Come mai questa storia è diventata virale? Perché è molto commovente? Forse perché ci riporta fino alla nostra origine, alla misura dell’amore di un Padre che ha contato ogni capello del nostro capo.Non sono una star di Instagram, neanche lontanamente. Una manciata di like alle mie foto è già tanto. Data questa premessa, mi sono stupita che un mio scatto condiviso abbia raggiunto molte centinaia di like, da perfetti sconosciuti: era la foto di una donna che faceva le trecce a una bambina, a commento di una notizia di cronaca giunta da oltreoceano. Allora mi sono chiesta: cosa c’è di virale in questa notizia ? … si dice così, oggi. Ma posso esprimere meglio l’idea: cosa cattura l’attenzione emotiva di chi la osserva?
Raccontiamo questo fatto di cronaca cittadina e poi ragioniamoci. Forse aveva proprio ragione Giovannino Guareschi quando, da bravo cronista di paese, diceva che era per lui entusiasmante andare a scovare notizie a portata di bicicletta, cose tanto piccole ed eclatanti come la casalinga che si sbuccia una mano pelando le patate.
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Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te
Isabella Pieri è una bimba di 11 anni che vive nello Utah insieme al suo papà e ai fratelli; ha perso la mamma due anni fa per una malattia. I media americani hanno raccontato la storia della famiglia Pieri, intervistando tutti i protagonisti. E risulta evidente che la concretezza di una perdita così enorme esplode anche nei dettagli: il papà si è fatto carico di tutta la gestione familiare, fino alla necessità di dover pettinare i bellissimi capelli rossi di sua figlia. Ne è uscito sconfitto. La quotidianità dell’affetto è anche la pazienza infinita di asciugare e districare i nodi di una chioma esuberante ed è un’incombenza in cui – gli uomini non si sentano lesi nell’orgoglio – le donne dimostrano doti di resilienza eccezionali. Per inciso: da alcuni anni uso una spazzola che mi ha cambiato la vita e cosa ho scoperto? È stata progettata da un imprenditore che ha perso la moglie a causa di un tumore e si è ritrovato completamente incapace di domare i capelli biondissimi e dai ricci ribelli delle sue due figlie. Morale: ha mollato il precedente lavoro per brevettare una spazzola magica. Ci è riuscito, io non la cambierei con nessun’altra. Le vie dei maschi sono molto diverse dalle vie delle femmine: la madre pettinava, il padre ha costruito uno strumento.
Anche il papà di Isabella ha mollato la presa, scegliendo di tagliare i capelli alla bambina. Ma quei testardi sono ricresciuti, folti e indisciplinati. Il meglio che lui riusciva a fare era una semplice coda di cavallo. Una femminuccia ci tiene tantissimo all’acconciatura e, pur senza recriminare nulla al padre, Isabella ha trovato un’alternativa: ha chiesto aiuto alla signora che guida il bus della scuola.
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Talvolta aveva visto delle sue compagne affidarsi alle mani dell’autista per essere sistemate prima di scendere dal bus. Ed ecco che, dunque, entra in scena Tracy Dean le cui abilità, evidentemente non si limitano alla guida di grossi mezzi. Saputa la storia della piccola, Tracy ha deciso di farle le trecce ogni mattina e non in modo veloce e sbrigativo: si porta sul bus una borsa piena di ogni ben di Dio, dagli elastici alla lacca, pettini e spazzole, olii districanti e illuminanti. Arrivati al capolinea, davanti all’istituto scolastico, comincia il salone di bellezza. Isabella può sfoggiare ogni giorno un look che la fa andare a testa alta, letteralmente. Pettinare non è eseguire un gesto, ma accarezzare e adornare un’anima … il mondo rosa lo sa.
Tutta questa premura quotidiana nasce da un puro e semplice istinto di bontà? Qualcosa in più. Qualche anno fa la signora Tracy ha avuto un tumore e la paura di morire l’aveva portata a chiedersi con tremore chi si sarebbe occupato dei suoi figli, se lei fosse mancata. Misteriosamente quella ferita aperta nel suo cuore l’ha resa un incontro provvidenziale sulla strada altrettanto ferita di Isabella. Un’altra madre era morta, lasciando la propria figlia alle mani altrui.
L’etica della reciprocità si fonda su due regole, una d’argento meno impegnativa che dice : “Non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te” e una d’oro che è la versione più preziosa e positiva: “Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”. Forse è proprio qui che è nascosto il seme virale della notizia. Tu, di cosa hai bisogno? Cosa vuoi sia fatto a te?
