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Mons. Gallagher al Meeting: Pro Europa e contro i nazionalismi, ma rispettare esito Brexit

Paul Richard Gallagher
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/08/19
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Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, interpreta il pensiero di Papa Francesco. E invita a pregare per gli inglesi e una “soft” Brexit

«La decisione presa dal popolo britannico circa il Brexit è da rispettare. Bisogna pregare che alla fine tutto vada a beneficio sia della Gran Bretagna che degli europei. Va anche ricordato che un’Europa unita rappresenta un valore. Dopo due guerre mondiali, con un’economia distrutta, la costruzione del progetto europeo ci ha portato 70 anni di pace e di prosperità. E la prosperità da soli non si raggiunge».

Lo ha detto al Sir (21 agosto) monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, a margine dell’incontro “Diritti, doveri. Europa: 1979-2019” organizzato nell’ambito del Meeting di Rimini.

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pixabay

“Tendenza a chiudere…”

Il rappresentante vaticano si è soffermato sulla questione dei sovranismi che, ha spiegato, «hanno la tendenza a chiudere e ad escludere. Se vogliamo costruire una Europa forte ed unita abbiamo bisogno di aprirci, di dialogo e di collaborazione. Papa Francesco ci invita a fare attenzione ai pericoli insiti nei sovranismi».



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No agli estremisti

«Possiamo capire le difficoltà e le frustrazioni di molti europei – ha aggiunto mons. Gallagher – però credo sia importante tornare a lavorare su questo progetto per rafforzarlo, purificarlo da ciò che non va agendo sempre per costruire. E dialogare è il modo migliore per non alimentare l’estremismo nazionalista e quello europeista».

Il patriottismo

In che modo la Chiesa può accompagnare un percorso europeo? Gallagher è laconico: «Non abbiamo una visione nazionalista. Apprezziamo molto il patriottismo, l’amore della patria, del proprio Paese, della propria cultura, del popolo. Nella fede cattolica – e credo anche nelle altre confessioni cristiane – c’è la visione di apertura verso gli altri che passa attraverso l’accettazione di quello spirito che io considero profondamente ecclesiale: sono di più le cose che abbiamo in comune rispetto a quelle che ci dividono».


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