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“Vi vedo dubbiosi e preoccupati”. Un indigeno scuote il Sinodo per l’Amazzonia

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/10/19
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Delio Siticonatzi Camaiteri sprona i Padri Sinodali:  “Vi vedo un po’ inquieti come se non foste in grado di capire quello di cui l’Amazzonia ha bisogno”

La Chiesa amazzonica raccontata da un indigeno. Delio Siticonatzi Camaiteri, membro del popolo Ashaninca, un gruppo etnico amazzonico del Perù, è la vera novità degli ultimi giorni del Sinodo per la Regione Panamazzonica.

Perché la sua testimonianza offre uno spaccato reale sulle aspettative degli indios rispetto a questo Sinodo e su cosa realmente “serve” a questo popolo. I Padri Sinodali hanno le idee chiare in tal senso? Delio ha alimentato più di un dubbio.

“Ci uccidono perché pensano che non abbiamo diritti”

L’indigeno ha spiegato che il Sinodo – a cui partecipa come uditore – è una speranza per i suoi conterranei. L’Amazzonia, ha detto, è una realtà immensa «che soffre e urla perché non abbiamo saputo valorizzarla. Riponiamo le nostre speranze nel Sinodo perché finora, non siamo stati ascoltati».

«Ci uccidono – ha detto – perché pensano che non abbiamo diritti». Per questo motivo il Sinodo sancisce l’apertura di uno spazio di dialogo e di incontro per difendere l’Amazzonia. Uno spazio non solo per l’Amazzonia ma per il mondo intero (Vatican News, 24 ottobre).


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L’educazione dei popoli indigeni

Alla domanda sull’importanza delle vocazioni provenienti dai popoli indigeni, ne ha sottolineato la centralità, affermando che così «si metterebbe in primo piano l’educazione dei popoli indigeni», perché «loro conoscono i loro luoghi, comunità, popoli, culture. Quindi, servirebbe ai giovani studiare e anche avere vocazioni», attraverso le quali educare i loro fratelli (Vatican News, 15 ottobre).



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“Gesù ci invita a essere uniti”

Delio ha poi provato a scuotere i Padre Sinodali con un messaggio molto incisivo. Vale la pena di riflettere sulle sue parole:

«Vi vedo un po’ inquieti come se non foste in grado di capire quello di cui l’Amazzonia ha bisogno. Abbiamo la nostra visione del cosmo, il nostro modo di guardare il mondo che ci circonda. La natura ci avvicina di più a Dio. Ci avvicina guardare il volto di Dio nella nostra cultura, nel nostro vivere. Noi come indigeni viviamo l’armonia con tutti gli esseri viventi. Vedo che non vi è chiara l’idea che avete di noi indigeni».

«Vi vedo preoccupati – ha proseguito – con dubbi di fronte a questa realtà che noi cerchiamo come indigeni. Non indurite il vostro cuore, dovete addolcire il vostro cuore. Questo è l’invito di Gesù. Ci invita a vivere uniti. Crediamo in un solo Dio. Dobbiamo restare uniti. Questo è quello che noi desideriamo come indigeni. Abbiamo i nostri riti, però questo rito deve incardinarsi nel centro che è Gesù Cristo. Non c’è altro da discutere su questo tema. Il centro che ci unisce in questo Sinodo è Gesù Cristo».



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