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Dovevo servire la colazione ai senzatetto invece gli ho suonato Bach

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Chiara Bertoglio - pubblicato il 30/09/20
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Forse anche suonare Bach è utile almeno quanto offrire un tè caldo.Fa di nuovo un gran freddo, dopo un po’ di giorni di afa estiva. La sveglia suona presto, troppo presto. Ho appuntamento alle sei e mezza di mattina con i “miei” ragazzi. Sono un gruppettino di adolescenti che hanno deciso di continuare la loro formazione dopo la Cresima; e devo dire che mi danno tanta gioia, perché sono pieni di entusiasmo e di voglia di mettersi in gioco, soprattutto con le persone meno fortunate. Oggi andremo a fare un servizio per la colazione delle persone senza fissa dimora. Sotto la pioggia, il sabato mattina presto, ci si raduna e si parte.

All’ingresso della struttura in cui andiamo a prestare servizio c’è un piccolo locale, dove si accolgono le persone che vengono per la colazione. Accanto alla scrivania, una tastiera elettronica piuttosto spartana: tre ottave e spiccioli, un suono da cellulare anni novanta. La mia amica suora, violinista nella sua “vita precedente”, mi mostra questo strumento spettacolare e mi invita a provarlo. Lo accendo, faccio due note per buona educazione, e poi mi accingo a fare qualcosa di “più utile”. “No”, dice suor C., “suona, dai…”. E così, inaspettatamente, mi accingo a tenere un improvvisato concerto di più di un’ora e mezza su una tastiera da tre ottave.


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Inizia la triste sfilata di chi deve chiedere la colazione gratis perché altrimenti la salterebbe. Uomini, per lo più; abbastanza giovani, in genere; italiani e stranieri, in modo molto “democratico”. Quasi tutti si fermano. Il mio improvvisato programma è composto quasi solo da Bach – l’unico che possa suonare senza eccessivi adattamenti su una tastiera così piccola. Bach il difficile, Bach quello per palati fini. Bach che a me piace Chopin perché mi fa sognare ma Bach è quello che è troppo cerebrale.
E questi fratelli e sorelle dalla pelle color cioccolato o caffelatte, questi fratelli e sorelle che vengono a chiedere il cioccolato e il caffelatte… si fermano, sorridono, si incantano. Qualcuno resta lì lunghi minuti a sentirmi. Sorrido anch’io.

Forse anche suonare Bach è utile almeno quanto offrire un tè caldo.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA CHIARA BERTOGLIO