Decalogo per una condotta sul web ispirata alla fortezza e alla carità: c’è bisogno di essere una vera compagnia proprio ora che il contagio riduce i contatti.Ci eravamo ridotti a usare l’aggettivo «virale» per quelle notizie che si diffondono sul web in modo esponenziale e incontrollato. Ora ne stiamo riscoprendo il tragico significato originale. Proprio per questo occorre che al contagio sanitario non si sovrapponga, in una pessima combinazione, il contagio virtuale della nostra istintività senza briglia che chatta, posta, commenta. Abbiamo una portentosa occasione per accorgerci che le virtù cristiane non sono desuete parole scritte nell’aria, ma la forma sostanziale di un cammino coraggioso. Ripensiamo al valore della fortezza, ad esempio: è un tenacia che si esercita nella prudenza e continenza. È uno sguardo attento e premuroso che è mosso, alle spalle, dalla certezza di una forza che viene daltab Padre. La fortezza non è violenta e non urla; è calma e sostiene la carità, il desiderio di muoversi gratuitamente per il bene altrui.
Alla luce di questa virtù robusta eppure silenziosa, osserviamo la nostra condotta sul web e trasformiamola in qualcosa di virtuoso.
PREGA PER GLI ALTRI
Il primo canale di comunicazione che devi aprire ogni mattina è con Dio, la Sua presenza ispira, guida e sostiene la nostra condotta quotidiana. Riscopri la preghiera come compagnia, come una porta che resta aperta anche nella quarantena: pregando puoi accogliere tutti. Corpi che mantengono la doverosa distanza di sicurezza possono abbracciarsi sul serio come anime. Prega con semplicità e pensa innanzitutto agli altri, a chi è esposto con più gravità al contagio (malati, personale medico e sanitario, forze dell’ordine). Affida alla Madonna i nostri governanti e i nostri parroci chiamati a guidare il popolo. Non dimenticarti di invocare la venuta dello Spirito Santo per le persone tentate dalla disperazione.
Leggi anche:
Per spezzare la catena del Coronavirus preghiamo tutti insieme la corona del Rosario!
PREGA PER TE STESSO E I TUOI CARI
Affida a Dio tutta la tua fragilità, avere paura non è un tabù. La preghiera, che spalanca le porte alle anime, è anche un recinto solido contro il panico e la disperazione. Affida a Dio tutte le persone a te più care e i tuoi vicini, chiedi che Ti sostenga a essere per loro uno strumento di bene e di aiuto, che Ti renda capace di capire i loro bisogni. Chiedi il dono del discernimento per te stesso, per affrontare la quotidianità ed essere più forte di fronte alle insidie dell’istintività.
PRIMA I LEGAMI REALI
Molti di noi trascorrono le giornate in casa, in ottemperanza alle indicazioni del governo. È più facile che la tentazione di un uso sfrenato del virtuale vada a tamponare il vuoto che la forzata solitudine apre; e anche la noia ci invita a un intrattenimento facile. Imponiti di mettere al primo posto le relazioni reali, anche se non è possibile realizzarle di persona. Fai mente locale sulle persone che ti sono vicine – chi ti è caro, gli amici, i colleghi, i vicini di casa – di giorno in giorno, scegli di dedicare a una o due di queste persone il tempo di una chiacchierata vera e a voce (anche al telefono). Questo vale anche per chi non è in quarantena. È tempo di una rivoluzione vera sul nostro modo di comunicare; proprio perché ci è imposta prudenza e distanza, dobbiamo custodire e rafforzare i nostri rapporti, far sì che lo strumento virtuale non annulli quel potenziale che solo una vera presenza ha: non è necessario essere fisicamente vicini per una vera presenza viva, ma in assenza di contatto fisico e visivo aumenta l’impegno personale a essere davvero «presenti» quando si comunica. Lo smartphone, il tablet, il pc forniscono un mero mezzo, che va riempito del meglio che l’umano ha in dote per la comprensione (empatia, immedesimazione, compassione). Non è più tempo di messaggini mandati di default, sovrappensiero.
I rapporti coi vicini di casa sono quelli che rischiano di ridursi più facilmente a una mera formalità, magari persino a una sorridente indifferenza. Fai il primo passo (metaforicamente), cioè trova il modo adeguato per far sentire la tua presenza e disponibilità in caso di bisogno. Una volta rotto il ghiaccio, possono nascere gradite sorprese.
