Compito per nulla facile quello di descrivere lo stato di tumulto in cui trovava la Clinica Regina Elena a Roma, quel giorno del 1952. Là era ricoverato Fra Daniele Natale, religioso cappuccino di trentatré anni, per la rimozione di un cancro alla milza. Il Dott. Riccardo Moretti si era dapprima rifiutato di eseguire la delicata operazione perché la malattia era molto avanzata, ma l’insistenza del paziente lo portò a fare un tentativo in extremis.
Purtroppo, i timori del medico furono confermati: Fra Daniele entrò in coma subito dopo l’intervento chirurgico e morì tre giorni dopo. Rilasciato il certificato di morte, parenti e conoscenti accorsero vicino al corpo senza vita del cappuccino a pregare per lui. Fin qui, niente di strano. Tutto successe all’interno della routine di qualsiasi ospedale. Il clamore iniziò, o meglio, esplose tre ore dopo che era stata dichiarata la morte del religioso. Improvvisamente, il cadavere si tirò via il lenzuolo che lo copriva, si alzò con determinazione e cominciò a parlare! Tutti corsero terrorizzati fuori dalla stanza, urlando per i corridoi. Un putiferio senza precedenti scoppiò in tutto l’ospedale. E non era cosa da poco!
"Due/tre ore di Purgatorio"
Lo stesso Fra Daniele narra, con la semplicità dei racconti evangelici, quello che accadde in quell’intervallo di tre ore. “Mi presentai dinanzi al trono di Dio. Vedendo Dio, ma non come un Giudice severo, bensì come Padre affettuoso e pieno di amore. Allora capii che il Signore aveva fatto tutto per amor mio, che si era preso cura di me dal primo all’ultimo istante della mia vita, amandomi come se io fossi l’unica creatura esistente su questa terra. “Mi resi anche conto però che, non solo non avevo ricambiato questo immenso amor divino, ma l’avevo del tutto trascurato. Fui condannato a due/tre ore di Purgatorio. Ma come?, mi chiesi, solo due/tre ore? E poi potrò rimanere per sempre vicino a Dio eterno Amore? Feci un salto di gioia e mi sentii come un figlio prediletto”.
Il giubilo di Fra Daniele, tuttavia, non durò a lungo. “La visione scomparve ed io mi ritrovai in Purgatorio. Le due tre ore di Purgatorio mi erano stata date soprattutto per aver mancato al voto di povertà. Erano dolori terribili che non sapeva da dove venissero, però si provavano intensamente. I sensi che più avevano offeso Dio in questo mondo provano maggio dolore. “Era una cosa da non credere perché laggiù nel Purgatorio, uno si sente come se avesse il corpo e conosce e riconosce gli altri come avviene nel mondo".
"Dove sei? Perchè non ti vedo?"
Intanto, proseguiva Fra Daniele, "non erano passati che pochi momenti di quelle pene e già mi sembrava che fosse un’eternità. Quello che più fa soffrire nel Purgatorio non è tanto il fuoco, pur tanto intenso, ma quel sentirsi lontani da Dio, e quel che più addolora è di aver avuto tutti i mezzi a disposizione per la salvezza e di non aver saputo approfittare. Pensai allora di andare da un confratello del mio convento per chiedergli di pregare per me che ero nel purgatorio. Quel confratello rimase meravigliato perché sentiva la mia voce, ma non vedeva la mia persona, e chiese: Dove sei? Perché non ti vedo? Io insistevo e, vedendo che non avevo altro mezzo per raggiungerlo, cercai di toccarlo; ma le mie braccia si incrociavano senza toccarsi. Solo allora mi resi conto di essere senza corpo. Mi accontentai di insistere perché pregasse molto per me e me ne andai”.
L'apparizione della Madonna
La situazione in cui il cappuccino si trovava sembrava non corrispondere con il verdetto ricevuto durante il giudizio particolare. “Ma come? Dicevo a me stesso non dovevano essere solo due o tre ore di purgatorio? E sono trascorsi già trecento anni”.
“Ad un tratto - ricostruisce il frate - mi apparve la Beata Vergine Maria e la scongiurai, la implorai dicendole: O santissima Vergine Maria, madre di Dio, ottienimi dal Signore la grazia di tornare sulla terra per vivere ed agire solo per amore di Dio! Mi accorsi anche della presenza di Padre Pio e supplicai anche lui: Per i tuoi atroci dolori, per le tue benedette piaghe, Padre Pio mio, prega tu per me Iddio che mi liberi da queste fiamme e mi conceda di continuare il Purgatorio sulla terra. Poi non vidi più nulla, ma mi resi conto che il Padre parlava alla Madonna. Dopo pochi istanti mi apparve di nuovo la Beata Vergine Maria: era la Madonna delle Grazie. Ella chinò il capo e mi sorrise. In quel preciso momento ripresi possesso del mio corpo, aprii gli occhi e stesi le braccia. Poi, con un movimento brusco, mi liberai del lenzuolo che mi copriva. Ero stato accontentato, avevo ricevuto la grazia”.
Subbuglio in clinica
Tutto questo non era una fantasia. “Quelli che mi vegliavano e pregavano, spaventatissimi, si precipitarono fuori dalla sala per andare in cerca di infermieri e di dottori. In pochi minuti la clinica era in subbuglio. Credevano tutti che io fossi un fantasma. Il medico che certificò mia morte entrò con grande meraviglia di tutti i presenti. Con le lacrime agli occhi il dottore disse: Sì, adesso credo: credo in Dio, credo nella Chiesa, credo in Padre Pio”.
Quattro decenni di apostolato e sofferenza.
Dopo questo episodio. Frate Daniele riprese la sua vita di apostolato, come un fedele discepolo di San Pio da Pietrelcina, che gli aveva fatto questa categorica promessa:” Dove andrai tu, là sarò anch’io”. Quello che dici tu, lo dico anch’io”. Visse altre quarantadue anni e sintetizzò in questa breve preghiera il suo ardente desiderio di salvare anime: “ Signore, dammi tutte le sofferenze che vuoi, ma un giorno fammi incontrare in Paradiso tutte le persone che ho avvicinato”. E quando qualcuno gli manifestava un qualsiasi dubbio riguardante il Purgatorio, egli avrebbe saputo esporre chiaramente la dottrina della Chiesa, ma soprattutto , avrebbe potuto aggiungere la sua testimonianza personale: “Ho visto il fuoco! Mi sentivo malissimo a bruciare tra le fiamme! Molto peggio del fuoco, ho subìto il tormento terribile di essere separato da Dio!”
Davanti ai castighi del Purgatorio, le sofferenze del Servo di Dio Fra Daniele Natale su questa terra sono diventate dolci e tollerabili.