Purtroppo pare che l’obiettivo di favorire l’accesso all’aborto chimico stia sortendo gli effetti desiderati. Aumenta la cosiddetta contraccezione d’emergenza e il ricorso all’orribile aborto ad età gestazionale avanzata, giustificato come “terapeutico”.Di Fabio Fuiano
Qualche giorno fa, finalmente, il Ministero della Salute ci ha gentilmente concesso la Relazione ministeriale sull’applicazione dell’iniqua legge 194/78 nell’anno 2018. Il quadro emergente, al di là dei toni entusiastici sulla diminuzione degli aborti totali (che sono stati 76.328), è davvero desolante, ma ci spinge a denunciare, in maniera imperterrita, l’iniquità di questa legge.
Aumento pillola del giorno dopo e dei 5 giorni dopo
Nel 2018 c’è stato un ulteriore aumento del ricorso alla c.d. “contraccezione d’emergenza”, con un totale di confezioni vendute (Ellaone + Norlevo) di 598.167 confezioni dovuto principalmente al fatto che nel 2015 l’AIFA ha eliminato l’obbligo di ricetta per le maggiorenni. Abbiamo già avuto ampiamente modo di spiegare come la dicitura “contraccezione d’emergenza” sia decisamente inappropriata, dal momento che queste pillole, oltre a bombardare la donna di ormoni distruggendo il suo organismo, non riescono sempre ad impedire l’ovulazione e quindi la fecondazione, ma impediscono sicuramente all’embrione di annidarsi in utero lasciandolo così morire. Di conseguenza, visto il numero di confezioni vendute, la cifra di aborti nel 2018 potrebbe benissimo essere più che raddoppiata (e la previsione è ottimistica).
Aumento degli aborti con RU486
Si riscontra anche un preoccupante aumento degli aborti farmacologici con RU486 che sono passati dal 22.0% del 2017 al 25.7% nel 2018 (percentuale sugli aborti totali). Il numero di aborti con questa pillola omicida è aumentato da 132 nel 2005 a 15.750 nel 2018! È noto come il mondo abortista, soprattutto in questo periodo di Covid-19, abbia spinto in una maniera indecente per la liberalizzazione di questa pericolosissima pillola (i cui tremendi effetti, combinati alla somministrazione di misoprostol sono ben noti nella letteratura scientifica) e ad una sempre maggiore privatizzazione della pratica abortiva, lasciando le donne sempre più sole (altro che retorica degli aborti clandestini …). I sostenitori dell’aborto farmacologico non desiderano realmente difendere le donne dalla violenza, ma per un mero impulso ideologico, causano loro ulteriori sofferenze fisiche e psicologiche la cui portata è troppo grande per essere quantificata e presto ne subiremo le conseguenze nefaste.
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Aumento aborti “terapeutici”
Un altro dato allarmante e a dir poco spaventoso, è l’aumento del ricorso agli aborti c.d. “terapeutici”, ovvero aborti eugenetici (Tabella 19 dell’allegato), deliberate soppressioni di bambini che hanno la colpa di non essere perfetti. Nel 2018 ci sono stati 4.137 aborti oltre il terzo mese, di cui 1.049 oltre il quinto (e come al solito, non è dato sapere quanto oltre)! Per di più vi sono 2.215 aborti di cui non è stata rilevata la settimana di gestazione, motivo per cui questi numeri potrebbero anche essere più alti. I più grandi dittatori dei regimi totalitari del secolo scorso sarebbero davvero fieri dell’orribile risultato raggiunto.
Continua l’assalto all’obiezione di coscienza, che non è di impedimento agli aborti
Un ultimo fatto interessante su cui ci soffermiamo è quello relativo all’obiezione di coscienza. Si sente dire, da più parti, che il tasso di obiezione nel personale sanitario è troppo alto e non permetterebbe alle donne l’accesso all’aborto. Detto che l’obiezione di coscienza in questo contesto è l’unico vero diritto da tutelare, l’affermazione fatta dagli abortisti è falsa. La legge, infatti, è (purtroppo) applicata molto bene e le donne accedono alla pratica abortiva senza troppi ostacoli. A detta dello stesso Ministro Speranza l’obiezione di coscienza non rappresenta affatto un ostacolo per l’IVG in Italia e, per di più, il 15% di ginecologi non obiettori non ha effettuato alcun aborto nel 2018. In questo contesto si contrappone ad un diritto naturale (quello di non cooperare al male con l’obiezione di coscienza) un falso diritto, costruito artificialmente (quello della madre di sopprimere il proprio figlio innocente nel grembo). Questo neanche le parole asettiche della relazione o l’ideologia abortista possono cambiarlo. A voler essere precisi dunque, è proprio il personale sanitario ausiliario a non essere tutelato, dal momento che seppur non sia obbligato a prender parte alle procedure abortive in sé, è comunque tenuto all’assistenza antecedente e conseguente l’intervento (art. 9, L. 194). Questo è il vero abuso.
Noi, Universitari per la Vita, continueremo a combattere contro questo dilagare di iniquità che distrugge la vita di una quantità incalcolabile di innocenti e mette a serio rischio le donne, il più delle volte ignare di quanto stanno facendo e ingannate da una retorica abortista che tende a descrivere l’aborto come una pratica edulcorata e rosa, mettendo l’accento sui diritti invece che ciò che è veramente in gioco!
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