La mistica ha riportato nei suoi scritti le visioni di questi spostamenti che lei effettuava in luoghi sconosciuti, in cui lo spirito celeste la accompagnava
Una volta la beata Anna Katharina Emmerich disse, parlando degli spiriti celesti:
«L’angelo mi chiama e io lo seguo in vari posti; viaggio spesso con lui. Mi porta tra persone che conosco bene oppure superficialmente, e ancora tra altre che mi sono completamente estranei. Attraversiamo il mare in maniera così veloce come viaggia il pensiero. Posso vedere lontano, molto lontano! Fu lui che mi portò dalla regina di Francia (Maria Antonietta) nella sua prigione. Quando viene a prendermi per un viaggio di solito vedo prima uno scintillio di luce, poi la sua forma luminosa appare improvvisamente davanti a me come il bagliore di una lanterna accesa nella notte».
Il viaggio in strada e nel deserto
Prosegue la mistica:
«Quando continuiamo a viaggiare nell’oscurità, una luce fioca fluttua sul nostro cammino. Attraversiamo paesi a me familiari fino alle regioni molto distanti. Qualche volta il nostro viaggio si svolge sulla strada, qualche volta attraverso deserti, montagne, fiumi e mari. Io viaggio sempre a piedi, e spesso devo oltrepassare aspre montagne. Le mie ginocchia mi dolgono per la fatica e i miei piedi nudi bruciano. La mia guida è qualche volta davanti a me, qualche volta al mio fianco. Non vedo mai muovere i suoi piedi. Egli è silenzioso, fa pochi movimenti, ma a volte accompagna le sue brevi risposte con un gesto della mano o un’inclinazione della testa. Come è luminoso e trasparente! Egli è serio, solenne, ma molto gentile. I suoi capelli sono lisci, fluenti e brillanti».
“Non posso mai guardarlo completamente in faccia”
La testa, ricorda la mistica, «è scoperta e il suo vestito lungo e di un bianco impressionante, come quello di un sacerdote. Io mi rivolgo a lui liberamente, ma non posso mai guardarlo completamente in faccia. Mi chino davanti a lui. Egli mi dà ogni sorta di segni. Non gli faccio mai molte domande; la soddisfazione che mi dà l’essere vicino a lui mi trattiene».
“Inizia a gridare a Dio”
Emmerick sente e vede l’angelo sempre vicino:
«Egli è sempre molto breve nelle sue parole. Lo vedo anche nei miei momenti di veglia. Quando prego per gli altri ed egli non è vicino lo chiamo per andare dall’angelo di coloro per cui sto pregando».
«Quando arrivo presso ampie distese d’acqua e non so come attraversare – conclude – mi trovo all’improvviso all’altra sponda e mi guardo indietro con meraviglia. Spesso sorvoliamo le città. Io lasciai tardi la chiesa dei gesuiti a Coesfeld una sera d’inverno con una forte tempesta di neve e pioggia per ritornare a casa sui campi di Flamske. Ero terrorizzata e iniziai a gridare a Dio. Improvvisamente vidi una luce come una fiamma di fronte a me. Prese la forma della mia guida nelle sue vesti. La terra sotto i miei piedi divenne secca, si schiarì il cielo, non mi cadeva addosso né pioggia né neve e arrivai a casa nemmeno bagnata».
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