L’artista foggiano in un’intervista ha parlato del suo rapporto con Dio e dei pellegrinaggi che da bambino faceva con la sua famiglia al santuario della Madonna di Pompei. Oggi ammette: “vorrei avere una fede più profonda”.Sul penultimo numero del settimanale Credere – la gioia del Vangelo è apparsa una interessante intervista a Renzo Arbore, artista eclettico e volto stranoto della televisione italiana e non solo. Nato nel 1937 a Foggia, grazie allo spirito da jazzista che fonda la sua ispirazione nell’improvvisazione, si è cimentato creativamente con tutte le discipline dello spettacolo innovando il mondo della radio, della tv e del cinema con un’impronta elegante e scanzonata. Chi di noi non ricorda trasmissioni ormai diventate cult come Alto Gradimento, Quelli della Notte e Indietro Tutta? Con la sua Orchestra Italiana, fondata nel 1991, è portavoce della musica napoletana nel mondo.
“Quando ti presentano o incontri una persona per la prima volta, sorridile”
Quello che subito colpisce di Arbore è il suo viso sempre atteggiato al sorriso, e non a caso fra i Pontefici sotto il cui mandato ha vissuto è stato conquistato da Papa Luciani, il Papa del sorriso. Da bambino i suoi genitori lo educarono ad una regola molto semplice: “Quando ti presentano o incontri una persona per la prima volta, sorridile”(Ibidem), invito che il nostro Renzo nazionale definisce “un atteggiamento sano, di benevolenza, che dovremmo recuperare”(Credere). Stella polare verso cui l’artista ha orientato tutta la sua vita e con cui continua a navigare nel mondo dello spettacolo e fuori:
Ancora oggi il mio primo slancio è pensare che le persone siano buone e migliori di me: solo dopo averle conosciute posso, eventualmente, rivedere il giudizio. (Ibidem)
“Vorrei avere una fede più profonda”
Alla domanda sul suo rapporto con la fede risponde con la solita sincerità:
Mi piace definirmi un credente di estrazione, nel senso che sono stato educato alla religione cattolica fin da piccolo: mia madre era una consorella della confraternita della Madonna Addolorata di Foggia, mio padre è cattolico e ho ben due cugine suore. In casa mia, per esempio, non si usciva mai senza prima aver sentito in radio la parola di Papa Pacelli. Conservo un bel ricordo di quegli anni: il mio parroco, don Antonio Luisi, era uno di quei preti alla mano, che andavano in bicicletta e giocava con noi. È lui peraltro che mi ha ispirato Frate Antonino in Quelli della notte… Crescendo, ho continuato a osservare i comandamenti, che considero dei principi fondamentali, ma, lo ammetto, vorrei avere una fede più profonda: invidio quelle persone che, andando alla ricerca di Dio, sono state illuminate e si sono convertite. Questa illuminazione, a me, non è arrivata. (Credere)
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“Con Gesù ho un rapporto un po’ polemico”
Ma lo showman non si è arreso, e a modo suo continua a cercarla:
(…)Alcuni miei amici si sono scoperti disillusi, allontanandosi dalla fede, io invece continuo ad avere speranza: per come sono fatto, le ragioni del cuore prevalgono sempre su quelle della mente. Vale anche per la fede. Diciamo anche con Gesù ho un rapporto un po’ polemico: alcuni dolori che ho dovuto affrontare sono stati ingiusti, a cominciare dalla morte di mio padre. Con la Chiesa invece continuo ad avere un rapporto sereno. (Ibidem)
“Nella maggior parte dei casi i servi della Chiesa sono dei servi dell’umanità”
E alla osservazione che di solito accade il contrario anche a causa dei molteplici scandali che investono la comunità ecclesiale, risponde:
Le mele marce esistono e ne ha parlato, giustamente, lo stesso papa Francesco. Si tratta però di una minoranza: non bisogna generalizzare. Ho avuto modo di conoscere personalmente molti sacerdoti, così come svariate realtà missionarie, e nella maggior parte dei casi i servi della Chiesa sono dei servi dell’umanità. In Africa ho visto credenti che si privavano di tutto pur di aiutare il prossimo, seguendo quello che per me è uno dei comandamenti più preziosi: ama il prossimo tuo come te stesso. Oggi, purtroppo, pare sia anche il dettame più svilito. (Credere)
“Accanto al mio c’è la Madonna di Pompei”
L’intervista ci permette anche di scoprire che l’artista, testimonial fin dal 1989 della Lega del Filo d’Oro – la onlus che assiste persone sordocieche – colleziona statue della Vergine Maria.
Ne ho una stanza piena! Mi ha sempre affascinato che esistessero molte versioni della Madonna. Ho sempre comprato le statue nei posti più disparati: in Brasile, Messico, Cuba, Spagna … però accanto al mio letto c’è la Madonna di Pompei. Non si tocca. (…) Anche qui, c’è lo zampino della mia famiglia. Vicino a Foggia, si trova il santuario della Madonna nera e lì ci portavano, ogni anno a Pasqua, i miei genitori: l’iter era sempre lo stesso. Si andava a Pompei, a visitare il santuario rendendo omaggio alla Vergine. (Ibidem)