Stai a guardare il capello
Istinto materno, il bisogno di attenzione dei bambini, un dolore ingiusto che andava consolato. Queste solo le chiavi lettura prevalenti con cui la notizia è stata riportata, e pescano senz’altro nel giusto. Eppure è come se si fermassero un passo prima del salto vero e proprio. Spesso qualcosa ci attrae senza che ci sia piena consapevolezza del perché; abbiamo calamite interne che rispondono a tutte le chiamate che il Creatore ha scritto nell’anima. Quella di Isabella e Tracy è una storia che parla senz’altro di un affetto lacerato che è stato accarezzato da un accudimento commovente. Ma è anche qualcosa di più; non è solo una storia del 2019, ci riporta a un tempo così antico da non essere ancora misurato in anni.
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Ci riporta al progetto di un Padre che ha scelto di farci oggetto di un amore che conta tutti i capelli del nostro capo. Da questo noi non possiamo scappare; siamo fatti per essere amati completamente da Uno che abbraccia con infinita premura anche i nostri dettagli. Amati fino all’ultimo capello crespo.
Perciò stupisce che molti nostri detti siano davvero ingiusti verso i capelli, molto negativi insomma. «Averne fin sopra i capelli», «spaccare il capello in quattro», «tirato per i capelli», «stare a guardare il capello», «pettinare le bambole». L’attenzione alla capigliatura diventa sinonimo di un puntiglio esagerato o di inutilità. Allora, vorrà dire che Dio ama in modo puntiglioso e inutile: non gli sfugge nulla di noi e darebbe la vita anche per il dettaglio più inutile della nostra unicità. Ecco cosa vogliamo che sia fatto a noi. Vogliamo che ci sia qualcuno che sta davvero a guardare il capello, non solo i meriti evidenti o le lacune clamorose. Vogliamo qualcuno che ci ascolti non solo perché facciamo la voce grossa, ma che veda perfino il fastidioso nodo ai capelli vicino al collo. E che noti, diciamolo infine, il più piccolo squarcio di dolore non cicatrizzato e nascosto dentro l’anima. Così può solo Dio.
Ma anche l’uomo è chiamato a pettinare le bambole, cioè si educhi a una premura non tanto efficiente nei risultati, quanto addirittura inutile. Per spiegarmi devo ricorrere al signor Chesterton, ripetendomi come un pappagallo, peraltro. Credo di aver citato questo episodio già varie volte, ma solo perché mi sento come il bambino che non si stanca di ripetere qualcosa che lo ha entusiasmato. All’inizio del ‘900 uscì un decreto in Inghilterra che imponeva il taglio dei capelli obbligatorio ai bambini frequentanti le scuole dei poveri: voleva essere una premura igienica per prevenire i pidocchi. Se era una premura perché non fu imposta anche ai bambini delle scuole per famiglie abbienti? Questa domanda fu posta dal signor Chesterton, che fieramente si oppose alla legge in nome di un’osservazione così semplice da risultare quasi scontata: una madre perderebbe intere giornate a pulire e pettinare i capelli di sua figlia, piuttosto che vederla rasata a zero.
La vera cura non è fatta solo del necessario ma anche dell’inutile. A una madre è perfettamente chiaro che se per curare una figlia si può evitare il peggio percorrendo una strada infinitamente più lunga, si fa senza esitazioni. Perché il punto non è solo togliere i pidocchi, ma contemporaneamente amare quei capelli … e cioè la persona nella sua interezza.
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Qualcuno liquiderà in fretta questa posizione come futile, altri si commuoveranno come me che per la millesima volta mi accingo a rileggere l’intuizione di Chesterton di fronte alla bellezza intoccabile di una bambina (e di tutti noi):
Quella piccola monella con i capelli ramati, che ho appena visto trotterellare davanti a casa mia, non dovrà essere rasata o azzoppata o alterata in qualche modo; i suoi capelli non dovranno essere tagliati corti come quelli di un carcerato; no, tutti i regni della terra dovranno essere modellati e mutilati per adattarsi a lei. Lei è la sacra immagine dell’uomo; attorno a lei la fabbrica sociale vacillerà, si spaccherà e crollerà; le colonne della società tremeranno e le volte della storia si sgretoleranno, e non uno dei suoi capelli sarà toccato. (da Cosa c’è di sbagliato nel mondo)