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La figlia 13enne di Totti e lo scandalo della nostra cultura. Vuota

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Marco Scicchitano - pubblicato il 23/08/20
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La figlia del Pupone sulla copertina del settimanale “Gente” ma anche la sacrosanta (e insufficiente!) polemica per il film Netflix in uscita. Non si tratta solo di ipersessualizzazione dei giovanissimi ma di tragico e colpevole vuoto ideale della cultura occidentale.

Ho letto della polemica relativa all’opportunità di schiaffare in prima pagina una foto della figlia del Pupone mettendone in risalto le forme. La ragazza ha 13 anni. Non pubblico la foto intera ma ho trovato incredibile la ridicola pixelizzazzione del volto che, senza in alcun modo custodire la dignità della ragazza (come sarebbe nella ratio della legge che impone di non mostrare minorenni e in caso di necessità di non renderli riconoscibili, ma in questo caso l’eterogenesi dei fini è plateale. NdR), produce un effetto visivo noto in ambiente femminista e nelle regie del porno: la “frammentizzazione del corpo femminile”. Tale effetto si ottiene inquadrando o mettendo in risalto zone del corpo femminile eroticamente stimolanti e induce a considerare parti del corpo della donna a prescindere dalla persona nel suo intero. Inquadrare una parte del corpo piuttosto che il corpo intero corrisponde alla stimolazione di un atteggiamento differente in chi percepisce, oggettivandola in relazione alla funzione eccitatoria. Una persona ha sentimenti e pensieri e dignità, un oggetto si usa.
Curiosamente questa polemica arriva contemporaneamente ad una querelle ben più vasta e rilevante che investe una azienda come Netflix che ha pubblicizzato un suo film di prossima uscita con un poster che ritrae ragazzine di 11 anni in pose sessualizzanti.
Leggendo la notizia leggo che il film racconta la storia di una ragazzina di famiglia senegalese e mussulmana che sfida l’educazione repressiva genitoriale volendo appartenere alla cultura di riferimento della sua età che, nel caso della cultura occidentale internettiana, vuol dire entrare in un gruppo dance twerking. Chiaro? Non una passione bruciante per un ideale sociale, non l’adesione ad un partito o la conversione ad un sistema valoriale differente, no: il twerk.
Il film ha vinto premi internazionali e mi sembra che sia rilevante non tanto per l’ipersessualizzazione dei preadolescenti, ma per il tema culturale.
E qui torniamo alla figlia del Gladiatore.
La nostra cultura occidentale propone modelli ipersessualizati alle ragazzine che, per istintive e normali motivazioni adolescenziali, desiderano appartenere ad un gruppo e adottare i comportamenti tipici e riconoscibili di quel gruppo.
Non è solo “Gente” il problema e, anche se con evidente maggiore forza plasmativa riguardo alla cultura, nemmeno Netflix. Il punto è che la nostra cultura produce un vuoto valoriale dove predominano e prolificano spinte performative istintive e incuranti della dignità della persona, dove la spinta sessuale la fa da padrone.
Il poster di Cuties è stato tolto, ma il film verrà distribuito e racconta una realtà che esiste preordinatamente al film, al poster e rimarrà anche dopo le proteste seppur efficaci.
Per cui, ben vengano le proteste vincenti contro Netflix e spero che quelli di Gente si vergognino ma è di quella realtà che tutto ciò descrive che dobbiamo occuparci.