Desideravo tanto una famiglia, ma niente. Poi mi sono detta: “basta, lo accetto”, ma non ho smesso di credere né di chiedere. Mi sono fidata. Dio ci chiede di fidarci di Lui come un neonato tra le braccia della propria madre.
Quando egli nasce, non può far altro che fidarsi. Viene maneggiato, nutrito, cullato. Se poi è ascoltato nel suo pianto, è il top.
Dio ci dà la vita e ci dice che si prenderà cura di noi: parimenti a qualsiasi genitore giudizioso, egli ci cura dandoci ciò che ritiene giusto, ascoltando molto i nostri bisogni, non assecondando quelli che sa che sono capricci, e fornendoci tutti gli strumenti per fare da soli. Fare da soli significa che Lui ci lascia scegliere. Ci è accanto, ma non interviene: ci guarda, ci ama, ci accoglie, ci perdona. Aspetta solo che ci fidiamo di Lui come neonati, ma ci osserva crescere rispettandoci. E basta chiedere.
Desideravo una famiglia. La mia di provenienza si era sgretolata, mi pareva il massimo poterne avere una mia. E ho chiesto. Una, due, tre volte. E per tutte e tre le volte il tentativo è andato in fumo con mio sommo dispiacere. Quando accadeva mi arrabbiavo pure con Lui: “Che fai? Fai piovere sul bagnato?”. Poi mi sono detta che basta, sarei stata tutta la vita da sola. E tante grazie. Non ho smesso di credere né di chiedere, ma me ne sono fatta una ragione. Mi sono fidata. Evidentemente la vita della famiglia non era nei Suoi piani.
Evidentemente mi sbagliavo.
Evidentemente Lui si è fidato di me e io di Lui.
Chiedi e ti sarà dato.
(L’autrice, ostetrica di professione, è moglie e mamma di sei figli, Ndr)
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