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Monasteri trasformati in laboratori di mascherine! Ad Avellino ci pensano le suore

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/03/20
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Emergenza coronavirus: nella città capoluogo dell’Irpinia e nel vicino comune si Mercogliano si lavora come in azienda: turni e una rigida organizzazione. “Siamo pronte a fare anche le notti”

Anche le suore dei conventi si stanno adoperando per la realizzazione di mascherine per prevenire i rischi di contagio da coronavirus. In particolare accade nella diocesi di Avellino.

«Due dei monasteri della diocesi, sono attualmente impegnati nella realizzazione di mascherine: le suore Oblate di Avellino e le suore Benedettine di Mercogliano ne hanno già realizzate qualche centinaio per distribuirle a quanti ne facciano richiesta nella diocesi»: lo ha riferito a Vatican News lo stesso vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello.

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Deliris | Shutterstock

“La Chiesa non è sull’Aventino”

Come Chiesa «il primo imperativo è essere presenti, vicini. Le campane suonano lo stesso, anche se segnano l’orario di celebrazione a cui non si può partecipare, ma costituiscono una sorta di segnale per i fedeli, il segnale che la Chiesa – sottolinea il vescovo – non si è ritirata sull’Aventino» (La Repubblica Napoli, 19 marzo).



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La richiesta di Don Vitaliano

A dare il ritmo alle laboriose sorelle nel monastero benedettino di Mercogliano, ci pensa la madre generale del convento, suor Ildegarda: «Il ricamo da sempre fa parte della nostra tradizione – spiega all’ANSA (19 marzo) – anche se con il tempo si va perdendo».

La richiesta di produrre le mascherine è arrivata su sollecitazione di Don Vitaliano Della Sala, parroco a Mercogliano, già noto per le sue battaglie no-global.

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HQuality | Shutterstock

Una piccolo azienda!

«Tutte abbiamo sentito il desiderio di fare qualcosa che accompagnasse la preghiera – aggiunge suor Ildegarda – e cosi’ quando don Vitaliano ci ha chiesto una mano non abbiamo esitato».

E siccome l’organizzazione è tutto in certe imprese, per prima cosa sono stati divisi i ruoli: «C’è chi cuce, chi taglia la tela, chi prepara l’elastico e chi stira. C’è chi lavora la mattina e chi il pomeriggio. Ci alterniamo, in modo che chi non è impegnato nella preghiera lavori alle mascherine».



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“Tela resistente e buona qualità”

Quanto alla qualità del manufatto nulla da invidiare a quelle che si vedono comunemente in giro: «Non parliamo di mascherine chirurgiche – precisa suor Ildegarde – ma di quelle in uso alla popolazione. Tuttavia la nostra tela è resistente e di buona qualità. E l’elastico è stretto».

«Le produrremo – spiega la Madre Generale – fino a quando ce ne sarà bisogno. E se la richiesta aumenterà siamo pronte a incrementare il ritmo, e se serve a lavorare anche di sera nel nostro laboratorio.  Contemporaneamente aumenteremo anche i momenti di preghiera perché il Signore dica presto basta a questa piaga».



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