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Se vi costa recitare il Rosario, questo nuovo modo di farlo vi cambierà la vita

POPE AUDIENCE
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Catholic Link - pubblicato il 22/10/19
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di Sandra Estrada

Molti di noi hanno l’abitudine di recitare il Rosario come modo per appoggiarsi a Maria e ricevere attraverso di Lei grazie incredibili, da virtù come la pazienza e la temperanza alla guarigione da qualche malattia o alla liberazione da una situazione violenta.

Io ho iniziato a recitare il Rosario quando mi sentivo prigioniera di una crisi che sembrava non avere via d’uscita. Tra cambi di città, università, amicizie, in famiglia, in me e nelle mie aspettative, tutto ha iniziato a darmi alla testa, finché, esausta, ho deciso di fare quello che mia madre mi diceva sempre: “Recita il Rosario”.

Mentre lo si fa non si vedono luci cadere dal cielo, né all’improvviso si aprono le strade perché passiamo senza problemi, ma recitare il Rosario dona luci a livello mentale e spirituale e apre le mura che avevamo eretto intorno al nostro cuore.

Il Rosario compie il primo miracolo nel più profondo di noi stessi e inizia ad aprirci la strada per cominciare a trovare più pace, chiarezza e amore, e infine l’amore degli amori, Gesù.

Non vi è mai capitato di aver avuto a volte un forte legame con Maria e Gesù attraverso il Rosario ma ora non vi aiuta? Di iniziare a recitarlo e vengono subito in mente altre cose? Sentite di ripetere le preghiere senza concentrarvi? O, nel peggiore dei casi, non vi fa addormentare? È successo a tutti…

Spesso sappiamo che dobbiamo pregare, ma anziché farlo e dialogare cuore a cuore, occhi negli occhi con Gesù, Maria o Dio Padre, ci limitiamo a ripetere delle frasi.


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Il Rosario della fiducia

Mi è stato molto utile questo video che ho trovato su Ascension Presents intitolato “Il Rosario della fiducia”.

Questo metodo per recitare il Rosario propone che per ogni grano del rosario si racconti a Maria una preoccupazione diversa. Non ci sono angosce sciocche o meno importanti, condividete tutte quelle che avete.

Cosa vi preoccupa? Offritelo a Maria: “Ti offro la mia paura di fallire in questo nuovo progetto, di arrivare tardi, di essere licenziato, di essere bocciato in questa materia, che il mio partner mi consideri uno sciocco, la mia paura di essere irresponsabile per tutta la vita”.

“Ti offro l’angoscia che i miei genitori si possano ferire nel loro divorzio. La mia paura che non mi bastino i soldi per pagare il telefono. Di non essere santo, che nessuno si voglia sposare con me, la mia paura che _____ ”.

Date un nome a quello che avete nel cuore!

Quando non lo facciamo lo rinchiudiamo, non lo portiamo alla luce e imputridisce… Dare un nome a quello che proviamo dentro di permette di capire meglio le cose e di portarle al Padre nella preghiera”.

Per nostra Madre, tutto ciò che viviamo è importantissimo e degno del suo abbraccio, della sua intercessione e della sua lotta accanto a noi. A volte crediamo di dover raccontare cose molto elaborate nel nostro dialogo, ma cosa c’è di meglio che essere noi stessi e poter dire anche quello che dispiace confessare, quelle paure e quelle insicurezze che ci tormentano?


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Più vicini a Maria e a Gesù

Questo modo di recitare il Rosario recupera anche un’altra preghiera meravigliosa che è l’esame di coscienza quotidiano, il metodo di Sant’Ignazio di Loyola che ci suggerisce che alla fine di una giornata ripercorriamo ciò che ci è accaduto, cosa abbiamo provato, cosa abbiamo pensato e come ci ha lasciato quella serie di azioni.

Questo esame è come tirar fuori da una valigia che ci portiamo dietro ogni giorno quello che c’è dentro. A volte non sappiamo nemmeno noi cosa ci sia. Ogni cosa la vediamo in compagnia di Dio o di Maria, e iniziamo ad affidarla alle loro mani. La preghiera serve per entrare in dialogo, e cosa c’è di meglio che abbandonare quello che ci angoscia, ci preoccupa, ci inquieta o ci fa vergognare attraverso la recita del Santo Rosario?

Impariamo a lasciarci amare e curare da Dio e Maria!

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.