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Cos’è vero e cos’è finzione nel film “I due Papi”?

DWÓCH PAPIEŻY

Peter Mountain/Photoshot/East News

Łukasz Kobeszko - pubblicato il 23/12/19

L'ultimo film di Fernando Meirelles informa all'inizio gli spettatori che si basa su fatti reali, ma non è del tutto così

È già uscito nei cinema uno dei film più importanti collegati ai temi cattolici nel 2019. L’opera del regista Fernando Meirelles e dello sceneggiatore Anthony McCarten (ideatore di Bohemian Rapsody, Dark Time e Theory of Everything, tra le altre) torna alla fine inaspettata del pontificato di Benedetto XVI.

La rinuncia del Papa nel febbraio 2013 è stata un evento senza precedenti nella Chiesa cattolica da secoli, e allora come oggi suscita una serie di controversie, domande e teorie della cospirazione. Il desiderio di affrontare questi dubbi è stato probabilmente un fattore importante per la realizzazione del film.

Se i suoi autori sono usciti illesi dal compito, continua ad essere una domanda aperta, ma nel cercare di rispondere bisogna tener conto di quello che nella trama del film risponde alla realtà, di quello che può essere solo probabile e degli eventi che sono del tutto fittizi.


THE TWO POPES

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Funerale del Papa e due conclavi

I due Papi si concentra sull’interpretazione di Anthony Hopkins (Benedetto XVI) e Jonathan Pryce (cardinale Jorge Bergoglio e Papa Francesco). La parte principale della storia si svolge nell’estate 2012, quando Papa Benedetto XVI celebra il settimo anno del suo pontificato. La storia riporta poi all’aprile 2005, con il funerale di Giovanni Paolo II e il conclave iniziato il 18 aprile.

Al secondo giorno di conclave è stato eletto Papa Benedetto XVI. Nel film vediamo anche l’annuncio pubblico della rinuncia di Benedetto XVI durante il concistoro in Vaticano l’11 febbraio 2013 e un altro conclave tra il 12 e il 13 marzo 2013, terminato con l’elezione di Francesco.

Tutti questi eventi, come il corso del conclave e perfino i possibili profili dei cosiddetti papabili alla dignità di vescovo di Roma nel 2005 e nel 2013, sono stati rappresentati fedelmente nella pellicola.

Sono stati mantenuti con precisione anche piccoli dettagli, come le maniche del maglioncino nero che escono da sotto la veste papale di Benedetto XVI durante la prima benedizione dal balcone della basilica di San Pietro il 19 aprile 2005 o la prima benedizione di Francesco il 13 marzo 2013, durante la quale è apparso senza la cappa rossa e le scarpe papali e con la sua croce episcopale al petto. È vero anche il contenuto del breve saluto che Francesco ha pronunciato in italiano, iniziando con il famoso “Buonasera!”

La trama argentina e il sacerdote Maciel

Nelle reminiscenze più lontane della pellicola appaiono ricordi di gioventù del Papa attuale, risalenti a metà degli anni Cinquanta. A questo riguardo, gli autori del film si sono probabilmente rifatti ai dati della biografia Francisco. Vida y revolución di Elisabetta Piqué, pubblicata in Polonia nel 2016.

L’autrice indica che prima di entrare nel noviziato gesuita il futuro Papa usciva con una ragazza che poteva anche pensare di sposare. Alla fine ha rinunciato, seguendo una vocazione sacerdotale sentita in una chiesa trovata per caso camminando per strada e confermata durante la Confessione con un sacerdote di turno nel confessionale.

La storia mostra anche il lavoro del giovane Jorge Bergoglio nel laboratorio chimico prima di entrare in seminario, come confermato nelle biografie. La sua superiora era la paraguayana Esther Ballestrino, che ha continuato ad essere amica di padre Bergoglio per anni ed è poi diventata vittima della sanguinosa dittatura militare del generale Jorge Videla, che ha governato l’Argentina nella seconda metà degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta.

La scena rappresentata nel film in cui il futuro Papa la aiuta a nascondersi e porta dei libri di letteratura di sinistra nel portabagagli della sua automobile (tenerli comportava severe rappresaglie in quel momento in Argentina) corrisponde alla realtà, come è emerso in seguito dal tragico destino della Ballestrino, assassinata dal regime.

