Dall’Annunciazione all’Assunzione della Vergine, gli angeli si inseriscono come un aiuto fornito da Dio all’uomoArcabas, pseudonimo di Jean-Marie Pirot (Trémery, 26 dicembre 1926 – Saint-Pierre-de-Chartreuse, 23 agosto 2018) è stato un artista francese, considerato il “padre” dell’arte sacra nel ‘900. Tra le sue opere più pregevoli, alcune raffigurano gli Angeli e gli Arcangeli. Questi, infatti, si inseriscono perfettamente in tale visione, come una certezza, come un aiuto fornito da Dio all’uomo. Ecco perché essi molto spesso sono raffigurati accentuandone la profondità e la geometria, quasi fossero statue squadrate primitive.
La tela dell’Annunciazione
Osserviamo, ad esempio, la tela dell’ “Annunciazione” dove la pastosità del colore suggerisce essa stessa solidità, tanto da sembrare quasi una scultura. L’Arcangelo Gabriele porta una mano alla gola, la parte del corpo umano che racchiude gli organi preposti alla parola: da questo semplice gesto, noi capiamo che l’artista ha catturato il momento preciso dell’annuncio della nascita del Salvatore, un annuncio che presuppone l’ascolto attento e pieno di stupore della Vergine, colta in preghiera.
Entrambe le figure sono fuse insieme in un unico blocco dall’accenno della parete rossa e del pavimento losangato mentre l’ombra dell’una diventa, l’ombra dell’altro, quale simbolo di comunione spirituale. L’Arcangelo, raffigurato di profilo, esprime la sua natura divina tramite un occhio in più, simbolo della conoscenza tramite la Fede.
“L’ispirazione”
La gestualità è essenziale nelle opere di Arcabas, come si può notare anche nel dipinto “L’Ispirazione”, dove l’Angelo guida la mano del pittore sussurrando al suo orecchio, con entrambe le mani ai lati della bocca.
Esaminando quest’opera, notiamo l’altra particolarità degli Angeli di Acabars cui si è accennato in precedenza: le ali del messaggero divino sono viste di scorcio dall’alto, evidenziandone la profondità, liscia e piatta come un blocco di pietra. Lo stesso effetto lo ritroviamo anche nel S. Michele Arcangelo, dal dolce sguardo fisso verso l’osservatore: le sue ali sono piegate verso il basso, a riposo.
Leggi anche:
Liberazioni miracolose dalle prigioni ad opera degli angeli: gli episodi più noti
Ombre e ali
Sono ali pesanti, in contrasto con la leggerezza del corpo, soprattutto con le braccia snelle e con le mani delicate, l’una che si flette sotto il mento, in gesto di meditazione, l’altra che si allunga sulla lama della spada, anch’essa a riposo, poggiata sul ginocchio.
Le ombre cortissime suggeriscono una lice accecante, indicata anche dal bianco in cui è immersa l’intera figura, mentre l’ala sinistra si allunga fuori della tela come una mano tesa a chi guarda, a noi uomini, che possiamo, affidandoci al Guerriero celeste, vincere il peccato e la morte che dominano la nostra condizione terrena e ricongiungerci al Padre. Ali di pietra e capelli di fiamma caratterizzano anche due Angeli dell’ “Assunzione della Vergine”.
Il viaggio della Vergine
Di quest’epoca, commissionata dalla Congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione di Parigi, Arcabas dice: “Ho immaginato che due angeli venissero a cercare la Vergine morta. Ella non sale in cielo da sola, ma vi è trasportata. E’ in viaggio. E, in fondo al cuore, ho la certezza che al termine del suo azzurro, dove si risveglierà. Nel cielo azzurro, dove l’attende la croce dorata di suo Figlio, morto e resuscitato”.
L’Angelo è per l’artista ciò che dev’essere per noi tutti: certezza di Vita, certezza della promessa del regno, del patto di salvezza tra Dio e i suoi figli, rinnovato di Cristo.
Leggi anche:
Ogni coro angelico ha un compito diverso: dai “sottomessi” ai “miracolosi”