Resistono ancora, ma meno che in passato, tradizioni che sottolineano questo valore reale del letto degli sposi: andrebbero recuperate e non lasciate in pasto a versioni volgari ed eccessivamente goliardiche. Il talamo è un altare sacro dove riattualizziamo ogni volta la presenza di Cristo nella nostra unione.di Antonio e Luisa
Il talamo nuziale è sacro. L’ho già scritto altre volte, tante altre volte, ma lo ripeto perché è una realtà poco conosciuta e poco evidenziata. Cercherò di affrontare questo argomento da un’altra prospettiva. C’era, e in parte ancora c’è, una tradizione nel nostro Paese. Una tradizione diffusa soprattutto nel centro sud.
Quella di preparare il letto dove i novelli sposi avrebbero passato la prima notte di nozze. Ora si è trasformato tutto in qualcosa di goliardico e spesso anche di cattivo gusto. E’ diventato tutto uno scherzo ma è importante risalire alla fonte per comprendere come in principio c’era qualcosa di tutt’altro che goliardico e stupido. C’era una liturgia, un cerimoniale anche per questa consuetudine.
Dovevano essere preposte due giovani donne vergini. A controllare e dirigere il tutto c’erano le donne sposate. In testa le due madri dei futuri sposi. Era importante anche la scelta delle lenzuola. Era d’obbligo fossero bianche e anch’esse vergini, mai utilizzate prima. Come a voler evidenziare come fosse importante che quel gesto così importante fosse riservato solo per una persona: per il marito o per la moglie. Lenzuola bianche per simboleggiare l’importanza di custodire il proprio corpo e la propria intimità solo per quell’uomo o solo per quella donna. Una volta fatto il letto una bambina saliva sul letto e saltava. Un gesto per augurare alla coppia fecondità. Il compito delle donne finiva lì.
Completavano l’opera gli uomini (fino a quel momento era loro proibito entrare in camera) che lasciavano sul talamo liquori, soldi, riso e altri prodotti. Il tutto per augurare prosperità e ricchezza. Diventava davvero un rito comunitario. Non mancava infine la benedizione del talamo da parte del sacerdote.
Leggi anche:
Cos’hanno in comune il sesso nel matrimonio e la Santa Messa?
La Chiesa non ha mai sottovalutato questo aspetto, tanto che fino a qualche anno fa era prevista la benedizione da parte del sacerdote del talamo nuziale. Questo gesto aveva un significato molto bello e importante. Il presbitero benedicendo la camera nuziale riconosceva quel luogo come sacer (luogo che appartiene a Dio), quindi sacro. Quello è il luogo dove si completa il rito del matrimonio. Rito che comincia in chiesa con lo scambio delle promesse e si conclude sull’altare del talamo nuziale dove quelle promesse si concretizzano nel dono totale di sè all’altro/a nell’amplesso fisico.
Leggi anche:
“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi”: il valore paradisiaco di un gesto
Quello è il luogo dove marito e moglie unendo i lori cuori e i loro corpi rinnovano il sacramento delle nozze e, aprendosi così alla vita e all’amore, riattualizzano la presenza di Cristo nella loro unione. Tutta questa attenzione era per il talamo nuziale. Per i nostri avi era naturale pensare al talamo nuziale come luogo sacro. Senza tante catechesi. Il talamo nuziale è il nostro sacer. Sacer deriva dal verbo secare che non significava altro che segare, tagliare. Sacrato significava ritagliato. Sacer era un quadrato di terra sulla cima di un monte riservato all’uso di Dio. I nostri antenati pensavano che Dio (o gli dei) abitasse in Cielo. Un po’ come diciamo anche noi. Il cielo era il luogo dove Dio abitava e la montagna, di conseguenza, il luogo più vicino a Dio. Una delle declinazioni latine di sacer (il caso accusativo della declinazione latina è quello da cui si ricava il termine in italiano, Ndr) è sacrum. Da sacrum giungiamo facilmente al nostro termine sacro. Sacro era qualcosa, quindi, di riservato a Dio. Questo significato è stato assunto anche nel cristianesimo ed ora fa parte della nostra religiosità. Anche per noi cristiani è sacro ciò che è riservato a Dio, è per Dio, appartiene a Dio. Il talamo nuziale è sacro. E’ il nostro sacer. Il nostro recinto dove l’amore donato attraverso il corpo nell’incontro intimo diventa di Dio. Facciamo esperienza di Dio. Diventa vero e proprio sacramento. Sono esagerato? Non credo. Le nostre tradizioni ci dicono che è proprio così. Forse dovremmo riscoprirle.
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG MATRIMONIO CRISTIANO