“Perché i figli sono il domani di tutti!”. Il secondo imperdibile episodio del format in onda su RaiPlay «La mia Jungla» di Giovanni Scifoni e famigliaQuando Giovanni Scifoni vincerà l’Oscar potrò raccontare ai miei figli di aver fatto il ritirone (il ritiro conclusivo del percorso dei Dieci Comandamenti di don Fabio Rosini) con lui. Così ora anche voi sapete già su chi andare sul sicuro se dovessi giocare su facebook a “indovina quale di questi vip non ho mai incontrato”. Scifoni l’ho incontrato, ma non chiedetemi video o foto di conferma perché ancora non esisteva whatsapp e, pure fosse esistito, non avrei avuto tempo di utilizzarlo in quei giorni indimenticabili di catechesi a manetta, che ti schiaffeggiavano per salvarti, come farebbe un amico se ti vedesse svenuto a terra. Le catechesi di don Fabio erano forti e ben piazzate come sberle, ti costringevano a togliere la maschera, a non giustificarti, a prenderle. Ora capisco perché a Roma le botte si chiamano “sveje”. Ecco, catechesi che erano sveje per me così addormentata, convinta della posa che avevo assunto e delle balle che mi ero bevuta. Sante sveje!
Non credo di azzardare troppo nel dire che anche i video di Giovanni and Family – (ma quanto sono bravi i congiunti di Scifoni?), ora su RaiPlay attraverso il format «La mia Jungla», con acume, ironia, una buona dose di politicamente scorretto ma conditi di allegria e quindi non troppo “aggressive” – ci svegliano! E lo fanno senza prendersi troppo sul serio, senza la pretesa di insegnare, in maniera leggera e scanzonata. Della serie: ma non lo capite che siamo tutti dei poveracci? Molto più vicini e simili di ciò che crediamo dall’alto delle nostre categorie?
Ieri è uscito il secondo episodio: “Figli a scarico”, che racconta “la gioiosa fatica di tornare a lavoro con le scuole chiuse e i bambini a casa”, gioiosissima, come no!
Un video divertente, che mentre lo guardi speri sia solo il trailer di un film più lungo da gustare in famiglia. Dura 4 minuti che per il Web sono come la storia infinita, ma si prova la stessa sensazione di quando mangi un cono gelato: finisce troppo presto.
Un acquerello dei nostri giorni assurdi, con i nonni che non vogliono badare ai nipoti/untori per paura del virus (un applauso a Pietro de Silva: esilarante!), baby sitter introvabili o improbabili (“tranquilli c’ho la mascherina!”), genitori costretti a trovare soluzioni a dir poco creative per gestire i figli, o meglio, far in modo che non si ammazzino.
Un compito che in questo momento più che mai pesa mille tonnellate, come gli scatoloni dei traslochi, ma che se per un momento smettiamo di guardarlo con gli occhi risolvi-tutto, e con il piglio affranto e disperato di chi tiene il mondo sul groppone, ci rendiamo conto che è un peso delicato come un fiore.
Siamo noi genitori a doverci occupare dei nostri figli, è vero, ma i figli non sono nostri, come diceva Gibran ne Il Profeta, “I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie del desiderio che la Vita ha di se stessa” e per crescere hanno bisogno di un villaggio comune, come ci ricorda Scifoni, concludendo, alla fine del video.
[protected-iframe id=”b8d6aff514262cf09a943be2beef5b5d-95521288-100397406″ info=”https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2FScifoniOfficial%2Fvideos%2F286843325672440%2F&show_text=1&width=560″ width=”560″ height=”464″ frameborder=”0″ style=”border:none;overflow:hidden” scrolling=”no”]
Leggi anche:
Per crescere un figlio ci vuole un villaggio, costruiscilo già in gravidanza