“E di colpo, ho visto come un lampo nella stanza. Ho sentito un soffio precipitoso, un po’ come delle soffocazioni, poi un grido: grazia!”Maria Teresa Agostina Noblet nacque il 30 settembre 1889 a Signy-l’Abbaye nelle Ardenne. Suo padre morì nel 1894, quando aveva solo 5 anni e sua madre pure morì poco dopo nel gennaio 1896 e quindi fu messa in collegio insieme con le sorelle. Gravemente malata riceve a Lourdes la guarigione nel 1905 all’età di 15 anni e tre anni dopo la sua guarigione sarà ufficialmente formalizzata dalla Chiesa.
Il 2 ottobre 1921, giorno della festa dei santi angeli, Maria Teresa Noblet andò di sorpresa in sorpresa:
“Sono andata nella stalla per vedere una mucca malata: i fili di ferro della chiusura, per lasciarmi passare, si sono improvvisamente raggruppati molto in basso. Ho fatto il giro del giardino per vedere quello che era fatto e quello che restava da fare: una grossa pietra che sbarrava la mia strada è stata rimossa. Salgo nella mia stanza per fare il letto: letto fatto, camera sistemata. Ho chiesto chi mi avesse fatto quella sorpresa: non c’era nessuno”.
Lo spirito del male
Teresa Noblet attribuì questi servizi al suo Angelo custode. Avendo conoscuto dei Missionari del Sacro Cuore che avevano la missione in Papuasia, decide di partire nel 1921 per quella lontanissima missione dove morirà nel 1930.
Già prima di partire in missione in Papuasia, Maria Teresa Noblet aveva molto da fare col demonio. Lo spirito del male non sapeva che inventare per turbarla e scoraggiarla, giungendo fino a moltiplicare gli pseudo-prodigi più volgari al fin di farla passare per isterica e simulatrice (da questo lato, egli riuscì abbastanza bene): egli cambiava l’acqua del suo bicchiere in inchiostro, riempiva i suoi alimenti di spille, la legava e la nascondeva in un cofano chiuso a chiave, la colpiva e la molestava in mille maniere, l’opprimeva con tutto il suo peso sedendosi sul suo petto.
“Ho pianto di emozione e riconoscenza”
In quelle circostanze, che gettavano il turbamento intorno a lei tanto più che esse non avevano testimoni che dopo, ella chiamava allora il suo Angelo custode, ed egli veniva in suo aiuto. Ma è soprattutto nei momenti di tentazione, o quando cercava di spaventarla la notte, che il suo ricorso all’angelo si faceva pressante. Questi interveniva allora subito, talvolta in modo sensibile:
“E di colpo, ho visto come un lampo nella stanza. Ho sentito un soffio precipitoso, un po’ come delle soffocazioni, poi un grido: grazia! Un nuovo lampo nella notte, ai piedi del mio letto ed il silenzio. Ho pianto d’emozione e di riconoscenza; perché sicuramente il nostro fratellino carissimo era passato per difendere la sua sorellina”.
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Tra il demonio e l’angelo
Dopo quelle lotte contro il demonio, l’angelo custode la confortava in una maniera per lo meno molto tenera:
Dolcemente, sentivo la mia testa riposarsi, così come le mie spalle, contro qualcosa di dolce che mi difendeva e mi rassicurava.
Il suo biografo commenta:
“In quei momenti duri, il suo Angelo custode d’un tesoro favoloso, si china su di lei, mette sulla sua fronte un bacio, il bacio della pace di Dio, e la culla nelle sue braccia fino a che la calma ridiscende nel cuore crocifisso”.
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