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“This is us”, famiglia è dare del noi a ogni frammento di vita

THIS IS US, TV
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Annalisa Teggi - pubblicato il 18/09/19
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Mettetevi comodi e guardatela su TV 2000. Una serie televisiva che finalmente osa stupire con nient’altro che la realtà stupenda e complicata che è la famiglia. Da martedì 24 settembre alle ore 21.05 andrà in onda su TV 2000 la prima puntata della serie TV americana This is us. Al centro della storia c’è la vita della famiglia Pearson, raccontata con una strategia temporale che unisce il passato al presente: una perla nel panorama ormai vastissimo delle serie televisive. Può essere un’occasione per unire la famiglia davanti al piccolo schermo e confrontarsi sui legami affettivi, per nulla facili e scontati.


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Potremo dunque vedere in chiaro l’esordio di un successo televisivo che oggi è arrivato alla terza stagione, accaparrandosi numeri da capogiro:

in patria ha sorpreso pubblico e critica rivelandosi come il vero successo di questa stagione televisiva. I numeri parlano chiaro: 10 milioni di spettatori per il pilota e solo un lievissimo calo a seguire, fino ad assestarsi su una media di 9 milioni. (da Wired)

La trama è nei legami

Uno scrittore immagina dei personaggi suggestivi e poi li catapulta in una sceneggiatura piena di pathos, di colpi di scena e avventure. Questo può essere il percorso di una storia progettata a tavolino, fittizia. La vita, però, non si presenta in questi termini, pianificati e ordinati; non ha un esordio tiepido, anzi il suo innesco è un tumulto. Tutto comincia per ciascun vivente con quel clamoroso evento che è la nascita: quel momento è senz’altro un inizio, eppure è anche parte di una storia già in pieno svolgimento. Ogni nascita riguarda un’intera famiglia, è un evento singolare eppure plurale.

L’incipit di This is us è una nascita sorprendente; bellissima e dolorosa. Una madre di nome Rebecca (interpretata dalla bravissima Mandy Moore) e un padre di nome Jack (Milo Ventimiglia) sono protagonisti di un parto unico nel suo genere, in cui l’accoglienza alla vita è chiamata subito a fare i conti con la gioia più immensa, con il dolore della morte, con l’imprevisto che bussa alla porta.


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Voglio evitare ogni spoiler, ed è difficile. Senza togliere nessuna sorpresa posso dire che il messaggio esplosivo contenuto in quella nascita diventa la struttura portante di tutto ciò che segue: l’accoglienza dei figli fa parte dell’ipotesi di lasciare spazio alla novità imprevedibile del vivere. E ci sono molte strategie per stare di fronte alle novità, la famiglia è quel luogo dove l’unico criterio è quello della presenza e della compagnia: ogni persona è relazione viva con gli altri. Scontato? Tutt’altro. Spesso la vivacità di certi film si ottiene abusando di effetti speciali o con un’abbuffata di elementi soprannaturali. L’unico effetto speciale di This is us è il potere sorprendente dei legami. È questa la sua vera novità narrativa.

Facendo un gioco di parole, la trama del film ci fa accorgere che esistere è una trama. Proprio di questo si sente la mancanza nella stragrande prevalenza delle fiction, dove si cade troppo spesso nell’idolatria di un eroe solitario o nel triste stereotipo per cui la realtà o è una giungla o è un deserto. Finalmente qualcuno ha preso sul serio la sfida più interessante: stare a osservare il putiferio umano che sono i legami veri, intessuti di bassezze e assurdità che però non mettono in discussione l’unità affettiva di base.

Famiglia è questo, è l’ipotesi coraggiosa che l’io sia una scoperta migliore se raccontata dentro un “noi”. Ecco un passaggio davvero molto bello:

Noi, un meraviglioso putiferio

Come una miniatura antica, il piccolo può ospitare l’immenso. Un regno libero, aperto e piccolo come una famiglia può ospitare l’infinita complessità dell’umano. La famiglia accoglie e si confronta con grandi entusiasmi e clamorosi passi falsi o sfuriate, con tutto l’imprevedibile che ogni figlio, marito, cognato, fidanzata porta in casa varcando la porta d’ingresso. Domande, conflitti, conquiste, lacrime e successi hanno innanzitutto bisogno di essere guardati insieme, prima di essere capiti, applauditi, consolati o sbrogliati. La famiglia è l’alternativa all’ipotesi – tremenda – dell’indifferenza universale.

La famiglia Pearson non è un gruppo umano encomiabile e perfetto, c’è chi lotta con l’obesità e chi con la gloria deludente del successo. C’è la giornata caotica di una famiglia normale in piscina e c’è il dilemma di un figlio che deve fare i conti con un padre che lo ha abbandonato. C’è chi nasconde la verità e chi ha bisogno di dirla tutta intera. C’è la condivisione e c’è l’incomprensione. C’è, soprattutto, qualcosa che lega i tasselli disordinati della vita di ciascuno.


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Così emerge il bello che è ogni famiglia nella sua complessità: è dare del noi a tutto ciò che c’è e che verrà. Il copione della vita reale non è scritto da un autore e condiviso dai personaggi: ogni giorno accade qualcosa che ci spiazza, nel bene e nel male; ma c’è qualcosa che garantisce che non siamo pezzi di legni alla deriva in un mare in tempesta. Abbiamo, in molte forme diverse, una casa. Sotto lo stesso tetto non si va sempre d’accordo, a volte le scelte non sono affatto condivise. I vincoli familiari non sono affatto facili da gestire, però hanno il compito essenziale di ricodarci che siamo appunto legati: la trama della vita può sembrare un puzzle, il disegno del bene è visibile nell’abbraccio delle mani a cui stiamo aggrappati.