I motivi collegati alla “guerra sporca” argentina (repressione di massa della dittatura militare contro l’opposizione e gli studenti) rappresentano una parte importante dell’aspetto retrospettivo della trama de I due Papi.

I realizzatori hanno dimostrato che potrebbero essere una fonte di rimorso per il cardinal Bergoglio già nel 2012. Nel film appare una conversazione con Benedetto XVI in cui ammette che come provinciale dei Gesuiti argentini (funzione che ha svolto dal 1973 al 1979) potrebbe aver preso misure insufficienti per difendere vari membri della sua congregazione religiosa che erano stati bersaglio della giunta militare.

Si tratta di personaggi reali che si mostrano nel film, i padri Orlando Yorio e Franz Jalics, che realizzavano delle missioni gesuite nelle baraccopoli vicine a Buenos Aires e che vennero sequestrati dagli squadroni della morte militari e torturati.

La sceneggiatura suggerisce che padre Bergoglio ordinò la chiusura della missione ed espulse entrambi i Gesuiti dalla congregazione. La sequenza degli eventi, basata su una serie di fonti biografiche, è reale. I religiosi vennero prima arrestati e poi costretti a emigrare ed espulsi dall’ordine, cosa che però alla fine salvò loro la vita.

Il film mostra sinceramente gli sforzi di padre Bergoglio per salvare i chierici e tutti i perseguitati contattando i membri della giunta militare sulla questione.

La scena rappresentata nel film non contraddice la situazione reale, visto che padre Jalics dopo molti anni celebra la Messa con il futuro Papa e si scambiano il segno della pace. È autentico anche quanto menzionato nel film quando il cardinal Bergoglio dice a Benedetto XVI che il secondo gesuita, che alla fine aveva abbandonato la congregazione, ha accusato per il resto della vita il futuro Papa di non averlo protetto a sufficienza dalla repressione.

Notizie false ne I due Papi

Il regista e lo sceneggiatore hanno ripetuto nel film anche le notizie false circolate nel mondo poco dopo l’elezione di Francesco. In quel momento sui mezzi di comunicazione sono apparse delle foto che mostravano il vescovo e sacerdote come Papa che dava la Comunione al leader della giunta militare argentina, il generale Videla.

Le immagini mostravano tuttavia un altro vescovo argentino degli anni Settanta (padre Bergoglio all’epoca non era vescovo) e un altro sacerdote diocesano. Nella pellicola, però, uno dei personaggi accusa padre Bergoglio di aver dato la Comunione al dittatore.

Le parti della trama argentina non corrispondono a fonti biografiche, il che suggerisce che dopo la caduta della dittatura nel 1983 padre Bergoglio venne destituito dalla funzione di provinciale gesuita.

Il film suggerisce che era una punizione per la presunta cooperazione con il regime, e lo stesso padre Bergoglio è andato in una specie di “esilio” in una provincia lontana. Ad ogni modo, il gesuita ha concluso il mandato in base a quanto prescritto dagli statuti della sua congregazione, e poi è diventato rettore della facoltà di Teologia dell’Università di San Miguel. Negli anni Ottanta è stato anche brevemente in Irlanda e Germania Occidentale.

Forse la trama è stata sottolineata nella sceneggiatura come una specie di equilibrio tra i personaggi che nel film ascoltano le confessioni altrui e si presentano come persone che commettono errori e hanno dubbi e cadute.

In questo contesto, durante la confessione nel film di Benedetto XVI davanti al cardinal Bergoglio appare la storia di padre Marcial Maciel Degollado, fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, che ha molestato sessualmente i suoi protetti e ha mantenuto relazioni nascoste con varie donne. Benedetto XVI menziona il caso nel film come un peccato di omissione del Papa.

Alla luce dei documenti divulgati, però, il Vaticano conosceva da decenni le accuse contro il religioso messicano. È stato proprio Benedetto XVI, un anno dopo l’inizio del suo pontificato, a ritirare Maciel dal servizio sacramentale inviandolo alla penitenza perpetua.

Riunioni mai esistite e Vatileaks

L’elemento centrale della sceneggiatura de I due Papi, l’incontro tra il cardinal Bergoglio e Benedetto XVI nella residenza papale estiva di Castel Gandolfo nell’estate 2012, è con ogni probabilità una finzione cinematografica.

