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5 chiavi sul Sinodo dell’Amazzonia presenti nell’immaginario mediatico

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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 09/10/19
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Ma no, il Vaticano non sta pensando di cambiare la regola sul celibato!Papa Francesco ha messo in guardia sul rischio della presenza di due sinodi, uno nell’aula e l’altro fuori. I titoli di alcuni grandi media indicano erroneamente che il Vaticano, di fronte alla scarsità di sacerdoti in Amazzonia, pensa di ordinare uomini sposati. Si tratta invece di una proposta che viene direttamente dalle comunità dei popoli amazzonici.

Fin dal primo giorno (nella seconda congregazione generale) si è discusso della questione dei “viri probati” e di altri temi riguardanti l’ecologia integrale. Il Papa e i 283 partecipanti al Sinodo – 185 padri sinodali e altre 98 persone, per la maggior parte esperti di Amazzonia, inclusi 16 rappresentanti dei popoli indigeni – non stanno armando un complotto per abolire il celibato nella Chiesa universale, come si insinua nel sinodo esterno, immaginario e parallelo a quello ufficiale.

1. Documento di lavoro “martire”

Aprendo lunedì i lavori del Sinodo sull’Amazzonia, Papa Francesco ha detto ai partecipanti che l’Instrumentum laboris è un documento “martire” destinato ad essere distrutto, e che fa parte di una riflessione franca e aperta sulla cura pastorale dei popoli dell’Amazzonia.

Un Sinodo è un cammino di ascolto, guidato dallo Spirito Santo, come ha affermato il Pontefice: “Sono state fatte consultazioni, si è discusso nelle Conferenze episcopali, nel Consiglio presinodale, si è elaborato un Instrumentum laboris che, come sapete, è un testo martire, destinato a essere distrutto, perché è un punto di partenza per ciò che lo Spirito farà in noi e, ora, camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo”.

Alla presentazione dell’evento alla stampa internazionale, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, aveva spiegato che l’Instrumentum laboris non è un documento pontificio, né magisteriale.

Il Sinodo è un organo consultivo, e il documento di lavoro, che ha suscitato tante polemiche dentro e fuori la Chiesa, riassume le proposte delle circa 80.000 voci provenienti dai popoli indigeni e da una parte della Chiesa panamazzonica.

È vero che non si possono mettere a tacere le voci che gridano allo scisma, all’apostasia silenziosa o all’eresia amplificate sui media perché fanno parte dell’altra faccia della medaglia. Il cardinal Baldisseri ha tuttavia spiegato nella conferenza stampa del 3 ottobre che l’Instrumentum laboris è il risultato di due anni di lavoro in cui i vescovi responsabili diretti dell’evangelizzazione hanno ascoltato il popolo. Il documento è la sintesi di tutto questo.


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2. Ecologia integrale

Durante il Sinodo si dibatterà dei “viri probati”, perché da quella regione del mondo viene esposta al Papa e ai vescovi la necessità di ordinare indigeni cattolici in zone remote dell’Amazzonia in cui possono passare mesi o anni prima che un sacerdote possa amministrare i sacramenti alla comunità.

La decisione finale arriverà dopo una lunga procedura, con l’ultima parola del Papa. Nella seconda congregazione generale si è riflettuto anche su ecologia integrale, protagonismo dei giovani, protezione delle acque sotterranee, combustibili fossili, questione climatica e riti indigeni.

3. “Viri probati

Secondo quanto ha reso noto il Vaticano, alcuni interventi si sono centrati sulla questione dei cosiddetti “viri probati”, descritti dal Documento di Lavoro sinodale come una delle proposte per assicurare i sacramenti nei luoghi in cui la scarsità di sacerdoti è particolarmente marcata.

Si tratta di una necessità legittima, si è detto nell’Aula del Sinodo, ma che non può portare a un ripensamento sostanziale della natura del sacerdozio e del suo rapporto con il celibato previsto per la Chiesa di rito latino.

Piuttosto, si è suggerito che la pastorale vocazionale si svolga tra i giovani indigeni per favorire l’evangelizzazione anche delle zone più remote dell’Amazzonia, di modo che non si creino cattolici “di prima classe” che possono accostarsi facilmente all’Eucaristia e “di seconda classe” destinati a rimanere senza il Pane di Vita per due anni di seguito.


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4. Religiose che battezzano perché non ci sono sacerdoti

“Siamo presenti in ogni luogo e facciamo quello che può fare una donna in virtù del Battesimo: accompagniamo gli indigeni e quando i sacerdoti non possono essere presenti e c’è necessità di un battesimo, noi battezziamo”, ha dichiarato la religiosa Alba Teresa Cediel Castillo, delle Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, durante l’incontro con la stampa il 7 ottobre, dopo la prima riunione del Sinodo.

Mancano sacerdoti. È un dato di fatto. “Se qualcuno desidera sposarsi, noi siamo presenti e siamo testimoni di questo amore e di questa coppia”, ha aggiunto la religiosa. “E molte volte ci è toccato ascoltare confessioni, ma non abbiamo dato l’assoluzione: ma nel profondo del nostro cuore abbiamo detto che con l’umiltà con cui questo uomo o questa donna si sono avvicinati a noi per situazioni di malattia, già prossimi alla morte, crediamo che Dio Padre agisca lì”.



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5. Il voto delle donne al Sinodo

Il voto delle donne in un Sinodo dei vescovi è un altro tema presente nel sinodo parallelo e simbolico che si svolge sui media. Ciò che è certo è che il Papa ha voluto una maggiore presenza femminile. Il cardinal Baldisseri ha reso noto che le donne che partecipano ai lavori sinodali sono 35: 2 sono invitate speciali, 4 esperte (delle quasi 2 religiose) e 29 uditrici (18 delle quali religiose).

Nonostante questo, al Sinodo le donne non hanno diritto di voto. Alcune possono però esporre i propri punti di vista sulle questioni fondamentali per l’ordine dei lavori. Tra le varie partecipanti al Sinodo, ci sono 17 rappresentanti di diversi popoli e gruppi etnici indigeni, tra cui 9 donne. Nel precedente Sinodo sui Giovani, Papa Francesco ha concesso il voto ai religiosi (uomini) non sacerdoti, e questa è stata una novità.

Suor Alba Teresa Cediel Castillo ha detto alla stampa a Roma che “piano piano” la Chiesa apre lo spazio a un ruolo più attivo delle donne a livello decisionale. “La partecipazione della donna alla vita ecclesiale dev’essere molto superiore? Credo di sì, ma piano piano. Ci arriveremo, ma non possiamo esercitare pressioni né discutere, ma dialogare”. La religiosa spagnola María Luisa Berzosa, presente al Sinodo, ha affermato in alcune dichiarazioni ad Alfa y Omega che la questione non presenta “dubbi canonici né teologici”. A suo avviso, si tratta di “un’evoluzione naturale”.