Lo spirito celeste non la lasciava mai, e la sua presenza era per la religiosa polacca un grande conforto. Camminava al suo fianco, la proteggeva in ogni circostanza, la difendeva da ogni sorta di pericolo. Era per lei un amico fedelissimo.
Cominciando la lettura degli scritti spirituali di santa Faustina, religiosa polacca, apostola della divina misericordia, ci si potrebbe immaginare che la sua vita fosse più facile di quella degli altri. Non diceva forse che il suo angelo custode – come pure altri spiriti celesti – l’accompagnava in modo invisibile lungo tutto il corso della sua vita? Eppure la mistica polacca confessa più volte, nel suo Diario, che ogni giornata comincia e termina per lei come un vero combattimento interiore. E non appena scarta un ostacolo eccone altri dieci a sbarrarle la strada.
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E se potessimo parlare ogni giorno con il nostro angelo custode?
Comunicare con gli spiriti celesti è una grazia. Averli come amici fedeli, guide di preghiera e confidenti delle azioni di Dio è meraviglioso. Gli angeli, però, non si sostituivano a suor Faustina nelle decisioni difficili: come tutti noi, anch’ella doveva affrontarle da sé. D’altro canto, essi la incoraggiavano nei suoi sforzi, la confortavano nelle inquietudini e la proteggevano nei pericoli.
Un tutore personale sul cammino verso l’eternità
È alla fine della sua vita che santa Faustina viene trasferita al monastero di Cracovia. Le affidano l’ufficio dell’accoglienza. Questo nuovo compito è assai difficile a causa dei costanti moti dell’epoca e dell’ostilità di alcuni nei confronti della Chiesa. Un giorno, nel corso della sua conversazione mistica con Dio, Faustina decise di chiederGli che nessuna persona mossa da cattive intenzioni osasse avvicinarsi al monastero. Sentì allora queste parole di Gesù: «Figlia mia, ho messo un angelo all’ingresso, sopra la porta. Sta’ tranquilla» (Diario, 1271).
Il suo voto fu esaudito. La religiosa polacca conobbe una particolare intimità con il proprio angelo custode. Un giorno, durante un viaggio in treno, Faustina lo vide al suo fianco pregare e contemplare Dio (Diario 490). Le appariva spesso, anche nei compiti più ordinari, come in cucina o in giardino. Un segno su fino a che punto Dio, attraverso il suo angelo custode, sia vicino alla vita quotidiana, alle sue piccole gioie come alle sue sofferenze (Diario 1312). Come quando un giovedì, durante l’ora santa, Faustina sentì un potente dolore fisico. Decise tuttavia di continuare a pregare. Tornata nella sua cella, avvertì un attacco diabolico. Spaventata, invocò l’angelo custode e quest’ultimo le apparve e le si fece prossimo: «Non abbiate timore, sposa del mio amato Signore. Questi spiriti non vi faranno alcun male senza il Suo permesso» (Diario 419).
Per tutta la vita, l’angelo custode di santa Faustina sarebbe rimasto un amico fedele. Un tutore personale, come lo stesso san Tommaso d’Aquino lo descriveva. Il doctor angelicus scrisse nella sua Summa Theologiæ che quando una persona nasce le viene attribuito un tutore, e così ciascuno ha il proprio angelo custode. Per san Tommaso, nelle nostre vite terrene avanziamo verso la patria celeste, e sul cammino siamo minacciati da numerosi pericoli che vengono «dall’interno e dall’esterno». Per farvi fronte abbiamo bisogno di una protezione speciale. Dunque, finché si trova in questo pellegrinaggio terreno, l’uomo si vede attribuire uno speciale custode: l’angelo custode. E quando egli arriva alla meta del suo cammino, l’uomo non ha più un angelo custode, ma un «angelo regnante con lui nel Regno celeste, oppure uno spirito che lo tormenta all’inferno», precisa ancora l’Aquinate (STh I, 113,4).
Dunque non è vero che l’uomo sia abbandonato alla sua solitudine. Il mondo invisibile è reale, un’armata di creature celesti veglia su di lui, e ce n’è una in particolare che si dedica a lui in ogni istante. Non disdegniamo quelli che non vediamo, per i quali Dio – nella sua sollecitudine – ci manda spesso dei testimoni come santa Faustina.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]