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Oklahoma: un nonno ha dato la vita per salvare la nipote di 3 anni da un incendio

DON OSTEEN, GRANPA, OKLAHOMA
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Annalisa Teggi - pubblicato il 02/10/19
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Oggi, 2 ottobre, è la Festa dei nonni. Questa storia che viene dall’America è un gesto di sacrificio estremo, di un nonno che è stato (e dal cielo continuerà a esserlo) l’angelo custode della nipotina.Era un veterano di guerra, insignito della medaglia Purple Heart per il servizio prestato in Vietnam ma il gesto più coraggioso della sua vita lo ha compiuto poche settimane fa: ha dato la vita per salvare la sua nipotina di 3 anni. È accaduto in Oklahoma, nella città di Seminole. Don Osteen è il nonno protagonista di questa storia, a 69 anni è morto compiendo un salvataggio che ha dell’incredibile, per la tenacia che l’uomo ha dimostrato fino all’ultimo.


INCENDIO, AUTO, CALIFORNIA
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Un’esplosione in casa

La casa dei nonni Osteen era una costruzione bella e grande in mezzo ai boschi, c’è da credere che fosse un paradiso per la biondissima nipotina Paetyn di 3 anni. Ora è completamente distrutta a causa di un’esplosione davvero tremenda innescata da una forte emissione di gas propano. Quando il tragico imprevisto accade, lo scorso 19 settembre, lo scenario è il peggiore possibile: il nonno è fuori casa, a circa cinque metri dall’abitazione e la bambina invece è dentro. Il tetto della casa collassa a causa dell’incendio. Don si precipita in soccorso; ricostruisce l’accaduto suo figlio Brendon:

Era un uomo dalla fede salda, sapeva dove stava andando. Ora è l’angelo custode della sua nipotina e la proteggerà dall’alto. (KFOR Oklahoma News 4)

C’è anche un dettaglio non marginale da aggiungere: il nonno aveva una gamba compromessa a causa di una granata in Vietnam. In ogni caso Don entra nella casa in fiamme e fa da scudo alla piccola, la porta fuori. E non è finita. Paetyn è ustionata (in ospedale gli esami riveleranno in seguito che il 30% del corpo è gravemente ferito): occorre perciò uno sforzo ulteriore per cercare aiuto subito. Portarla via in auto, sarebbe la cosa migliore: ma le chiavi che il nonno aveva in tasca si sono deformate nell’incendio e il cellulare gli è esploso in tasca.

 Dopo aver salvato la vita di mia figlia, se l’è caricata in spalle e ha camminato per un quarto di miglio attraverso i boschi e lungo il letto scosceso di un torrente. (Ibid)

Il pensiero va spontaneamente a Enea che fugge da Troia con il padre Anchise in spalla. Qui i ruoli sono invertiti ed è il più anziano tra i due a fare lo sforzo; Enea ci ricorda il valore delle nostre radici, Don Osteen si è fatto carico della speranza scritta nei discendenti. Il nonno ha salvato la nipote, ma per lui la situazione si è inesorabilmente compromessa. Ha compiuto l’ultima parte del salvataggio con un polmone collassato, alcune costole rotte e ustioni di terzo grado sul 70% del corpo. La forza sovrumana dell’amore, non si può che dire questo; e certo una compagnia celeste a corroborare il fiato umano stremato.


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Entrambi sono stati trasportati in un centro per grandi ustionati a Oklahoma City, dove per alcuni giorni nonno e nipotina hanno combattuto la stessa battaglia, pur in reparti diversi.  Il 24 settembre, durante un’operazione chirurgica per salvarlo, Don Osteen ha avuto un’attacco cardiaco ed è morto. La vicenda ha riempito i titoli dei media americani, così il figlio Brendon ha voluto lasciare un messaggio in ricordo di suo padre a tutti:

Amava mia figlia all’inverosimile. Ha dato tutta per la vita di lei. Era un uomo con un gran timor di Dio, ha lasciato un’impressione positiva in così tanta gente. Ci mancherà caramente. Mio padre era un cristiano sincero. Credeva che valesse la pena vivere secondo il modello di Gesù Cristo, era questo l’impegno con cui si alzava ogni mattina. Viveva tentando di seguire le orme di Cristo e come Gesù ha dato la vita per mia figlia. Ora s’è incamminato verso la felicità del Paradiso e spero che questo dia pace a tutti voi che, conoscendolo, siete stati colpiti dalla sua perdita.

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Un battito di ciglia

La piccola Paetyn è ancora in ospedale, pare si stia rimettendo molto bene. È stata dimessa dalla terapia intensiva ed ora è ospite del reparto pediatrico. Non ci sono solo le ustioni fisiche da curare, ma anche le ferite emotive. Alle richieste di preghiere della famiglia stanno rispondendo migliaia di benedizioni provienti da sconosciuti sparsi in tutto il vasto continente statunitense. Il papà di Paetyn, e figlio di Don, condivide con commozione sui social questa partecipazione al dolore della sua famiglia; sulla pagina Facebook ha pubblicato anche questo aforisma:

In un battito di ciglia tutto ti può essere tolto. Sii grato.



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Non è questione di essere pessimisti o ottimisti, la gratitudine è il più realistico dei sentimenti. Il fatto che la quotidianità ci permetta un modus vivendi molto morbido, con i cuscini di una consolidata routine ad attutire lo sguardo sui nostri limiti mortali, non significa che quei limiti non ci siano, qui e ora. Paradossalmente dovrebbe proprio essere la consapevolezza della mortalità a renderci grati e dunque lieti. Nel tempo, sono certa, che Paetyn maturerà un giudizio emotivo lieto e vigoroso, pensando al suo nonno.

Su questi temi rischio la monotonia, perché nella mia esperienza personale incontrare lo sguardo di Chesterton ha rivoluzionato quasi tutto. E allora mi sorge spontaneo il pensiero che l’esempio di questo nonno coraggioso dovrebbe spingere la nostra commozione un passo oltre l’etichetta “l’eroe del giorno”. La vita non è una passeggiata ma un’incursione; il rischio non è né uno spauracchio né il filo rosso di uno stile di vita spericolato, ma è un onesto compagno di viaggio. Ci richiama sì al nostro essere di passaggio, ma impegnati a collaborare – anche dando la vita – al progetto di Bene che cominciò quando Dio separò la luce e il buio, quel momento supremo in cui l’indistinto lasciò il posto al concreto, al definito, al mortale:

Noi dobbiamo considerare la vita come un’incursione o come una grande avventura; quindi deve essere giudicata non dalle calamità che incontra per via, ma dalla bandiera che segue o dal grande paese che attacca. La cosa più pericolosa del mondo è che è vivo; si è sempre in pericolo di vita. (G.K. Chesterton, Cosa c’è di giusto nel mondo)


ANGELO VOLPI
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