E’ l’epilogo di tre anni di veleni, ruotati sul culto e la chiesa voluta dalla mistica di Paravati
L’ultima cosa che avrebbe voluto Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, è che sul suo nome si aprisse uno scontro aspro e senza esclusioni di colpi tra la diocesi e i membri della Fondazione da lei ispirata.
Il “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” era nata come associazione nel maggio del 1987 alla presenza della stessa mistica, felicissima quel giorno per l’avvio della grande opera che le era stata suggerita dalla Madonna durante uno dei suoi colloqui. Poi, dopo la sua morte, l’associazione è diventata una Fondazione che doveva promuovere, in nome di Natuzza, opere e preghiere.
Il decreto di soppressione
Nelle prossime settimane, questo progetto rischia addirittura di scomparire. È infatti partito il decreto di soppressione canonica alla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati. La decisione, espressa con lettera indirizzata alla Prefettura di Vibo Valentia e al presidente dell’ente morale Pasquale Anastasi, è stata intrapresa dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo.
Tutto questo è avvenuto dopo che il 27 giugno scorso il consiglio d’amministrazione dell’ente aveva rispedito al mittente il suo ultimatum di ricevere la chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime” (la chiesa fatta costruire da Natuzza) situata a Paravati, in comodato d’uso gratuito per la durata di 99 anni tacitamente rinnovabili. Della chiesa in questione il vescovo è il legale rappresentante.
La “diatriba” fra le parti in causa durava da oltre tre anni, in conseguenza anche della mancata attuazione delle riforme statutarie della Fondazione richieste dal presule, in accordo con la Santa Sede ed in vista della consacrazione della chiesa (Quotidiano del Sud, 7 luglio).
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Cancellazione dal Registro degli Enti Ecclesiastici
Il vescovo, visto che le trattative non sono mai decollate, ha rotto gli indugi e firmato il decreto per la soppressione della Fondazione – «in accordo con l’Ufficio giuridico della Cei, il Nunzio Apostolico in Italia, la Segnatura Apostolica, la Congregazione del Clero, la segreteria di Stato Vaticano e la Commissione fondata ad hoc dalla Conferenza episcopale calabra» – revocando l’assenso necessario ai fini della richiesta di riconoscimento della personalità giuridica dell’ente, cui seguirà la comunicazione per la cancellazione dal Registro degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti (Il Vibonese, 7 luglio).
Inoltre, «l’autorità ecclesiastica competente trasmette il provvedimento al Ministro dell’interno che, con proprio decreto, dispone l’iscrizione di cui al primo comma e provvede alla devoluzione dei beni dell’ente soppresso o estinto». Sarà in questo momento che la Fondazione cesserà di esistere anche per lo stato italiano.
Le 3 condizioni
Scrive la Gazzetta del Sud (7 luglio), entrando nel dettaglio della diatriba tra vescovo e Fondazione, che i punti centrali oggetto della controversia, riguardavano:
1) l’eliminazione dallo statuto della Fondazione del testamento spirituale di Mamma Natuzza che il presule proponeva di inserire come allegato e con la menzione dello stesso all’articolo 2 con la dicitura che “lo spirito della fondazione è costituito dalla volontà di Natuzza Evolo, manifestata espressamente l’11 febbraio 1998 nel suo testamento spirituale che informerà nel suo essere e in ogni operare la fondazione stessa”.
2) il passaggio della cura e della gestione, tramite la stipula di un disciplinare davanti al notaio tra le parti in forma pubblica, del santuario mariano (ormai da tempo completato) alla diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mentre la proprietà e la manutenzione ordinaria rimarrebbero in capo alla fondazione di Paravati.
3) la nomina di tre rappresentanti del vescovo nel consiglio d’amministrazione dell’ ente morale che con la modifica da nove verrebbe portato ad undici.
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In principio fu “la Giornata della Promessa”
I primi chiari segnali della controversia in atto e vissuta per lo più sottotraccia tra il vescovo e la Fondazione, sono venuti alla luce il 14 maggio del 2017 quando il vescovo pubblicò un decreto con cui veniva annullata la ricorrenza del 26 luglio, meglio conosciuta come “la Giornata della Promessa”.
Il primo agosto giungeva il provvedimento dell’ordinario diocesano con cui veniva vietato alla fondazione di svolgere attività di religione e di culto. Da allora ogni tentativo di dialogo tra le parti è andato a vuoto
Un epilogo e amaro e doloroso soprattutto per i tanti figli spirituali della Serva di Dio Natuzza Evolo.
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