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Le 3 parole che dovremmo “tatuarci” nel cuore

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Reginaldo Manzotti - pubblicato il 23/06/20
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Gesù ha detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Queste tre parole sintetizzano un processo di rinnovamento che ogni cristiano deve intraprendereGesù ha detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6a). Con questo, è riuscito a sintetizzare il processo di santificazione, umanizzazione, divinizzazione e cura, e ha mostrato come poter guarire tutto l’uomo e ogni uomo, perché la grande meta di Gesù è che ogni uomo e l’uomo nel suo insieme venga perdonato, rigenerato e guarito in Lui.

Ho approfittato di queste tre parole – via, verità e vita – per presentare un processo di rinnovamento. Gesù dice di essere la via, che implica per tutti noi cristiani, per tutti quelli che di fatto voglio arrivare al Padre, una porta stretta, difficile da attraversare (cfr. Gv 10, 9).

Nessuno arriva al Padre se non passa per Gesù, e per passare per Gesù bisogna comprendere la sua proposta. La via significa seguire i Suoi passi, assumere le conseguenze del discepolato. La via che significa rassegnazione, svuotamento, obbedienza a Dio, la vita che significa accettare la persecuzione, la via che è prendere su di sé la croce, la via che è Gesù Cristo. La verità.


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“Io sono la vita”, ha detto Gesù. Quando si perde la vita piena di Dio, si diventa prigionieri delle proprie passioni. La vita che Dio ci propone in Gesù Cristo ci rende liberi, più padroni di noi stessi. La vita in Cristo è libertà di fronte ai nostri appetiti, alle nostre passioni e ai nostri vizi. È la libertà di scelta che l’apostolo Paolo ha illustrato molto bene dicendo: “Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla” (1 Cor 6, 12). Per questo, è un cammino di santificazione e umanizzazione.

Via, verità e vita sono tre parole che dovremmo non scrivere, ma addirittura tatuare nel nostro cuore, nella nostra mente, nella nostra anima. Scusate se dico “tatuare”, ma è la parola che ritengo più opportuna.

L’apostolo Filippo ha avuto difficoltà e ha chiesto: “Mostraci il Padre” (cfr. Gv 14, 8). Era una richiesta innocente, e sarebbe stato tutto a posto se Gesù non avesse risposto “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6b). Egli è la porta stretta che dobbiamo attraversare.

A volte cerchiamo Dio senza Gesù, il Creatore senza il Redentore, l’Onnipotente senza l’incarnazione. Per questo, Filippo rappresenta un po’ di ciascuno di noi, nella nostra limitazione di fede.

Se stiamo cercando la santità, dobbiamo chiederci se la via, la verità e la vita sono davvero per noi un modello di discepolato e di vita. La volontà di Dio è questa: la nostra santificazione (1Ts 4,3).

Dio in Gesù, con l’intercessione di tutti i santi, ci aiuti a cercare e a vivere la santità.