USA WHATSAPP PER MESSAGGI PERSONALI E PREMUROSI
Se c’è qualcosa che si è diffuso in modo davvero virale è l’uso e abuso delle chat di Whatsapp. Il lati positivi di una comunicazione veloce sono sempre evidenti, ora in mezzo al contagio del Covid 19 emergono in modo più chiaro tutte le criticità, anche molto negative. Si è moltiplicata nelle ultime settimane la diffusione incontrollata sulle chat di documenti e messaggi vocali che provenivano da medici, virologi, rianimatori. Molti, in buona fede, hanno dato il via a un “inoltro libero” di questi messaggi in tutti i gruppi e a tutte le persone che conoscevano. Inoltrare in modo istintivo non è più un gesto che ci possiamo permettere, genera solo confusione e forse anche conseguenze gravi. Pensiamo alla bozza sul nuovo decreto del governo che è circolata indiscriminatamente su Whatsapp e ha suscitato l’ondata di panico e l’esodo impazzito dalle città del Nord. Trattieniti dal condividere immediatamente qualsiasi informazione, verificane l’autenticità e rifletti sull’opportunità di diffondere o meno.
Leggi anche:
L’appello di un’infermiera in forze all’ospedale di Crema: supportateci e pregate Dio per noi!
Se ci sono notizie urgenti, verificate e importanti premurati di comunicarle a chi ti è caro in un dialogo: telefona, spiega, ascolta eventuali dubbi, accetta o vaglia consigli. A ciascuno di noi è chiesto di curare bene la trama di rapporti che ha, non di buttare a caso e in modo impersonale le informazioni che riceve. Fa parte di una vera comunicazione anche la premura di verificare che il destinatario abbia colto il senso del messaggio che volevo fargli avere.
DEFINISCI UN TEMPO LIMITATO PER STARE SUL WEB
Primo: la solitudine, il silenzio, l’inerzia non sono circostanze negative. I multiformi strumenti del web ci garantirebbero un incontrollato intrattenimento, in queste settimane in cui la permanenza a casa è diventata e sarà una routine da rispettare. L’occasione, invece, può essere molto propizia per fortificare la nostra persona: il deserto – il luogo del silenzio e dell’assenza di presenze – è il luogo della prova dove la nostra fibra emotiva e spirituale può corroborarsi. Gestisci il tuo tempo imponendoti una disciplina vera, non lasciarti andare saltellando da un video all’altro, da una serie TV a un commento su Facebook. Anche l’indigestione di notizie è dannosa. Coltiva il silenzio e se le dita prudono sulla tastiera, usa un libro come antidoto. Leggi ad alta voce una pagina – ne basta davvero una sola! – di un romanzo o di un racconto, vedrai accadere una forma di dialogo a cui ci siamo disabituati: ascoltando e immedesimandosi in una storia, la voce intima di certi nostri pensieri reconditi si farà sentire.
PRIMA DI POSTARE PENSA #1: NON ESSERE ISTINTIVO
Ciascuno aprendo la propria pagina Facebook si trova in questi giorni, e sempre di più in queste ore, di fronte a un rigurgito di post in cui mille voci riversano la voce del proprio istinto, come se ciascuno fosse solo con se stesso a confessare i propri incubi più nascosti o a scatenare la propria rabbia nera. Il virus ha aperto le cateratte di un flusso di coscienza collettivo irrazionale. Era già chiaro fin da prima che Facebook, pur essendo un “luogo pubblico”, era prevalentemente usato come un altoparlante dell’ego, senza troppe premure per l’altro. Ora le conseguenze di questa tendenza sono gravi. Che guadagno c’è nello scrivere un post in cui si mette per iscritto la proprie paure più viscerali? Sono fragilità da condividere personalmente con qualcuno per essere aiutati, non da buttare nella grande pizza virtuale. Pensa se quello che scrivi può generare panico e spavento negli altri. Quello che scrivi è pubblico, provoca emozioni in tutti quelli che lo leggono. Che guadagno c’è nello sfogare la propria rabbia verso atteggiamenti che non si condividono? Va messo un freno forte all’istinto. Che sentimenti ed emozioni vuoi diffondere? Di cosa vuoi farti portavoce in mezzo agli altri? Vale la pena scrivere parole che nutrono mostri come la rabbia e il panico?
