A chi chiedere consiglio se non a una vera coppia cresciuta nella fede se non sapete da che parte iniziare a pregare col partner? E’ questione di pratica, ma anche di mettere a nudo la propria fragilità e questo, spesso ci imbarazza anche più dell’intimità fisica, perché mostra la nostra era fragilità. E’ una grande gioia poter intervistare Giuseppe e Anita (in arte Mienmiuaif – Mia mogile ed io) su un tema a loro molto caro e di difficoltà a dir poco elevata come questo: la preghiera nella coppia. Non “io prego e tu preghi” ma “noi preghiamo”, insieme.
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Siete riusciti a pregare insieme fin da subito o c’è stato un cammino graduale?
Care autrici di “Martha, Mary & Me”, grazie a voi per l’entusiasmo nell’intervistarci!
Per noi è stato da 0 a 100 e graduale allo stesso tempo: abbiamo vissuto il primo anno e mezzo di fidanzamento lontani dalla fede cattolica e assolutamente a digiuno dalla preghiera. A un centro punto, prima Giuseppe poi io, abbiamo fatto un’esperienza concreta e personale di Gesù. Da lì abbiamo entrambi avuto il desiderio di conoscerLo di più e ci siamo fidati della Chiesa Cattolica, la stessa da cui avevamo ricevuto i sacramenti da piccoli, ma che avevamo abbandonato in seguito.
Abbiamo iniziato ad andare a Messa, confessarci, pregare il Rosario, leggere libri di spiritualità, raccontandoci l’un l’altra tutto quello che stavamo scoprendo. Quindi sì ci siamo buttati, dedicando tempo ed energie a queste nuove pratiche, il che spesso sembrava esagerato alle persone intorno a noi, ma a noi pareva il minimo perché vedevamo che solo così si manteneva viva la relazione con Gesù. E poi avevamo notato che le persone veramente felici, con una luce negli occhi mai vista prima, erano tutte persone di preghiera.
Se doveste descrivere la vostra giornata di coppia con Dio, quali sono i momenti che la compongono?
Come preghiera condivisa cerchiamo di andare alla Messa quotidiana insieme (per lavoro/impegni non sempre riusciamo): è lì che portiamo a Dio tutto e chiediamo tutto (spesso non riusciamo ad essere precisi elencando le situazioni così abbiamo coniato il blocco “TUTTO”) è lì che ritroviamo la pace e cominciamo a sorriderci stringendoci le mani, è lì che ascoltiamo la Parola di Dio e assistiamo al più grande miracolo sulla terra. Oltre alla Messa, cerchiamo di recitare il Rosario, uno o più terzetti, a seconda della giornata. Qualche volta riusciamo a farlo insieme, altrimenti lo incastriamo nel corso della giornata, a casa, in macchina, in fila dal medico… (di questo parliamo in un capitoletto del nostro nuovo libro “Mienmiuaif Cake. Il libro che non ti insegna a cucinare”). Maria e il Rosario sono centrali nella nostra vita spirituale.
Avete un padre spirituale che vi segue? Lo consigliereste e perché?
Noi abbiamo una “madre” spirituale. La nostra guida infatti è una monaca (Monache del Cuore Immacolato, un ramo femminile dell’ordine benedettino a cui siamo legatissimi), che ci ha aiutato molto soprattutto nei momenti più importanti, quando c’erano da prendere decisioni difficili. Per le scelte di tutti i giorni cerchiamo di fare discernimento fra di noi, non è che per ogni cosa chiamiamo la nostra madre spirituale, bisogna imparare a prendersi anche delle responsabilità, ma per le cose importanti, anche per la nostra “missione” come Mienmiuaif, è essenziale avere qualcuno di cui ci fidiamo con cui parlare. Consigliamo assolutamente a tutti di trovare qualche persona saggia ed esperta che possa aiutare nel cammino di fede.
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Ci sono stati dei momenti “calanti”, in cui uno dei due o entrambi avete perso un po’ lo sprint? Come li avete superati?
Ci sono spesso momenti “calanti”. Intanto bisogna ripetersi di continuo che è bene perseverare…anche se non si prega con chissà quale trasporto, la costanza fa la differenza. Ognuno sa quanto e come può pregare e decide in cuor suo i tempi che riesce a dedicare, poi è fondamentale non mollare. Durante l’anno è importante programmare dei periodi più intensi da dedicare a Dio, come pellegrinaggi e/o ritiri: sono occasioni ottime per affrontare e superare le fasi di prova e aridità.
Fate conto di rivolgervi ad una coppia che non riesce a ingranare nella preghiera, l’intento ci sarebbe ma…cosa consigliereste? Quali potrebbero essere i primi passi da cui partire?
Non è facile, sicuramente bisogna capire che la preghiera è l’ossigeno per un cristiano. Quindi occorre metterla al primo posto. La propria relazione con Dio deve venire prima di tutto il resto, altrimenti si rischia di agire per conto proprio, non per e con Dio. Bisogna chiedere la grazia di capire l’importanza della preghiera. Bisogna pregare Dio che ci aiuti a pregare. Magari partire con qualche momento la mattina e la sera, poi aggiungere qualche lettura spirituale che faccia capire l’importanza della preghiera. Ma se uno capisce che la preghiera è la base, poi un po’ di tempo lo trova. Non è una frase fatta, abbiamo avuto molti esempi di persone con lavori impegnativi e tanti figli, che però il modo di stare in contatto orante con Dio riescono a trovarlo.
Secondo voi in una coppia che comunque condivide anche la corporeità, perché invece quando si tratta di preghiera prova una sorta di imbarazzo, forse peggiore anche di quello da superare nell’intimità fisica? Cos’é che abbiamo paura di far vedere davvero all’altro?
La preghiera insieme imbarazza perché nella preghiera ci si rivela fragili, piccoli, figli, creature. Il nostro orgoglio è il primo ostacolo. In verità la preghiera è un’arma, non è nulla di melenso. “Rivestitevi dell’armatura di Dio” dice San Paolo. Se non capiamo che in questo mondo c’è una battaglia spirituale da combattere e per farlo abbiamo bisogno di Dio, come dell’aria, non riusciremo a metterci l’impegno e l’entusiasmo che servono, e allora ogni scusa sarà buona per sentirci imbarazzati o evitare di pregare insieme. La preghiera insieme è molto potente. “Dove due o più…”
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