Il tuo corpo può fare tutto. È la tua mente che devi convincere!Cosa si contrae?
L’utero. Che è un fascio di muscoli.
Quali altri muscoli del corpo fanno un male cane quando lavorano correttamente?
Nessuno.
Quindi perché le nostre contrazioni devono essere un calvario?
– Perché abbiamo un cervello complesso (su cui vi abbiamo già ammorbato qui e qui).
– Perché non ci prepariamo (e non ci preparano) adeguatamente.
– Perché ci complichiamo (e ci complicano) la vita.
E allora queste contrazioni, questi movimenti dell’utero, cerchiamo di conoscerli e capirli.
Che poi ci fanno meno paura. E anche meno male.
1) Le contrazioni non le subiamo, le facciamo noi.
Non sono botte in testa che un pazzo sadico ci somministra mentre abbiamo la testa in un sacco. Sono un movimento preciso che il nostro corpo sa fare. Se noi sappiamo cosa e come sta facendo e glielo lasciamo fare.
2) Le contrazioni sono un dolore pulito.
A differenza di tutti gli altri dolori che conosciamo, le contrazioni non lasciano traccia, strascichi, lividi. C’è una sensazione intensa e quando passa è passata. Ci avvisa quando sta arrivando e ci saluta quando se ne va. È intensa, ma cortese. Come un’onda: inizia gradualmente, raggiunge un picco, e gradualmente svanisce. Del tutto.
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3) Le contrazioni danno tregua.
Tra una contrazione e l’altra c’è una pausa completa. Totale.
La prima fase del travaglio, la più lunga, ha in media una contrazione di 30 secondi per 4 minuti di riposo. Su 60 minuti fanno meno di 10 minuti di contrazione.
Quando il travaglio si intensifica abbiamo una contrazione di un minuto per 3 minuti di pausa. Su 60 minuti fanno 15 di contrazione e 45 di riposo.
La fase finale, comunque più breve, ha un ritmo di contrazione/riposo un minuto ciascuno. Siamo comunque al 50%.
La pausa tra una contrazione e l’altra ha una funzione specifica: farci riposare. Se noi la passiamo ad agitarci, anticipare l’arrivo della prossima contrazione o (peggio!) interagire con il personale intorno a noi… la sprechiamo. La contrazione successiva ci coglierà di sorpresa e travolgerà. Sarà davvero dolorosa e anche poco efficace. Quelle successive saranno anche peggio. Come le onde, si caricano a vicenda. Se invece lasciamo intatta la nostra bolla del travaglio (e nostro marito e la nostra ostetrica sanno come evitare che altri la spezzino) ci addormentiamo e quando arriva l’altra la seguiamo e assecondiamo in uno stato di dormiveglia.
Non è un caso che molte donne che hanno avuto un parto dolce giurino di non aver sentito dolore. Non è una balla. Non lo hanno dimenticato. Semplicemente, lo hanno evitato.
4) Le contrazioni ci facilitano le prime ore col bambino.
Ogni singola contrazione è un passo che ci avvicina al nostro bambino.
Come per scalare una montagna ripida: ci vuole preparazione e una guida esperta. Ma quando arrivi in cima non c’è funivia che possa competere con la sensazione di aver conquistato la vetta. E gli ormoni lo sanno e fluiscono di conseguenza: la soddisfazione fisica di un parto dolce e naturale è, da un punto di vista strettamente chimico, il bagaglio migliore per bonding e allattamento.
5) La parola “contrazione” ci frega già in partenza.
Solo a dirla, ci mettiamo in stato di totale tensione. Per la paura, e per la reazione fisica al senso della parola stessa. Solo a dirla facciamo l’esatto contrario di quello che il nostro corpo vuole che facciamo: ci mettiamo in tensione quando dovremmo solo lasciarci andare. Mettere la propria mente nella cornice rigida di un dolore atroce è il modo più sicuro per ottenerlo.
Se nessuno dicesse più “contrazione” ma “sensazione”, ad esempio, o per chi non ha paura di essere hippy “onda dell’utero“, inizieremmo già a impostare un approccio più incoraggiante.
Come per tutto il resto della maternità, e impareremo presto a capirlo col nostro bambino, combattere e opporsi serve a poco. Rende le cose più difficili. E fa più male.
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Il nostro corpo può fare tutto.
È la nostra mente che dobbiamo convincere.
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