Leggi anche:
La mia bimba come “un’appestata”. La caccia all’untore non risparmia i più piccoli
PRIMA DI POSTARE PENSA #2: GLI ALTRI E NON TE STESSO AL CENTRO
Siamo parte di una comunità che vive il pieno dell’emergenza, dobbiamo ricordarcelo anche quando frequentiamo i social. Un buon antidoto all’istinto egocentrico è trattenersi dalla condivisione facile con qualche domanda: sto facendo un post solo perché mi annoio? Voglio mettere in mostra qualcosa che accarezza solo il mio orgoglio? Cambia prospettiva e, anche se è solo una piccola mossa, pensa di usare i post e le altre forme di condivisione come contributo positivo o propositivo per gli altri. Metti gli altri al centro del tuo orizzonte: come posso rafforzare la fiducia, il coraggio, la serenità?
Scrivi meno e commenta di più, soprattutto quei post in cui vedi qualcuno che si sfoga senza freno; aiutalo facendoti sentire come compagno, non come voce giudicante.
MENO È MEGLIO
Siamo travolti da notizie, bollettini, video, dati. Il digiuno da questa bulimia di voci è di aiuto per noi e per gli altri. Di contro c’è una forte superficialità nei comportamenti, ci sono informazioni fondamentali che fanno fatica a passare. Non usare i social per diffondere una caterva di allarmi, contributi, commenti; scegli un contenuto al giorno che merita un’attenzione che hai vagliato come necessaria (una storia esemplare di fede nella malattia, un documento ufficiale che aggiorna sulla migliore condotta da tenere, il consiglio di un esperto che hai verificato essere autorevole). Commenta con poche parole di facile comprensibilità perché hai scelto quel contributo e tagga le persone che ritieni possano esserne edificate (dimostra che hai pensato a loro personalmente).
CONDIVIDI UNA MERAVIGLIA QUOTIDIANA
La regola delle passeggiate in montagna è sempre valida: quando la salita diventa ripida, aver davanti uno che detta il passo è un grande aiuto. La nostra quotidianità è stata stravolta, spetta a ciascuno far sì che questa emergenza possa contenere quotidiane occasioni positive, costruttive. Presta attenzione entusiasta a ciò che ti accade, cerca di accorgerti di quali piccole presenze buone si manifestano anche in circostanze così drammatiche. Usa i social per condividere queste meraviglie quotidiane, che prima di tutto devi aver voglia di vedere: un sorriso tra vicini di casa, un conquista lì dove ci si aspettava un ostacolo, parole che abbiamo trovato e ci hanno rincuorato. Detta il passo di chi non si arrende in salita, il contagio accade anche in positivo. Metti negli altri la voglia di vedere i segni di bene attorno a noi che Dio non ci farà mancare.
UNA VERA COMUNITÀ ANCHE NEL VIRTUALE
È tempo di una creatività da uomini e non della viralità dei leoni da tastiera. Quanti seminari, studi e convegni sono stati fatti sul tema dei rapporti umani al tempo della realtà virtuale? Infiniti. Oggi siamo in caduta libera, senza paracadute, dentro questa scommessa possibile: essere presenze dentro lo strumento virtuale, che ci permette di rimanere in contatto dalle nostre rispettive quarantene. Come? Chiediamocelo e formuliamo ipotesi. Concediamoci il lusso di fare esperimenti che vadano oltre l’uso istintivo-passivo dei social. Ora vediamo sotto i nostri occhi il modo in cui un virus contagia: senza criterio, a velocità sostenuta ed esponenziale, senza guardare in faccia nessuno. Noi siamo umani e non virali. Per opporci al virus dobbiamo essere opposti: muoverci a passo cauto e attento. Noi guardiamo in faccia gli altri con quel grande tesoro di risorse che è la coscienza; la nostra libertà non è una potenzialità indefinita che vaga, ma uno sguardo che può farsi carico di responsabilità. Riscopriamo le risorse di verbi come: ascoltare, osservare, servire, notare, sostenere.