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Claudia ricoverata per anoressia e i 20 amici che cantano per lei sotto la finestra

GIRL HOSPITAL
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Paola Belletti - pubblicato il 20/07/20
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L’amore, ma quello vero, come l’amicizia, quella vera, possono davvero fare la differenza. E così la giovanissima Claudia, nome di fantasia, non è sola nella sua lotta contro l’anoressia che l’ha costretta ad un lungo ricovero.

Questa piccola storia è invece mastodontica e ve la voglio raccontare anche se non è mia. Anzi grazie ad Avvenire che con Emanuele Lombardini ne ha parlato.

Lei è piccola, ha solo 15 anni e peserà pochissimo, ma per chi la ama è un centro di gravità che attira irresistibilmente a sé. Non si chiama Claudia ma la chiameremo anche noi così, come chi ne ha raccontato la storia e la protegge: è minorenne ed è ricoverata da quasi due mesi al reparto di Pediatria, nell’ospedale di Città di Castello. Diagnosi: anoressia.

In Italia è una dei tre milioni che ne sono afflitti e che con essa e il loro consumarsi affliggono oltre al proprio corpo anche le persone che li amano e li costringono a qualcosa che assomiglia tanto all’impotenza.


ANORESSIA, RAGAZZA, PANCIA
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La mia esperienza personale fino ad ora è stata da attonita spettatrice, soprattutto in reparti simili a quello di Claudia. Da noi, dove i giovani pazienti erano ricoverati in neuropsichiatria infantile, arrivavano anche bimbe o bimbi con meno di 10 anni. Una me la ricordo con intensità: prendeva solo dei piccoli budini da neonato, gusto cioccolato e accettava il sondino naso gastrico perché l’avevano ingannata: sono solo vitamine, niente calorie.

Un’altra, invece più grandicella, me la ricordo esausta ma irriducibile: procedeva a passi spediti e regolari lungo il corridoio, sul quale tutti noi genitori con figli degenti ci affacciavamo, appoggiata al carrellino con la flebo; in tanti credo si ricorderanno quel rumore, continuo, più disperato che molesto. Mi costringete ad assumere cibo? Non potete impedirmi di consumarne l’energia. Che io non voglio. Così sembrava dire con quegli occhi grandi e incavati in un viso privato di ogni morbidezza.

La sua mamma mi regalò un lungo nastro azzurro di raso che reggeva una grandissima riproduzione della Medaglia Miracolosa. E’ legato al lettino di nostro figlio, da quelle prime provvisorie dimissioni.

La storia di Claudia , per quel poco che ne conosciamo, ha un aspetto sì drammatico e triste, ma così strettamente intrecciato all’amore e alla speranza che a raccontarla ci si fa del bene.

Il valore dell’ amicizia in un coro di canzoni

Avete presente i giovani di oggi, quelli che non hanno rispetto per niente e nessuno, che sono isolati, fragili e pronti a sciogliersi come i fiocchi di neve? Ecco, loro. Che non sono affatto tutti uguali, proprio come capita ai cristalli di neve, si sono detti che quella ragazzina non poteva essere abbandonata, lasciata lì in ospedale senza facce amiche e senza qualcosa di così evanescente ma così efficace e terapeutico come le sue canzoni preferite e le loro voci familiari a cantargliele in su, verso la sua finestra.

Così fanno ogni benedetta domenica e un centimetro cubo d’aria alla volta fanno salire lungo il muro la speranza cocciuta che vogliono sia per lei: ti vogliamo bene, non morire, mangia.

Non possono entrare in reparto perché i protocolli anti Covid hanno impacchettato tutte le nostre vite che nemmeno l’ultimo Christo è mai stato così audace. Ma si sa che i ragazzini sono superficiali, distratti e non capiscono niente. Cosa vuoi che gliene importi di misure di precauzione e protocolli?

Infatti stanno lì, sotto la sua finestra perché salire è vietato e in coro cantano per Claudia le sue canzoni preferite. 

La volontà di guarire e la fame d’amore

E Claudia li aspetta ed è felice. E vuole guarire; sta cercando il modo di uscire dalla tela che si è tessuta lei e che la intrappola, vuole farcela

con tutte le sue forze per riassaporare il gusto della vita. Il disegno è il suo sfogo. Trasforma i suoi pensieri in immagini. Sul foglio bianco disegna un astronauta, dice che è quello che vorrebbe fare da grande «per andare in un posto nel cielo dove essere me stessa». (Avvenire, 18 luglio)

Che meraviglia. In 20 si radunano, qualcuno persino da fuori regione e alle 10 attaccano.

Arrivano accompagnati dai genitori o dai fratelli, c’è chi attraversa anche mezza regione per essere lì. Si posizionano sotto la finestra, lasciano striscioni con parole d’amore ed affetto e cominciano ad intonare ‘Alba chiara’ di Vasco Rossi, ‘Perfect’ di Ed Sheeran, che dice ’Tu sei perfetta per me’ e poi le canzoni di Ultimo e tante altre ancora. Un’ora e mezza di concerto a cappella, tutto per lei.

I miglioramenti ci sono!

Non possono salire, loro, ma le loro voci e l’elio con cui riempiono i palloncini sì. E a quelli legano messaggi d’amore e di incoraggiamento. Tutte scuse per dirle: ti vogliamo bene, ti stiamo guardando, sei al centro del nostro cuore. Ha fame, Claudia, soprattutto di questo, di amore. Sarà caduta come tanti nella trappola “magro è bello”, “bello è amabile”. E nell’illusione del controllo. E’ potente la sensazione di avere il controllo sulla fame, emozione primaria, impulso vitale e segno di dipendenza radicale.

Ma questi giovani che sì, forse non sono superficiali ma di sicuro sono patetici illusi, cosa vuoi che ottengano nel decorso di un disturbo che ha colpito Claudia in modo tanto severo?

Niente. Oppure quasi tutto, come racconta la professoressa Laura Della Ragione:

direttrice del Servizio disturbi alimentari di Umbertide, che la segue, ha notato i cambiamenti in positivo. «Quello che fanno questi ragazzi per Claudia è la terapia dell’amore, la medicina del cuore. Lei ha fame d’amore e vedere gli amici che sono lì soltanto per lei, che le cantano le sue canzoni preferite e le mandano messaggi di sostegno la fanno sentire importante. Il suo è un percorso lungo e difficile, per lei il momento del pasto è ancora più difficile del normale e queste occasioni l’aiutano a ritrovare prima di tutto la voglia di vivere».

Claudia non è ancora fuori dall’anoressia ma affacciandosi a quella finestra forse si sta convincendo che la realtà non è così ostile e opprimente se ci sono facce e voci come quelle dei suoi amici a farle compagnia.


WOMAN EATING
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