Non esistono fonti che confermino il viaggio del cardinal Bergoglio in Italia per incontrare il Papa e presentargli una richiesta scritta di ritiro.

Le disposizioni del Codice di Diritto Canonico indicano il principio del ritiro automatico di vescovi e cardinali a 75 anni. Roma può esercitare questo diritto nei loro confronti, ma se l’interessato gode di buona salute può continuare a servire nella diocesi. Il cardinal Bergoglio ha raggiunto l’età del ritiro nel 2011, per cui non era necessario che si recasse in Vaticano nel 2012 con una richiesta di ritiro. Fino a quando è stato eletto Papa nel 2013, ha mantenuto la dignità di arcivescovo di Buenos Aires, e ovviamente la berretta cardinalizia ricevuta nel 2001.

Non c’è neanche ragione di affermare che Benedetto XVI volesse, come mostra il film, affidare l’ufficio papale proprio al cardinal Bergoglio. Questa trama si è basata sul fatto ampiamente noto che il futuro Papa Francesco era già uno dei papabili al conclave del 2005. Benedetto XVI, che ha deciso di rinunciare ed è volato dal Vaticano a Castel Gandolfo il 28 febbraio 2013, non ha influito sul corso del conclave di marzo, a cui non ha neanche partecipato.

Il film I due Papi mostra con sincerità lo scoppio dello scandalo del Vatileaks all’inizio del 2012, quando trapelarono informazioni di documenti segreti che rivelavano una serie di irregolarità nel funzionamento degli uffici del Vaticano. Tutto questo è stato accompagnato dall’arresto del maggiordomo papale Paolo Gabriele, ricordato nella pellicola.

Il film indica chiaramente che gli effetti dello scandalo possono aver influito sulla decisione del Papa di rinunciare, ma ci si muove ancora nel campo delle congetture, perché lo stesso Benedetto XVI non ha confermato pubblicamente questi motivi per la sua decisione.

Il regista ha quindi creato le conversazioni tra Benedetto XVI e il suo successore nelle sale e nei giardini di Castel Gandolfo, anche se si è basato su vari eventi reali, come il fatto che Benedetto XVI suona il pianoforte e Francesco ama il calcio e il tango. Il film ricorda anche che nello studio Abbey Road (in cui hanno registrato, tra gli altri, anche i Beatles) è stato lanciato un album musicale con la partecipazione di Papa Benedetto.

In Musica del Vaticano, lanciato nel 2009, non è stato tuttavia registrato alcun brano dell’interpretazione del Papa al piano come si vede invece nel film, ma il Pontefice che recita parti di preghiere e litanie in 5 lingue diverse.

Nel film “I due Papi” sono fittizie anche le conversazioni tra Benedetto XVI e il cardinal Bergoglio nella Cappella Sistina, oltre che le riunioni successive tra i due in varie occasioni, in uno stile divertente mentre guardano la finale tra Germania e Argentina ai Mondiali di Calcio in Brasile nel 2014 bevendo birra. Negli ultimi minuti del film appaiono immagini reali di uno degli incontri dei due Papi che ha avuto luogo dal 2013.

L’elemento dell’opposizione che confonde

Vale infine la pena di fare attenzione all’elemento di opposizione che crea confusione nella sceneggiatura de “I due Papi”, che si costruisce tra i personaggi interpretati da Anthony Hopkins e Jonathan Pryce.

Il contesto del ricordo del conclave del 2005 e le lunghe conversazione nel film tra i due a Castel Gandolfo suggeriscono che dopo il 2005 il cardinal Bergoglio sia stato il centro principale di una sorta di “opposizione” nella Chiesa al pontificato di Benedetto XVI, o anche un critico del pontificato di Joseph Ratzinger.

Questa argomentazione non si basa su fatti reali. L’arcivescovo e cardinale argentino non ha mai criticato Benedetto XVI, non lo ha accusato di essere conservatore né si è posto come leader dell’ala riformista o liberale della Chiesa. Abbiamo già avuto l’opportunità di imparare le differenze di mentalità, stile comunicativo e pratica pastorale dei due Papi dal 2013, ma il film presenta qui tesi troppo radicali e divergenti.

Malgrado i commenti precedenti, l’opera di Meirelles e McCarten può certamente contribuire al rinnovato interesse di massa sia alla personalità che all’insegnamento di Papa Francesco, come anche al grande apporto del pontificato di Benedetto XVI.

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