Dal palazzo di Westminster hanno tentato l’attacco finale: imporre di forza una legislazione ancora più larga a favore dell’aborto, fino a ridosso della nascita. Ma il fronte trasversale prolife, ispirato dalla giovane attivista che ha già fatto causa al governo britannico per discriminazione contro i disabili, ha detto di no e Londra dovrà tenerne conto. L’Assemblea dell’Irlanda del Nord ha approvato una mozione con 46 voti a favore e 40 contro. Ci hanno provato l’estate scorsa, approfittando dello stallo istituzionale (l’Assemblea era stata sospesa), e ora sono tornati all’attacco, sperando sarebbe stato quello definitivo, con la capitolazione irlandese.
Il Parlamento di Londra invece se ne torna per ora almeno metaforicamente con le pive nel sacco; sebbene in termini legislativi le cose non siano cambiate lo è di sicuro il clima politico.
L’aborto permesso, diciamo pure istigato, fino alla nascita, quando cioè distinguerlo da un infanticidio vero e proprio è di fatto impossibile, non è una priorità degli Irlandesi. Come non è considerata dalla maggioranza una conquista di civiltà la pulizia etnica delle persone con sindrome di Down. Rintracciarle in utero al solo scopo di sopprimerle prima che vengano al mondo assomiglia tanto allo sterminio perpetrato casa per casa in nome di caratteristiche etniche, culturali e religiose, un modello che ha agghiaccianti precedenti in ogni parte della terra e in tutte le pieghe della storia.
Che nascano, vivano e agiscano liberamente, invece queste persone, come tutte le altre.
Come ha fatto, del resto, Heidi Crowter, una giovane donna di 24 anni che non solo è stata lasciata nascere ma, ora che vive e può davvero (“Actually, i can” porta scritto sulla t-shirt che indossa nella foto profilo di Twitter), si è impegnata da tempo nella lotta contra la discriminazione sistematica dei disabili, soprattutto quelli più facilmente intercettabili già in utero, come lei e altri soggetti con sindromi cromosomiche.
La mozione contro la legalizzazione dell’aborto imposta con tracotante sicumera dal governo britannico è stata approvata dall’Assemblea legislativa dell’Irlanda del Nord con 46 voti contro 40 ed è talmente farina del suo sacco che Heidi vi è citata con nome e cognome.
Belle le battaglie di principio che alla fine coincidono con un un nome e un cognome, che hanno una faccia ben precisa che le rappresenta. E questo è proprio il caso perfetto poiché il principio che si difende è esattamente LA persona, nella sua irriducibilità, nel suo valore smisurato, nel suo diritto autoevidente ad esistere. La sua battaglia è per l’uguaglianza delle persone già in utero. Per darle torto, ma guardandola negli occhi, bisogna trovare un bel coraggio.
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Heidi che lottava già da tempo su suolo britannico contro questa violenza non appena ha saputo delle intenzioni di invadere vigliaccamente anche l’Irlanda del Nord si è messa a scrivere una bella lettera. La condividiamo grazie alla traduzione della redazione di Tempi
(i grassetti invece sono nostri, NdR)
Caro membro dell’Assemblea,
Ti scrivo per chiederti di votare martedì 2 giugno a favore della seguente mozione: “Che questa Assemblea accoglie l’importante intervento dell’attivista per i diritti dei disabili Heidi Crowter e respinge l’imposizione della legislazione che estende l’aborto a tutte le disabilità non mortali”.
Il Regolamento 7 dei Regolamenti (dell’Irlanda del Nord) sull’aborto consente l’aborto fino al momento della nascita sulla base di motivazioni descritte come “grave disabilità”.
Significa la stessa cosa che intende la legislazione britannica, la quale permette l’aborto sulla base di disabilità non mortali come la sindrome di Down, la condizione che ho io stessa, fino al momento della nascita.
Come persona con la sindrome di Down trovo questa proposta per l’Irlanda del Nord molto dolorosa e offensiva. Mi dice che io non sono uguale alle altre persone, non sono degna dello stesso livello di tutela legale di cui gode chi non è affetto da sindrome di Down o da analoghe disabilità non mortali.
Penso invece che la legge dovrebbe dire che in Irlanda del Nord le persone con la sindrome di Down, o con altre disabilità non mortali, sono preziose tanto quanto le persone che non hanno tali disabilità, come accade nella Repubblica d’Irlanda.
