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“Voglio bene al mio fidanzato, ma non sono innamorata”

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Orfa Astorga - pubblicato il 22/01/20

Cos’è l’innamoramento?Nel consultorio, ho sentito più di una volta delle donne ammettere di essersi sposate senza essere davvero innamorate. I motivi:

  • solitudine,
  • paura di rimanere single,
  • desiderio di allontanarsi dalla famiglia d’origine,
  • costume
  • impegno per via di un lungo fidanzamento,
  • pena per un fidanzato disabile,
  • ricatto della propria famiglia o matrimonio di interesse…

C’è stato anche chi mi ha consultata di fronte al dubbio di doversi impegnare o meno, espresso nella frase: “Voglio bene al mio fidanzato, ma non sono innamorata”. Questo dubbio si radica in genere in un senso di colpa e una grande frustrazione, perché innamorarsi è il culmine dell’inclinazione naturale nell’uomo e nella donna a cercare l’unione.

Cosa significa innamorarsi?

Non ci si innamora quando e come si vuole con un atto di libera volontà. Si subisce l’“ebollizione” del proprio corpo come uomo o donna, di cui si incaricano inizialmente i nostri ormoni.

Può esserci un primo approccio di corrispondenza, un “Mi piace, è il mio tipo”, che si basa solo sull’attrazione fisica. Lo sguardo, il tocco delle mani, le labbra, la voce, il calore e la presenza fisica dell’altro ci colpiscono.

Per questo l’intensità dell’innamoramento ha origine nella nostra carne, come manifestazione più primaria della nostra sessualità, e si può quindi ben dire che è quando il cuore vince la partita contro la testa e la ragione si arrende felicemente, mettendo tutte le sue risorse al servizio dei sentimenti del cuore.

È quando appaiono le dinamiche proprie dell’innamoramento:

  • Desiderio intenso di stare sempre insieme.
  • Desiderio che la sublimità di quello che ci è accaduto sia intimità, solo ed esclusivamente nostra
  • che quello che proviamo non passi mai e la nostra unione non ceda di fronte alle difficoltà della vita
  • di essere la versione migliore di se stessi per “essere degni d’amore”
  • sentire l’impulso alla vita, a godere di tutto ciò che ci circonda, in cui tutto acquisisce una luce nuova, una novità che ci trasforma in musicisti e poeti in grado di
  • scoprire il nuovo nel vecchio, con la sublime umanità di cui parla l’espressione “Sono nato il giorno in cui ti ho conosciuto”.

L’importanza di innamorarsi

Tutte queste dinamiche dell’innamoramento invitano certamente a costruire un progetto di vita insieme, ma c’è bisogno di qualcosa di più del semplice impulso della carne. Serve un coinvolgimento di tutta la persona, visto che l’impulso carnale, per quanto intimo e intenso, può essere ciclico, e perfino effimero: nasce, raggiunge il culmine e decade.

Non è così quando innamorarsi si traduce nella disposizione fisica e spirituale ad aprirsi a poco a poco all’intimità, passando dall’essere uniti nelle azioni ad essere uniti nell’essere.

L’innamoramento fa quindi raggiungere l’unione intima affettiva e sensibile, che dà la capacità di sentire il corpo dell’amato come se fosse proprio, ovvero il corpo che incarna tutta la persona, in un amore personale che trascende ciò che è puramente sensuale, fisico, emotivo e biologico.


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Un amore che trascende il tempo

È per questo che una coppia di anziani, in cui la passione si è spenta, può rimanere innamorata sentendosi e vedendosi attraverso la propria corporeità in grado di esprimere la tenerezza di tutto il proprio essere, con le espressioni degli occhi, la voce, il sorriso, le carezze o la bontà dell’uno nei confronti dell’altro.

Non vale l’espressione “Si è sposata ciecamente innamorata”, perché l’innamoramento non toglie in alcun modo l’autodeterminazione, perché al di sopra degli impulsi e dei sentimenti la ragione deve imporsi per dettare la convenienza di andare avanti o meno nel rapporto, visto che ci si trova in una tappa di libertà e nulla deve influire su chi ha un’affettività ben formata.

Innamorarsi segna la differenza tra “amare” come atto proprio della volontà e l’altro “amare” in cui è profondamente coinvolto il cuore di chi ama.