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Cari ragazzi, non siete chiusi in casa. Siete protagonisti di un’impresa eroica!

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Annalisa Teggi - pubblicato il 11/03/20
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I nostri figli devono essere guardati con premura, devono sapere che non sono anelli inerti di una situazione catastrofica. Chi è l’eroe? Chiunque fa con coraggio la sua parte.Ho tre figli in casa con me, di età diverse e molto bravi nell’accettare questa situazione di reclusione e paura. La più piccola è la più spensierata e sfrenata: a 4 anni la casa è un regno pieno di cose meravigliose, anche solo aprendo il cassetto delle posate. Quello di 9 anni è il creativo del gruppo e si entusiasma per tutto: gioca a fare il cuoco con me, s’inventa storie guardando con il binocolo fuori dalla sua finestra. Tiene alto il morale della banda familiare. Guardo invece con grande tenerezza, anche se non glielo posso dire, il mio figlio maggiore di quasi 14 anni. Bravo, molto bravo a seguire la nuova modalità scolastica a distanza; tranquillo nel non essere polemico, visto il sovraffollamento domestico; disponibile ad aiutare noi genitori. Eppure.


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Lo vedo il suo sguardo triste. Lui capisce molto bene la situazione generale del contagio e, contemporaneamente, sente tutta la fatica e l’obiezione di dover mortificare la sua voglia di spensieratezza, il desiderio di divertirsi per il quartiere con gli amici, il bisogno di sfogarsi sul campo da rugby coi suoi compagni di squadra. Un adolescente chiuso in casa è proprio un’immagine che fa stringere il cuore e sono felice di avere scoperto che i videogiochi non tamponano il vuoto che si è creato. Sono molto felice di aver contraddetto il mio pregiudizio: “Oddio, ora starà tutto il giorno incollato al pc!”.

Ieri è venuto da me e mi ha chiesto: “Mamma, posso uscire con un mio amico?”. Sapeva bene la risposta, ma ha voluto lo stesso fare la domanda a voce alta. Forse era il modo per chiedermi altro, per avere da me le ragioni per cui vale la pena fare questo sacrificio, per capirci qualcosa della sua tristezza e rabbia, per vincere la paura che sente. Ho balbettato qualcosa e poi mi sono messa a pensare che si meritasse una proposta coraggiosa, da me che sono sua madre. I nostri figli adolescenti e giovani devono essere guardati con premura in questo momento, devono sapere che non sono anelli inerti di una situazione catastrofica. Non sono solo quelli che “sono a casa da scuola e allora come si fa a farli studiare?”. Sono giovani persone a cui può essere chiesto un sacrificio ma senza moraleggiarci su, perché è fatica davvero chiedere loro di privarsi del sacrosanto diritto di andare fuori, ridere, avere uno spazio libero dalla cerchia di famiglia. Cosa stiamo chiedendo loro? Ma soprattutto, cosa proponiamo loro? Quale frutto buono per il loro io posso – come genitore – aiutarlo a scoprire? Ecco, ho messo giù qualche semplice idea.

Non una vacanza, ma un'impresa

All’inizio, cari ragazzi, vi siete entusiasmati e non era sbagliato: tutti a casa da scuola! Un sogno che diventa realtà, finalmente una vacanza inattesa. Ma di solito la vacanza, per quanto etimologicamente significhi vuoto, diventa un momento pieno di opportunità leggere, stravaganti, belle.


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Hanno chiesto a tutti di stare chiusi dentro casa, ed è diventata una vacanza dai contorni molto grigi da vivere. In queste situazioni i grandi creativi suggeriscono che l’orizzonte cambia se osiamo cambiare il punto di vista. Proviamoci. Nei grandi film di avventura chi è l’eroe? Di solito è una persona molto normale a cui viene chiesto qualcosa di impossibile, insolito, di cui non si sarebbe sentito capace. L’eroe all’inizio della sua avventura non è quasi mai allegro e di buonumore, talvolta è arrabbiato o spaventato.

