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Piero, affetto da Sla, pronto a rinunciare al suo respiratore per donarlo ai malati di Coronavirus!

VENTILATOR, TRACHEOSTOMY,
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Silvia Lucchetti - pubblicato il 20/03/20
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Il commovente desiderio di Piero Floreno che, di fronte alle enormi difficoltà degli ospedali nel reperire i macchinari essenziali per la sopravvivenza dei malati più gravi, ha detto a sua moglie: “Ho deciso: vorrei fare questo gesto”.In questi giorni in cui tanti dei nostri fratelli stanno morendo per l’insufficienza respiratoria causata dal Coronavirus, forse solo coloro che hanno fatto sulla loro pelle esperienze simili di mancanza d’aria, o quanti hanno visto morire i loro cari per questo motivo, possono capire fino in fondo lo strazio e la sofferenza che questo tipo di agonia comporta.

A me, in queste ore in cui penso specialmente alla situazione di Bergamo, si ripropongono le immagini di mio nonno che due anni fa è morto così, per una polmonite con cui ha combattuto fino all’ultimo respiro, anche se aveva 92 anni, ansimando per quasi un mese.

La generosità di Piero malato di Sla

Ecco perché, insieme alla commozione che la notizia ci suscita, solo così si riesce ad apprezzare fino in fondo il gesto di generosità estrema che voleva mettere in atto un piemontese 57enne malato di Sla, Piero Floreno. Così racconta la vicenda la moglie Antonella:

Mio marito è questa cosa qui. Siamo insieme da 40 anni ed è sempre stato così. Ma ieri mattina ha spiazzato anche me: mi ha detto di voler donare il suo secondo ventilatore agli ospedali, per i malati di coronavirus. (torino.repubblica.it)


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Voleva donare il suo ventilatore di scorta

Lei è rimasta impietrita:

So che non voleva ovviamente togliersi il suo ventilatore, quello principale, e non glielo avrei permesso. Però voleva donare quello di scorta, che è in casa pronto ad essere usato in caso di emergenza e che viene utilizzato a rotazione ogni due o tre mesi. (Ibidem)

Sono sicuro che molti malati di Sla rinuncerebbero al secondo ventilatore per aiutare

Piero, consapevole delle enormi difficoltà che stanno incontrando gli ospedali del nord a causa della penuria di questi macchinari essenziali per la sopravvivenza dei malati più gravi di Covid-19, aveva così scritto ad un suo amico:

In Italia ci sono dai 4 ai 6mila malati di Sla, e una grande percentuale possiede due ventilatori. Sono sicuro che se questa idea potesse arrivare a loro, molti rinuncerebbero per qualche mese al proprio secondo ventilatore per aiutare il prossimo. (torino.repubblica.it)

L’offerta di Piero non è ovviamente ricevibile perché un malato di Sla deve avere necessariamente due macchinari per la ventilazione, in quanto la sua vita sarebbe in estremo pericolo se uno dei due funzionasse male. Ma questo gesto di straordinaria generosità ha spinto molte persone a prendere maggiormente coscienza del problema e a mobilitarsi. Infatti come spiega Antonella:

Molti vicini di casa si sono mossi oggi con una raccolta fondi per provare ad acquistare un macchinario tutti insieme e donarlo. (Ibidem)


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Purtroppo sappiamo che il problema rispetto all’insufficienza di questi macchinari non è tanto quello economico, ma è collegato principalmente all’enorme difficoltà di reperirli ed acquistarli sul mercato internazionale, in quanto la diffusione pandemica del virus sta inducendo tutti i Paesi a mantenere per sé le proprie dotazioni. Questa amara realtà rende ancora più imperativo, per ciascuno di noi, il dovere assoluto di collaborare per rallentare la diffusione dell’epidemia, e permettere così – limitando il numero dei contagiati – di evitare che molti dei nostri fratelli più gravemente malati possano morire perché non hanno avuto tutte le possibilità di combattere per la vita a causa della mancanza di un respiratore. Oggi amare il prossimo come se stessi dobbiamo anche tradurlo in: “anche se mi sento come in prigione io resto a casa”, perché la nostra vita e quella degli altri dipende dalla rinuncia lucida e responsabile alla libertà più grande: quella di muoverci. Perché il diritto alla vita è più sacro di quello alla libertà!