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Noli me tangere! Il già e non ancora di un abbraccio che sia per sempre

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Chiara Bertoglio - pubblicato il 16/04/20
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La raccomandazione sul distanziamento sociale è importante e dobbiamo diffonderla. Ma di più deve correre di bocca in bocca l’annuncio che il Signore è risorto e come sempre ci precede, ci aspetta, ci mostra quel che saremo anche noi. Anche la nostra realtà, quella terrena, è come un vetro sottile che ci separa, provvisoriamente, dalla nostra casa, dagli abbracci che non verranno mai meno, dall’amore intero anima e corpo che abbiamo quasi paura di desiderare.Per me il Noli me tangere 2020 è questa fotografia di una bambina che sta lottando contro il cancro e che “abbraccia” il suo papà, illuminato da un sorriso bellissimo, al di là di un vetro. La sconvolgente, bellissima realtà della risurrezione di Cristo è che non è una vaga sopravvivenza spirituale, quella che ci è annunciata e promessa, bensì la concreta possibilità di riabbracciare fisicamente le persone amate. Io dico sempre che se incontrassi “l’anima” di una delle persone a me più care per strada… non la riconoscerei!

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Noi siamo molto più dei nostri corpi, ma siamo anche i nostri corpi; io conosco e sono conosciuta tramite il mio corpo, la mia voce, i miei sensi, il mio aspetto. Tante cose bellissime della vita passano dal corpo: la tenerezza, la contemplazione visuale e uditiva della bellezza, l’assaporare un profumo fragrante o un buon piatto…
E tutto questo non avrà fine. Dante ce lo annuncia da par suo (Par XIV,58-66):

…Né potrà tanta luce affaticarne:
ché li organi del corpo saran forti
a tutto ciò che potrà dilettarne».

Tanto mi parver sùbiti e accorti
e l’uno e l’altro coro a dicer «Amme!»,
che ben mostrar disio d’i corpi morti:

forse non pur per lor, ma per le mamme,
per li padri e per li altri che fuor cari
anzi che fosser sempiterne fiamme.

Qui Dante parla con gli spiriti beati, ancora in attesa di quel giorno senza tramonto in cui la pienezza della Risurrezione sarà compiuta anche per loro (in attesa, come dice in un altro passo del Paradiso, che la voce con cui cantano sia “revestita” del corpo); e mentre delinea la realtà di un corpo umano trasfigurato in una vita senza più fragilità, sofferenza, morte e dolore, i Beati rispondono: “Amme” (amen), mostrando “desiderio” del proprio corpo. E poi aggiunge, con un linguaggio così semplice e toccante nel contesto altrimenti tanto alto del Paradiso: non solo per loro, ma “per le mamme, per li padri” e per tutti coloro che furono loro cari prima di essere luci eterne. Dante, il sommo poeta, nella somma Cantica, qui torna bambino.

È una realtà così bella che l’uomo tanto la desidera che trova difficile crederla; sembra una favola per bambini, un racconto cui una persona adulta e matura non può credere. Ma forse l’incanto che proviamo a immaginarlo è qualcosa di più profondo di un desiderio puerile; forse lo sguardo di quella bambina dietro il vetro ha capito più di quanto abbiano capito tanti filosofi adulti.

Alla Maddalena che vorrebbe abbracciarlo, il Cristo dice: Non trattenermi (ma anche: non toccarmi), perché il tempo degli abbracci non è ancora qui. Noi viviamo al di là di quel vetro: concretamente, in questi giorni in cui ci sono negati gli abbracci delle persone care, ma anche simbolicamente nell’intravedere una realtà bellissima e non poterla ancora godere fino in fondo. Ma a questa realtà possiamo credere, con la stessa speranza e la stessa fiducia che ci sono nello sguardo di questa bambina e del suo papà.



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