Vitold laskowski, in cui si presagisce l’avvento di Giovanni Paolo II e il crollo del muro di Berlino, rispettivamente con 13 e 24 anni di anticipo.

Ne parlano la nipote Grazia Ruotolo insieme con il giornalista Luciano Moia, nel libro «Gesù, pensaci tu» (edizioni Ares, pp. 288). Il manoscritto, la cui copia fu autenticata il 24 marzo 1979 dal vescovo slovacco Pavel Hnilica (1921-2006), amico personale di Wojtyla, riguarda la fine del comunismo. Sono parole della Madonna che don Dolindo riporta dopo averle sentite nel suo intimo:

Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di [Giovanni, ndr] Sobieski, per la devozione, sarà oggi come i 20 mila che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca [sotto le mura di Vienna nel 1683, ndr]. ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi.

Il povero don Dolindo Ruotolo Via Salvator Rosa 58, Napoli.

Il “nuovo Giovanni”

Questo prezioso documento per molto tempo si credette perduto. Ne fu invece trovata una copia nel 1978, proprio l’anno dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni», da una delle figlie spirituali che proseguivano l’opera dell’Apostolato Stampa. la scoperta, dopo lunga ricerca sulla base di un vago ricordo, parve miracolosa: ma dove si trovava adesso l’originale?

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Rogelio A. Galaviz C. | Flickr CC by NC 2.0

Giovanni Paolo II, Wadowice, Polonia

La lettera originale

Erano passati ben 13 anni. Telefonarono a vari monasteri, perché qualcuno aveva detto che questo laskowski era un camaldolese. Fu poi rintracciato, grazie a una sorta di incessante tam-tam tra Napoli e Varsavia, il vero destinatario di quel messaggio, il conte Vitold laskowski, il quale spiegò che neppure lui possedeva più l’originale: lo aveva donato al vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica, profugo negli anni della dittatura comunista.

Com’era prevedibile, tuttavia, il presule non ricordava dove avesse riposto anni addietro l’immaginetta-cartolina con lo scritto di don Dolindo. Mise a soqquadro le carte, frugò ovunque, ma non la trovava. per questo nel ’79 autenticò la copia portatagli dalla figlia spirituale di don Dolindo. Sul documento vi è anche il timbro del Vicariato romano.



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Il ritrovamento

Verso il 2005, l’anno della morte di Giovanni Paolo II, l’originale fu finalmente ritrovato in una cassa da suor Eugenia Giussani, una religiosa della Famiglia di Maria che assistette sino all’ultimo monsignor Hnilica. Il vescovo allora mi chiamò più volte: voleva venire di persona a Napoli per portarmela con le sue mani e pregare con me sulla tomba di don Dolindo a San Giuseppe dei Vecchi. Ma non ce la fece: era già molto ammalato e morì nel 2006. L’immaginetta, tuttavia, mi fu portata ugualmente, dopo la sua scomparsa, da suor Eugenia.

La missione a Mosca

È impressionante pensare che proprio monsignor Hnilica fu incaricato nel 1984 da papa Wojtyla di recarsi segretamente in Russia per consacrarla al Cuore Immacolato di Maria, unendosi spiritualmente all’atto contestuale di tutti i vescovi della terra per liberare l’Europa dell’Est dalle dittature comuniste. la specialissima missione si consumò il 24 marzo a Mosca, dove, mimetizzato in gruppo di turisti stranieri, dalla chiesa sulla piazza Rossa fece la solenne orazione, con i testi consegnatigli dal papa stesso. Al suo rientro Giovanni Paolo II gli disse; «la Madonna ti ha guidato fin lì con la sua mano». E Hnilica rispose: «No, Santità, mi ci ha portato in braccio!».

Insomma, la cartolina, per quella strana matematica di Dio, di cui parlava don Dolindo, era finita proprio all’uomo che materialmente portò a Mosca la supplica al Cuore Immacolato di Maria chiesta dalla stessa Vergine ai tre pastorelli di Fatima nel 1917.

Cuore Immacolato di Maria – MD004

© Antoine Mekary/ALETEIA
Cuore Immacolato di Maria © Antoine Mekary / ALETEIA

La conoscenza di Iaskowski

Ma come venne in mente a don Dolindo di scrivere al conte laskowski? Come lo aveva conosciuto? E perché laskowski diede poi l’immaginetta a Hnilica? Vitold laskowski, in realtà, era da anni collaboratore di Pavel Hnilica. Apparteneva a una famiglia d’antica nobiltà e dopo aver fatto parte del corpo diplomatico era diventato giornalista; e stava a Roma, dove aveva messo le sue ricche esperienze e le profonde conoscenze sui problemi del comunismo al servizio del movimento pro Fratribus, associazione fondata dal vescovo Hnilica per aiutare la Chiesa clandestina nell’Est. Attorno al 1964 Vitold, durante una forte crisi spirituale acuita da problemi economici, si rivolse a padre pio, la cui fama lo aveva raggiunto da tempo.

Il futuro santo del Gargano gli rispose: «Non devi fare una lunga strada e venire da me, con le tue difficoltà. più vicino a Roma, a Napoli, vive il mio amico don Dolindo Ruotolo, che ti può consigliare bene quanto me».

Così laskowski, con l’aiuto di Gennaro Turino, l’avvocato napoletano che faceva la spola tra Napoli e San Giovanni Rotondo, fece la conoscenza di don Dolindo, al quale da allora in poi fece visita abbastanza spesso.

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