Le Apostole del Sacro Cuore di Gesù di Avezzano hanno realizzato un rosario di 21 metri da far volare sopra la loro chiesa: un gesto di speranza per far vedere a tutti che anche in isolamento Maria ci tiene uniti nel suo abbraccio. Non mi vergogno a condividere un momento domestico accaduto la sera in cui abbiamo recitato il rosario in TV seguendo l’indicazione dei vescovi italiani: mentre tutti e tre i maschi di casa sono stati perfettamente diligenti, io e mia figlia ci siamo addormentate abbracciate sul divano a metà del secondo mistero. A differenza di altre volte, non è stata la noia o la stanchezza a prevalere, bensì un’insolita e «irresistibile» serenità. Sì, irresistibile; mi sono abbandonata come un bambino abbracciato dal papà o dalla mamma. Sono settimane che faccio fatica a dormire e ho molti incubi, credo di non essere la sola.
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Per la prima volta, ascoltando quel rosario, mi sono sentita protetta e non ho molte altre parole per descriverlo meglio. Ho mollato la presa e lasciato la mia zavorra; proprio io che attribuisco la mia insonnia cronica a una fede tiepida e alla poca fiducia che Dio sia al mio fianco. Il Rosario si è manifestato come la vera casa in cui voglio trascorrere la mia quarantena, più solido di muri di cemento armato e provvidenziale quanto il più solerte dei volontari.
All’inzio della quarantena mi ero fatta l’idea riduttiva che a causa di questo contagio la Chiesa avrebbe puntato tutto sulle potenzialità della comunicazione virtuale. Mi stupisce, mi rincuora e mi incoraggia notare che l’intraprendenza di preti, frati, suore e dei mille altri volti a noi familiari della chiesa siano capaci di una creatività che si fa presenza pur dando a Cesare quel che è di Cesare; rispettando fedelmente il rigore imposto dai decreti, è possibile per il popolo di Cristo continuare a portare la freschezza viva della Buona Novella. Si tratta anche di piccoli segni, e senza dubbio ci sarà la voce cinica che li addita come insensati, ma sono come la boccata d’aria buona o il sorso di acqua fresca che può donarti solo chi è certo, anche dentro i drammi più cupi, che la morte non ha l’ultima parola.
Dillo sui tetti
Il Vangelo ci ricorda di farci piccoli, di tornare bambini. E le Apostole del Sacro Cuore di Gesù di Avezzano (AQ) hanno avuto un’idea proprio infantile, nella miglior accezione possibile. Se c’è una cosa che i bambini adorano sono i pallonicini, chissà … forse proprio perché danno l’impressione che possa esserci un filo leggero che ci lega al Cielo. Queste suore abruzzesi hanno realizzato un enorme rosario fatto di palloncini e lo hanno fatto volare ieri sopra il tetto della loro chiesa:
Da ogni parte della città di Avezzano si vede chiaramente un gigante Rosario composto da 70 palloncini colorati. 60 palloni azzurri compongono i grani principali, altri 10 compongono la croce e i grani del Padre nostro, per un’altezza di 21 metri. […] Così spiega Suor Carla Venditti: “Le persone della città, le persone attorno a noi ci avevano fatto capire in questi giorni di isolamento che avevano bisogno di un gesto di speranza. Così con le consorelle abbiamo realizzato un enorme Rosario, che è la nostra preghiera a Maria per chiederle il suo aiuto in questo momento di difficoltà”. (da Terre marsicane)
Il celeberrimo canto gospel suggeriva Go tell it on the mountains, perché una buona notizia deve essere annunciata in alto affinché tutti possano udirla. In tempi di quarantena ci sono precluse le montagne ma non i tetti. Nel breve video diffuso vediamo, in lontananza, gli abiti scuri delle suore che fanno volare questo rosario leggero agitato dal vento; in sottofondo esplodono le risate di alcuni bimbi, che i genitori mettono subito a tacere. Ma non erano fuori luogo; perché quando ci rivolgiamo a Maria siamo tutti bambini, suoi figli.
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“Ma il Rosario sui tetti di Avezzano non è solo un segno o un gesto di semplice richiesta d’aiuto”, sottolinea, “è sopratutto un invito ad unirsi nel Signore. Noi trasmettiamo tutti i giorni la recita del Rosario su Facebook e centinaia di persone dalla mia pagina social, anche non necessariamente della città, ma da ogni parte d’Italia o del mondo, e pregano con noi grazie a questo importante mezzo digitale. Inoltre trasmettiamo l’adorazione, come la messa dal nostro istituto principale di Roma”. (Ibid)
A parlare è ancora suor Carla, ben nota in Abruzzo per essere impegnata a combattere sulle strade il racket della prostituzione. Ora la missione la riporta dentro le mura del convento, eppure anche stando chiusi si può arrivare lontano. Come solerti sentinelle, dal tetto le suore non hanno voluto regalare un momento di intrattenimento ma esporre un segno ben visibile a tutti di ciò che accade dentro la chiesa e può accadere dentro ogni casa: la preghiera è il filo che ci lega stretti al Cielo e la preghiera che sgrana un’Ave Maria dopo l’altra è quasi un cordone ombelicale con cui la nostra Mamma celeste ci tiene in vita qui e ora.