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Guerra, fascismo, Etiopia: le doti di preveggenza di Maria Valtorta

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/09/19
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La mistica era a conoscenza di avvenimenti che sarebbero avvenuti successivamente

Alla mistica Maria Valtorta non mancarono anche doti di preveggenza. Ovvero era a conoscenza in anticipo di fatti, anche molto importanti, che sarebbero avvenuti in seguito.

Ne parla in Il Cielo in una stanza. Vita di Maria Valtorta” (edizioni Fede e Cultura), don Ernesto Zucchini.

La guerra mondiale

La mistica affermava: “ho avuto, dal 1931 in poi, vivissimo il quarto caso, per cui sapevo che presto delle cose terribili si sarebbero avventate nuocendo sulla povera umanità; pure vivissimo il terzo caso in frangenti speciali, e molto vivo il primo caso. Ricordo in questo l’aver visto, sotto forma figurativa, l’occupazione del Belgio, Olanda, Norvegia, e l’entrata della Russia in guerra. Questo per simbolo sotto forma di stormi di aerei neri, tutti neri e dalle forme mostruose, che si dipartivano da un punto: Berlino o Mosca, come stecche di un ventaglio raggiungendo colla punta delle stecche il luogo prefisso. […] Poi, nel novembre 1941, l’avviso che entro un mese i nemici sarebbero stati a Bengasi. Tre giorni dopo ebbe inizio l’offensiva inglese e entro il mese furono a Bengasi. Nel marzo del 1942 sempre la stessa voce (in sogno) mi disse: ‘La linea difensiva non è più a Palermo ma più su perché la Libia è perduta’. E purtroppo!… Circa il nostro futuro per noi, abitanti metropolitani, ho avuto già due o tre avvisi ma non molto netti. […] Prima però che cominciassero i grandi bombardamenti sui civili (di autunno) io li vidi in sogno e lo dissi a Marta”.

Le truppe italiane in Etiopia

“Quando non c’era ancora la guerra d’Etiopia, e precisamente la notte del 23-24 maggio 1935, io vidi con una chiarezza meravigliosa l’entrata delle nostre truppe, e propriamente dei carabinieri e zaptiè [carabinieri arruolati da popolazioni indigene] montati su autocarri, in Addis Abeba, i cui tucul ardevano. […] Un anno dopo, il 9 maggio 1936, le nostre truppe, e precisamente carabinieri e zaptiè, entravano vittoriosi su autocarri in Addis Abeba conquistata, che ardeva. Per quel sogno, così evidente e corredato da quel tale segno, io, durante i nove mesi della guerra etiopica, non diffidai mai sull’esito della stessa. Sapevo che si sarebbe vinto e presto. Così per la guerra di Spagna, di cui vidi tutte le nefandezze e gli eroismi. Su questa…preferisco parlare a voce. […] Le ho detto questo tanto per farle capire di che si tratta”.

La caduta del Fascismo

Il 24 luglio 1943 la preveggenza si era mostrata per la prima volta in un modo atipico, mentre si ripeté poi spesso nell’Evangelo: Maria descrisse ciò che vedeva, senza rendersi completamente conto della portata dei contenuti: “Non mi piacciono quelli che gridano: ‘A morte!’ Dopo aver gridato: ‘osanna!’ […] È incoerenza, disonestà, viltà, infierire su gli sconfitti, quale che sia la loro sconfitta”.

In questo brano ha anticipato di qualche ora la caduta del Fascismo, anche se la notizia fu resa nota in Italia, e dunque anche a Maria, solo il 26 luglio. Nel dettato del 28 luglio ha insistito: “Per un idolo caduto non innalzate tanti idoletti, tutti ornati degli stessi segni satanici di lussuria, superbia, frode, prepotenza e simili”.

E ha continuato, rivolgendosi ai popoli: «La massa sia tale da imporre ai Capi una condotta degna del mio premio. Poiché, ricordatelo sempre, i Capi compiono i Peccati, ma è la massa che, coi suoi peccati minori, porta i Capi al grande Peccare».



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Le estasi

La preveggenza la inseguì sempre, senza che Maria potesse in alcun modo controllarla: arrivava quando voleva.

E con essa, altro fenomeno a cui era sottoposta la mistica, erano le estasi: “Ti ho portata all’‘amore di compartecipazione’ il quale è la perfezione dell’amore di fusione, di cui ti ho parlato in autunno”, questo uno dei messaggi ricevuti in uno dei momenti estatici.

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Estasi e amore di fusione non vanno confusi con le visioni o i dettati che aveva. Estasi significa “l’uscita dal corpo umano, corpo e anima, dai confini di sé stesso, fino a diventare estraneo e altro da sé”.

Maria Valtorta, quando vedeva o sentiva, poteva essere interrotta e riprendere poi da dove era rimasta; tutto questo sia per le locuzioni–dettati che per le visioni. Tuttavia lei aveva alcuni aspetti sorprendenti, “perché questo ha di bello la mia estasi: che mi permette di riflettere, di analizzare, di pensare a ciò che provo, e di ricordare poi; non so se ad altri estatici avvenga così”.



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Cosa provava in quei momenti

Maria stessa nel 1946 ha spiegato a madre Teresa Maria come avveniva la sua estasi, riportandole un confronto avuto con padre Mariano, che le raccontava quanto padre Migliorini, il direttore spirituale, diceva di lei in convento: “Non sono nell’estasi come solitamente essa è. Ciò è vero. Ma se il Signore, per tutelare il segreto della sua serva, mi lascia libero il subcosciente, un libero molto relativo, tanto che le cose esterne le sento come lontane, e con uno sforzo che mi produce sofferenza fino alle lacrime posso interrompere di seguire ciò che vedo e rispondere a chi mi parla, se il Signore mi lascia un poco libero il subcosciente per pietà di me che dall’uso della ragione ho sempre chiesto di soffrire per Gesù ma di non avere segni esterni straordinari, se Dio fa questo, l’estasi, la gioia è in me, e lo dice il mio viso che Marta, i cugini, e chiunque ha modo di vedermi finché scrivo dicono trasfigurato”.



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