Come ne La vita è bella, questo papà protegge la figlia dall’orrore e dalla paura convincendola che la guerra sia un gioco.
La Siria è quel posto da dove ci arrivano come luce pulsata di un lontano universo notizie di orrori, morti, traumi, freddo e fame e tutte, tante, di queste lame sappiamo straziare bambini.
La bimba morta di freddo solo pochi giorni fa e ricordata da Papa Francesco all’Angelus del 16 febbraio è già diventata forse per noi un’icona, un simbolo, il ricordo cumulativo di tanti orrori, che sentiamo lontani e invece no, non lo sono.
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E una bomba che esplode a pochi chilometri da noi, se avessimo 4 anni come Selva, un’altra piccola siriana, come sarebbe, vicina o lontana? Spaventosa o non troppo? O divertente, addirittura?
Dipende dal punto di osservazione, dipende dalla compagnia. Essere in braccio al papà, quando si è così piccoli, è come una promessa mantenuta, è sinonimo di speranza certa. Un luogo, quasi uno stato esistenziale, nel quale la realtà è tutta, ma proprio tutta, vivibile e positiva. Dalla vicinanza alla sua guancia più che dalla distanza dalle bombe viene alla piccola la sfrontata e del tutto ignara ingenuità che le permette di scoppiare a ridere, buffa e travolgente come solo i bimbi. Provate a guardare questo breve video, con già due milioni di visualizzazioni, e a non ridere e contemporaneamente a non sentire un sasso premervi il petto.
Il papà, Abdullah Al-Mohammad, che si è inventato per lei “il gioco delle risate” sorride ma tradisce la propria angoscia o almeno a noi, adulti, genitori come lui, sembra di intravvederla. La paura se l’è tenuta tutta lui; si è improvvisato traduttore simultaneo come Benigni, il Guido de La Vita è bella, che spiega agli altri deportati e soprattutto a suo figlio Giosuè, le regole del gioco. E così per la sua piccolina gli scoppi che si sentono dalla casa dove ora sono rifugiati sono indovinelli: aereo o esplosivo?
Non è più vera così, la realtà, in questo abbraccio che non nell’angoscia insostenibile della guerra vista in volto senza veli?
La presenza, l’appartenenza a qualcuno che ci ama fa tutta la differenza. Anche se la guerra dovesse raggiungere questa famiglia con una brutalità ancora più feroce di quanto sia riuscita a fare finora, quel rapporto tra figlia e papà resterà preludio di una realtà verissima, più autentica di tutto, di ogni legame e amore terreno.
Così si legge su Repubblica:
Per distrarre Selva, 4 anni, suo padre Abdullah Al-Mohammad ha inventato un gioco. Ogni volta che una bomba viene lanciata a Idlib, ridono. Così riesce a non farla spaventare. Il video è stato condiviso su Twitter da Mehmet Algan, ex deputato del Partito della Giustizia e dello Sviluppo turco della regione di Hatay.La famiglia è stata costretta a fuggire dalla propria casa a Saraqib – una città nella campagna a Est di Idlib – a causa della guerra civile. Ora vivono nella casa di un amico nella città di Sarmada, dove sono ancora circondati da esplosioni quasi costanti. Ogni volta che cade una bomba, Abdullah chiede: “È un aereo o è un proiettile?” “Un proiettile”, risponde la figlia nel video. “Sì, e quando arriverà, rideremo”, dice Muhammed.
“Non capisce cosa sia la guerra e io le faccio credere che i rumori provengano da armi-giocattolo”, ha spiegato Al-Mohammad a Sky News. “Ho deciso di insegnare a Selva questo gioco per prevenire il collasso del suo stato psicologico. Cerco di evitare che venga colpita da malattie legate alla paura.”