È per questo che attraverso un avvocato sto combattendo la legge equivalente in Gran Bretagna.
Desidero chiederti di accantonare qualunque questione partitica e di votare questa mozione. Non è un tema partitico ma un tema di uguaglianza e di resistenza alla discriminazione nei confronti dei disabili.
Ti prego di votare per questa mozione in modo che l’Assemblea dell’Irlanda del Nord possa dire al mondo che non accetterà una legge che tenta di impedire alle persone come di me di nascere, [una legge] che suggerisce che noi non abbiamo lo stesso valore delle persone non affette da sindrome di Down o da altre disabilità non mortali.
Ti prego di votare per creare un clima che renda più facile, non più difficile, riconoscere e vedere la bellezza che sta dietro al cromosoma in più.
Cordiali saluti
Heidi.
Mi ricorda tanto la nostra Nicole Olrando quando chiese al genetista islandese, dopo averlo salutato, perché avrebbe voluto eliminarla. Già, perché?
Nessuna persona può essere spazzata via dalla vita nemmeno se la disabilità con la quale viene al mondo dovesse essere mortale, come è di fatto la vita stessa, a lungo andare.
Per ora, poiché la legislazione in materia di aborto legale è in vigore è possibile abortire sempre e comunque fino a 12 settimane, di fatto sempre anche fino alla 24ma settimana (se la motivazione è rischio per la salute fisica o mentale della madre, come si può smentire una dichiarazione di disagio psichico legato al nascituro?) e lo è solennemente libero e legittimo fino a poco prima della nascita in caso di gravi malformazioni o menomazioni. Sono state effettuate infatti alla data del 22 maggio 129 interruzioni di gravidanza, riferisce il Ministro della Sanità Robin Swann.
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Non è comunque uguale a zero il risultato ottenuto dall’Assemblea e dalla sua audace ispiratrice inglese, Heidi. I vescovi cattolici di Inghilterra e Galles hanno accolto con favore l’esito del voto e la mobilitazione che lo ha preceduto, che ha anche mostrato una sorprendente ma verace trasversalità del tema dibattuto. Non è necessario essere cattolici per opporsi ad un abominio. Il fronte pro life è paradossalmente sostenuto da protestanti che per tradizione sarebbero allineati con Londra, mentre gli autonomisti, cattolici, dai quali ci si aspetterebbe fedeltà al magistero sul tema indisponibile per antonomasia, la vita, invece sempre più soggetto a strazianti negoziazioni, sono a maggioranza accordati sulle posizione del governo britannico. Poco male: è una conferma che l’aborto è riconoscibile come male da tutti gli uomini che non si coprano occhi e cuore.
Il voto è stato accolto con favore dalla Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, che in precedenza aveva contestato l’imposizione dell’aborto in una parte del Regno Unito, dove la maggioranza della popolazione e i loro rappresentanti eletti si oppongono alla pratica.
“Sebbene questo voto non cambierà direttamente la legge nell’Irlanda del Nord, trasmette un forte messaggio che questa decisione dovrebbe essere presa nell’Irlanda del Nord, non a Westminster”, ha detto una portavoce del dipartimento dei vescovi per la giustizia sociale. (Crux now)
I vescovi del Nord dell’isola erano già intervenuti richiamando i rappresentanti del popolo alla verità della questione e ai margini di manovra possibili:
A ridosso del voto avevano scritto:
“Riteniamo che questa sia una legge ingiusta”, ha affermato la lettera firmata dai cinque vescovi e pubblicata il 1 ° giugno. Hanno affermato di essere desiderosi di dialogare “nel tentativo di esplorare, dove possibile, come formulare nuovi regolamenti, che esprimano la volontà della maggior parte delle persone nella nostra società di sostenere e proteggere la vita delle madri e dei loro bambini non ancora nati “. (Ibidem)
I toni usati, a dire la verità, sembrano quelli di chi cerca di salvare il salvabile, di limitare i danni, di trovare un punto di incontro. Meglio Heidi che dice le persone disabili sono preziose quanto quelle che non lo sono. Lo dice da sola e va addirittura contro il governo di Sua Maestà. Se una cosa è vera è vera, e un uomo è un uomo o, come diceva Lejeune, un piccolo d’uomo è un uomo piccolo.
E’ quando crescono che mostrano di essere capaci di tanto male. Eppure il volto umano è incancellabile, persino da chi odia l’umanità negli altri ma alla fine non fa altro che detestare la propria.
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