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Quando l’innamoramento finisce, inizia il viaggio per l’amore che manda in estasi

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Aleteia - pubblicato il 03/09/19
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La vera estasi – scrive Fulton Sheen – non è quella della prima giovinezza, ma quella della maturità. Nella prima estasi, si cerca di ricevere tutto quanto l’altra parte può dare. Nella seconda, si cerca di dare tutto a Dio.Di Fulton Sheen

Spesso gli adolescenti si stupiscono che i loro parenti sappiano già che essi sono innamorati. Ma il fatto che studiano di mala voglia e non toccano cibo indica che essi si trovano in uno stato di trasognamento. Essi sono già trascinati lontano dal loro modo naturale di agire. I Greci definiscono «follia» un grande amore, «follia» non nel senso dell’anormalità, ma dell’ispirazione. Il poeta ispirato veniva chiamato «folle» perché amava, come oggi nel linguaggio romantico l’innamorato si autodefinisce «folle» del suo amato bene. I datori di lavoro non sono alieni dal concedere una o due settimane di permesso ai loro dipendenti, in quanto sanno che questi sono praticamente inutili durante il periodo di «estasi». Come scrisse Shakespeare, «questa è la vera estasi dell’amore».


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Si dice che in seguito essi «ridiscendono sulla terra», come per indicare che precedentemente avevano la testa tra le nuvole. I professori che sono distratti a causa dei loro studi, al punto da arrivare a mettere, in una notte piovosa, un ombrello nel letto e da rimanersene vicino al lavandino tutta la notte, confermano che l’amore ci rende indifferenti al nostro normale mondo esterno. Quando siamo animati da un grande amore, possiamo resistere a ogni genere di contrarietà grazie alla qualità dell’amore che ci astrae da ciò che ci circonda. La capanna del marito e della moglie veramente innamorati l’uno dell’altro non è così intimamente monotona come il ricco appartamento del marito e della moglie che hanno cessato di amarsi. Il santo, come Vincenzo de’ Paoli, nutre un tale amore per il povero di Dio che si dimentica di prendere cibo. Il particolare fenomeno spirituale della levitazione, in virtù del quale i santi durante le loro estasi s’innalzano fisicamente dal suolo, è un’ancora più alta manifestazione di un amore in cui la materia sembra impotente a controllare lo spirito.

La differenza tra l’amore degli umani e l’amore di Dio è che nell’amore umano l’estasi si manifesta all’inizio, mentre nell’amore di Dio essa si manifesta in ultima analisi, ossia soltanto dopo aver vissuto molte sofferenze e l’agonia dell’anima. La carne consuma dapprima il suo banchetto, e poi prova il digiuno e qualche volta l’emicrania. Lo spirito osserva dapprima il digiuno, poi consuma il suo banchetto. I piaceri estatici del matrimonio sono come «un’esca» che alletta gli amanti a compiere la loro missione, e sono anche un credito Divino esteso a coloro che più tardi porteranno il fardello di provvedere a una famiglia. Nessuna grande estasi della carne o dello spirito viene mai concessa in possesso permanente senza che si rinunzi a qualche cosa. C’è un prezzo stabilito per ogni estasi! Il gaudio di una Domenica di Pasqua costa un Venerdì Santo. Il privilegio dell’Immacolata Concezione fu un’estasi concessa prima del pagamento, ma Maria dovette pagarla ai piedi della Croce. Nostro Signore le fece «credito», ma più tardi ella pagò il suo debito.



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Spesso le giovani coppie che equiparano il matrimonio al fremito sessuale si rifiutano di rimborsare la Natura con i figli e in tal modo perdono l’amore, come il violinista che ha il dono della musica e non si tiene in esercizio perde il suo dono. «Toglietegli dunque il talento». (Mt 25, 28). Il primo amore non è necessariamente quello duraturo. L’emozione del giovane prete alla sua Prima Messa Solenne, e l’intima estasi della monaca in occasione della sua vestizione, sono «dolciumi» dati dal Signore per stimolarli a elevarsi spiritualmente. Più tardi quanto c’è di dolce svanisce, e occorre uno sforzo supremo della volontà per essere in tutto e per tutto come si dovrebbe essere. Così anche per la luna di miele del matrimonio. L’espressione stessa indica che l’amore dapprima è miele, ma poi può essere mutevole come la luna. La prima estasi non è la vera. L’ultima estasi viene solamente dopo le amare esperienze, la fedeltà dopo la tempesta, la perseveranza dopo la mediocrità, e la vocazione del destino Divino dopo che si sia passati attraverso le tentazioni terrene. Il profondo amore estatico di cui godono alcuni genitori cristiani dopo aver esperimentato i loro Calvari è degno di ammirazione. La vera estasi, in realtà, non è quella della prima giovinezza, ma quella della maturità. Nella prima estasi, si cerca di ricevere tutto quanto l’altra parte può dare. Nella seconda, si cerca di dare tutto a Dio. Se l’amore s’identifica con la prima forma di queste estasi, ne cercherà il duplicato in un’estasi diversa, ma se identificabile con quell’amore che è tollerante e unificatore, cercherà invece l’approfondimento di questo suo mistero. Troppi coniugi pretendono che l’altra parte dia loro ciò che soltanto Dio può dare: un’estasi eterna. Se l’uomo o la donna potessero dare questa estasi, o lui o lei sarebbe Dio!



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Desiderare l’estasi dell’amore è giusto, ma pretenderla da quella carne che non considera se stessa come una viandante verso Dio è grave errore. L’estasi non è un’illusione; è soltanto un «volantino turistico» che con le sue molte illustrazioni vuol invitare il corpo e l’anima a compiere il viaggio verso l’eternità. Se la prima estasi raggiunge il suo limite, è questo un invito non ad amare un altro, ma ad amare in un’altra maniera: che è la maniera di Cristo.

da Tre per sposarsi (libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it )