“Con lo Spirito di Dio io getto fuori dal loro spazio di potere i demoni”
Non si può comprendere in modo adeguato la missione di Gesù senza tener conto della nefasta azione di Satana, contro il quale egli ha combattuto nella sua vita terrena e combatte incessantemente nel suo corpo mistico che è la Chiesa. I discepoli, infatti, testimoni della vittoria di Cristo, sono da lui chiamati a prolungare l’azione e gli effetti salvifici del mistero della Croce lungo il pellegrinare storico della Chiesa.
Gesù è il «più forte» che inaugura il Regno di Dio con la sua presenza che segna la sconfitta totale di Satana. Lo scopo della missione del Figlio di Dio è affermata nel testo della 1 Gv 3, 8: eis touto ephanerôthē ho hyios tou Theou, hina lysē, ta erga tou diabolou. Letteralmente: «per questo si è manifestato il Figlio di Dio, per sciogliere le opere del diavolo». L’incarnazione è vista nel linguaggio giovanneo come «epifania» dell’amore del Padre, una «epifania» finalizzata a «sciogliere» la tessitura della tela diabolica, a svelare le trame di pensiero e di azione di Satana. L’anticipazione di eis touto, «per questo», rispetto al verbo sottolinea il senso ultimo della missione del Verbo fattosi carne.
“Sciogliere” il maligno
Il verbo lyein, «sciogliere» è adoperato spesso da Gesù in riferimento alla liberazione degli uomini sottomessi al giogo del peccato: «ma questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto legata per diciotto anni, non bisognava che venisse sciolta questa catena?» (Lc 13, 16). Lo «sciogliere», svelare le trame del maligno equivale contemporaneamente a «cacciarlo» dal cuore degli uomini instaurando il Regno di Dio: «ma se con lo Spirito di Dio io getto fuori da (loro spazio di potere, ekballein) i demoni, dunque si è avvicinato (phthanenin) a voi il Regno di Dio» (Mt 12, 28).
Gesù nel parlare della sua glorificazione, «esaltazione» nell’«ora» della crocifissione, annuncia la «cacciata fuori» (exballein exô) del «principe di questo mondo» e la croce come il momento del giudizio escatologico (krisis) sul mondo governato da Satana (Gv 12,31).
“Io scaccio gli spiriti maligni”
Tutta la sua vita pubblica è stato un proclamare continuo l’amore del Padre, «scacciando» i demoni: «Andate a dire a quella volte: ecco, io scaccio (ekballein) gli spiriti maligni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno raggiungerò la mia meta» (Lc 13, 11-17). Questa sconfitta è totale, giacché come attesta Lc 11, 21-22, Cristo il «più forte» (ischyroteros) ha vinto (nikētē, da nikan); il «forte» (ischyros), gli ha tolto (airein) l’«armatura completa» (panoplia), che rappresentava la sua fiducia e la sua sicurezza (eph’hē, epepoithei), sottraendogli e «spartendo la preda» (skyla), come lo stesso demonio riconosce attraverso gli indemoniati: «Sei venuto a distruggerci? (apolesai, da apollymi, «annientare, perdere, svanire, morire, andare perduto»)».
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Gli apostoli
In Marco è il primo dei compiti affidati ai discepoli al momento della loro elezione: «ne fece (epoiēsen) dodici», per renderli apostoli del suo kerigma, per «avere autorità (ecousia) di scacciare (exballein) i demoni» (3, 14-15). Lo stesso tema è sviluppato in Mc 6 dove, parlando della missione dei dodici, abbiamo il medesimo vocabolario: diede «il potere (exousian)» sugli spiriti impuri (tôn pneumatôn tôn akathartôn) potere da loro effettivamente esercitato: «e molti demoni uscivano (exeballon)» (Mc 6,13).
Stesso contenuto nei brani di Mt 10, 1 e Lc 10, 7-8. Si tratta di un «potere su tutti i demoni (exousian epi panta ta daimonia)», come attestano i settantadue al loro ritorno dalla missione (Lc 10, 17-20): i demoni si sottomettevano (hypotassein) a loro «nel tuo nome», all’invocazione della sua autorità di Figlio di Dio. E Gesù conferma questo dato aggiungendo: «Contemplavo Satana come un lampo (astrapēn) che dal cielo cade».
“Come un lampo”
La caduta di Satana dal cielo «come un lampo» è l’immagine di una sconfitta repentina e inevitabile per effetto dell’instaurazione del Regno di Dio in Cristo e per l’azione dei suoi discepoli. Cristo ha dato loro l’«autorità (exousia)» non solo di camminare, ma di «calpestare/incedere vittoriosamente (patein) sopra i serpenti e gli scorpioni, e su tutta la potenza (dynamis) del nemico», rassicurandoli, come se ciò non bastasse, che «niente voi assolutamente vi ledeà/farà torto (adikēsē, da adikein)». Da notare in quest’ultima espressione l’enfasi sulla negazione assoluta di qualsiasi danno: il pronome negativo ouden, «niente» e la doppia negazione ou mē, «assolutamente no».
Tale potere di scacciare i demoni è dato da Gesù a tutti i credenti: «E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno (exebalousin da ekballein) i demoni» (Mc 16,17).
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Il potere più grande del credente
Ma il potere più grande del credente è quello di non lasciarsi sedurre dal maligno e fare la volontà di Dio: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7, 21-23). Di qui l’invito di Paolo a lottare per la fedeltà a Cristo rivestiti dell’«armatura completa (panoplia) di Dio per essere in grado di stare saldi di fronte alle perfide macchinazioni (methodeia) del diavolo» (Ef 6,11).
L’effetto e la riprova della vittoria di Cristo su Satana e dell’avvento del Regno di Dio è la gioia del seguace di Cristo liberato dal giogo antico, che è il senso della parola «vangelo».
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