Nelle notizie che si leggono in questi giorni ci viene detto che gli eroi di questo contagio del Covid 19 sono i medici e gli infermieri: a loro è chiesto un impegno straordinario e commovente, non sbaglia chi li paragona ai pompieri dell’ 11 settembre. In una guerra, loro sarebbero i soldati della prima linea. Ma chi salva il mondo? In una guerra e in un’emergenza non è eroico solo chi fa uno sforzo visibilmente strenuo e di valore, ma chiunque fa con coraggio la propria parte. Con coraggio, lo ripeto ed è questo l’interessante. Nello stare a casa sembra che non ci sia niente di attivo e particolarmente difficile da fare, ma non è così. Ciascuno di noi può scegliere di vivere la reclusione da protagonista: non stiamo subendo un provvedimento, stiamo partecipando a salvare i nostri amici e i loro cari. Agire non è fare, agire è raggiungere uno scopo. Allora la nostra azione forte e coraggiosa è stare fermi e isolati perché il nostro nemico è un virus che prolifera attraverso la vicinanza e il contatto. Ciascuno di voi non è fermo, solo e annoiato. Ognuno è in trincea in un avamposto fortificato dalla sua presenza. È paradossale, ma interessante: vi hanno riempito la testa con l’idea che vale solo chi fa tantissimo e si mostra tantissimo, ora vedrete coi vostri occhi quanto è potente l’azione di chi sta fermo e nascosto.

BOY, WINDOW, CLOUD

Armin Staudt | Shutterstock


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Nessun uomo è un'isola

Cari ragazzi, ci siamo tutti un po’ arrabbiati nel vedere alcuni baldi giovani irridere i provvedimenti di quarantena dicendo che a 20 anni non si può fare a meno di aperitivi e pub. Sembrava che volessero dire che non possono fare a meno di stare insieme agli altri, e invece – a ben vedere – ci hanno mostrato quanto siano soli, quanto vogliano raccontare la propria vita al singolare (un singolare egoistico e molto triste). Essere una compagnia non significa andare insieme in discoteca; significa comportarsi avendo in mente che niente di ciò che facciamo è irrilevante per il resto della comunità. Un grandissimo poeta inglese chiamato John Donne scrisse una poesia intitolata Nessun uomo è un’ isola, sarebbe bello che ve la facessero leggere a scuola quando tornerete (bisogna leggerla guardandosi negli occhi). Ve ne riporto alcuni versi:

Nessun uomo è un’isola
Completo in se stesso
Ogni uomo è parte della terra
Una parte del tutto

La morte di ciascun uomo mi sminuisce
Perché faccio parte del genere umano
E perciò non chiederti
Per chi suoni la campana
Suona per te.

Alcuni dicono che voi siete quelli superficiali che pensano “tanto a me il virus non fa nulla, muoiono gli anziani”. Penso, invece, che siate molto attenti alle parole che riguardano i legami. Nell’adolescenza poi capita, se ben ricordo, che ci siano momenti in cui la propria vita sembra insignificante, invisibile.


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Ecco. La prova provata che non è così ce l’avete tra le mani. La vostra presenza è legata a quella di tutti gli altri, ora ciascuno di voi può vedere che togliendo un tassello dal domino la caduta collettiva si ferma. Detta in forma umana, ora non c’è dubbio che siamo una squadra in cui ogni ruolo è decisivo. Il tuo sacrificio di non uscire con gli amici non è un gesto invisibile e insignificante, è una mano tesa al medico stremato dall’emergenza e lui lo sente benissimo. Gli stai permettendo di fare meglio il suo lavoro, perché stai impedendo che il contagio cresca.

Testimoni

Cari ragazzi, voi siete stati sempre quelli a cui gli adulti avevano qualcosa da raccontare. “Quando ero giovane io, c’era la guerra!” – dicono i bis-nonni. “Quando ero giovane io, l’uomo ha messo piede sulla Luna”- dicono i nonni. Agli adulti è sempre capitato qualcosa degno del vostro inchino. La Storia sta nei libri e voi dovete studiarla e poi ripeterla. Ma ora siete diventati voi la fonte primaria, siete testimoni di un evento che dovrà essere raccontato da chi l’ha vissuto sulla pelle. E si sa, noi grandi abbiamo poca memoria e occhi miopi. Ci facciamo da parte, spetta a voi custodire questa storia e spetterà a voi metterla in relazione virtuosa con tutto ciò che ne seguirà. Lasciate a noi di chiacchierare sui decreti del governo, voi guardatevi attorno e fate memoria di tutto quello che vedete ora: le strade vuote, la paura negli occhi della gente, gli ospedali che gridano aiuto, e tanto altro. Avrete una storia importante da raccontare, quella di un tempo in cui l’uomo si credeva padrone del mondo e si scoprì vulnerabilissimo; vedremo se di questa storia farà parte anche un capitolo in cui tutta questa fragilità finalmente sarà vista come ipotesi per costruire una comunità davvero migliore.