Anna Fasano: “il mondo finanziario è molto maschile. Tuttavia, sono convinta che occorra restare se stessi: per farmi ascoltare da un tavolo di 20 uomini non mi devo adeguare ai meccanismi maschili”. Impariamo a conoscere Anna Fasano, presidente dal maggio 2019 di Banca Etica, prima donna a guidare questo istituto, grazie all’intervista rilasciata a Credere. Il suo identikit: 45 anni, originaria di Remanzacco in provincia di Udine, un paesino di circa seimila abitanti, “single felice” cresciuta in un ambiente parrocchiale.
Vengo da una famiglia cattolica e sono cresciuta in un clima di impegno e servizio alla comunità. (Ibidem)
Le piace raccontare sorridendo come il giorno della sua laurea in Economia, mentre discuteva la tesi, il suo correlatore fece la seguente osservazione ironica:
Lo sa che banca etica è un ossimoro? (Credere)
Come a dire che non esiste una banca che non persegua unicamente interessi di puro profitto economico. Era il 2003 e Banca Etica muoveva i primi timidi passi. Oggi quel docente sarebbe costretto a prendere atto che l’Istituto ha avuto nel 2018 un utile di oltre 3 milioni di euro e che a guidarlo dalla scorsa primavera è proprio la laureanda a cui rivolse quella battuta. Anna aveva lavorato per alcuni anni, mentre studiava all’università, in una impresa profit, dopodiché si era impegnata nella cooperazione internazionale con l’organizzazione non governativa Ce.V.I. (Centro Volontariato Internazionale) e nell’ambito dell’housing sociale con “Vicini di Casa Onlus”. È poi entrata nel 2010 nel Consiglio di Amministrazione di Banca Etica, in cui ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente dal 2016 al 2019, approdando quindi nel maggio scorso alla presidenza dell’Istituto. Ecco come ha risposto alle domande che ciascuno di noi gli avrebbe probabilmente posto.
Che tipo di banca è una “banca buona”?
Banca Etica privilegia le attività che hanno un impatto sociale ed ambientale positivo. Essendo una società cooperativa, il suo interesse è quello dei soci: dai grandi ai piccoli, tutti hanno la medesima voce in capitolo. Quello che Banca Etica sposa è un modello di economia sana, che ha un futuro, perché frutto di scelte di giustizia. (…) È un fatto che tutte le banche etiche si stanno dimostrando redditizie e, soprattutto, efficaci nel sostenere l’economia reale. Una direzione di impegno che spesso non rappresenta il cuore pulsante della finanza. (Ibidem)
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Un’altra finanza è possibile anche nel mondo del profit?
Da tempo si registra una diffusa attenzione al tema della sostenibilità, anche nel profit: è un primo passo, importante, che va colto come tale. Fino a poco tempo fa, certi discorsi (sul green e non solo) non si facevano, nemmeno per ragioni di immagine. Va detto con chiarezza, però, che il rispetto dell’ambiente è solo una parte della questione: se un’impresa riduce le emissioni ma sfrutta i lavoratori, non è sostenibile. La sfida quindi è cambiare la cultura economica, in modo che pian pano ogni cittadino possa avere un soggetto finanziario di cui fidarsi. (Credere)
“Dobbiamo essere a servizio dell’economia del bene comune”
Nel seguente video un breve intervento della presidente di Banca Etica durante la cerimonia inaugurale di Padova capitale europea del volontariato, del 7 febbraio scorso.
La mia elezione ha avuto una certa eco: “troppo giovane per fare la presidente”
Anna Fasano sottolinea quanto sia necessario in un’impresa del genere fare squadra, collaborare, sfruttare i talenti di ciascuno, peculiarità tutte femminili. E nonostante il mondo della finanza sia molto maschile, crede fermamente che sia un errore sovrapporsi agli schemi degli uomini. Per costruire qualcosa è necessario restare se stessi:
La mia elezione è frutto di un cammino, non un “incidente di percorso” (…) La capacità di fare squadra è uno dei tratti specifici del femminile e io mi sono messa a disposizione proprio perché ritengo indispensabile costruire alleanze e tenere insieme le varie sensibilità. La mia elezione ha avuto una certa eco: qualcuno ha commentato “troppo giovane per fare la presidente”, una frase che mai si sarebbero sognati di dire ad un uomo. Non nascondo che il mondo finanziario è molto maschile. Tuttavia, sono convinta che occorra restare se stessi: per farmi ascoltare da un tavolo di 20 uomini non mi devo adeguare ai meccanismi maschili. È faticoso, ma apre la strada a scenari nuovi. Lo avverto come una responsabilità. (Ibidem)
Il mondo cattolico sta prendendo maggiore consapevolezza dei temi sociali grazie a Papa Francesco?
La Laudato si’ pone questioni cruciali per l’umanità: conciliare le scelte economiche con la tutela del creato e la difesa della dignità di tutti gli esseri umani. La nostra percezione è che l’enciclica abbia effettivamente risvegliato nelle istituzioni cattoliche il desiderio di mettere in discussione gli schemi seguiti fin qui quando si tratta di gestire le finanze. (…) Ma credo che oggi nessun ente religioso vorrebbe investire la propria liquidità in banche che fanno profitti con il business delle armi o con petrolio e carbone. In alcuni casi la procedura di riconversione degli investimenti potrà richiedere del tempo, ma credo che la macchina si sia ormai messa in moto e il processo sarà inarrestabile. (Credere)
San Paolo e Assisi
La parola che le ha cambiato la vita è la prima lettera di san Paolo ai Corinzi, con l’Inno alla Carità, chissà quante speranze le avrà fatto risuonare nel cuore! E se c’è un posto dove vorrebbe tornare più spesso è la città del Poverello:
un luogo molto caro ce l’ho ed è Assisi: mi richiama tanti momenti importanti della mia vita, a partire dal crocifisso di san Damiano. (Ibidem)
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Più donne nella Chiesa!
Finché si parla di animazione e operatività, la presenza della donna nella Chiesa è dominante; ma quando ci si sposta su alcuni temi (quello economico, ad esempio), le cose cambiano. (…) La Chiesa deve avere più coraggio: più spazio ai laici e, di conseguenza, alle donne. (Credere)
L’importante è che non perdano il loro prezioso sguardo femminile!