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Quanto tempo si passa in Purgatorio?

SOULS IN PURGATORY

Rappresentazione di anime purganti.

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Philip Kosloski - pubblicato il 26/11/19
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La buona notizia è che il Purgatorio è “solo” una tappa, uno step di preparazione per salire al Cielo.

Dopo la nostra morte, se andiamo in Purgatorio, quanto tempo ci resteremo? Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice decisamente poco su quest’ultima tappa di preparazione alla vita eterna.

La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621 e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, 623 parla di un fuoco purificatore:

« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ».

CCC 1031

Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la « pena eterna » del peccato. D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta « pena temporale » del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.82

CCC 1472

La Chiesa non offre vere e proprie indicazioni quanto alla durata di questa tappa di purificazione, e ciò per due ragioni.


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Anzitutto, tutto dipende da quel che s’intende per “durata”.

Tradizionalmente, il purgatorio designa il luogo – ma si dovrebbe dire piuttosto “lo stato” – che permette di purificarci dalla pena temporale (la marca lasciata dai peccati malgrado l’assoluzione). Si può dunque parlare di durata nella misura in cui l’anima subisce in purgatorio un processo di purificazione che ha un principio e una fine. E tuttavia questa differenza non si misura a priori come la si misurerebbe nella vita terrena.



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D’altro canto, il purgatorio è differente per ogni persona. Siccome Dio è giudice giusto, egli determina una “pena” in funzione del nostro attaccamento al peccato. Quest’attaccamento varia da un individuo all’altro al momento della morte, quindi nel purgatorio ciascuno vivrà un’esperienza a lui propria. Alcuni vi passeranno dei “minuti”, altri invece degli “anni”. Per questo è impossibile stabilire la durata del “soggiorno in purgatorio”. Quel che è certo – ed è particolarmente importante – è che tale soggiorno non è eterno, si tratta solo di una tappa.


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La sofferenza generata dal processo di purificazione non dura eternamente, perché altrimenti non si chiamerebbe purgatorio ma inferno. Alla fine dei tempi, quando il Signore tornerà, il purgatorio cesserà di esistere, perché tutte le anime che vi si saranno trovate saranno state purificate, e la sua funzione sarà stata adempiuta. Tutte le anime del purgatorio andranno in Cielo, e il purgatorio non esiterà più.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]