Pubblicate le direttive che dovranno essere applicate in diocesi, parrocchie, istituti di vita consacrata in Italia. Prima regola: dovere morale di denuncia ad ogni livello
E’ stato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale italiana, il testo delle Linee Guida approvate dall’Assemblea generale dei vescovi italiani nel maggio scorso contro gli abusi, quando si era parlato, nella conferenza stampa finale, dell’introduzione dell’obbligo morale di denuncia.
“Peccato gravissimo”
Le norme si applicano a tutti coloro che operano, a qualsiasi titolo, individuale o associato, all’interno delle comunità ecclesiali in Italia e a tutti gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica. «Qualsiasi abuso sui fanciulli e sui più vulnerabili – scrivono i vescovi – ancor prima di essere un delitto, è un peccato gravissimo, ancor più se coinvolge coloro ai quali è affidata in modo particolare la cura dei più piccoli» (Ansa, 28 giugno).
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“Segnalare tempestivamente”
Il capitolo 5 è quello dedicato alle segnalazioni di presunti abusi sessuali e afferma: «Chiunque abbia notizia della presunta commissione in ambito ecclesiale di abusi sessuali nei confronti di minori o persone vulnerabili è chiamato a segnalare tempestivamente i fatti di sua conoscenza alla competente autorità ecclesiastica». «La segnalazione non solo non esclude – aggiunge il testo – ma neppure intende ostacolare la presentazione di denuncia alla competente autorità dello Stato, che anzi viene incoraggiata».
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“Protezione dei più piccoli”
Il primo principio di base, il rinnovamento ecclesiale, prende le mosse dalla «Lettera al popolo di Dio» di papa Francesco del 20 agosto 2018 e ribadisce che «tutta la comunità è coinvolta nel rispondere alla piaga degli abusi non perché tutta la comunità sia colpevole, ma perché di tutta la comunità è il prendersi cura dei più piccoli».
Per questo, «è richiesto un rinnovamento comunitario, che sappia mettere al centro la cura e la protezione dei più piccoli e vulnerabili come valori supremi da tutelare».
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“Rispettare la dignità delle vittime”
È necessario «dare il giusto e dovuto ascolto alle persone che hanno subito un abuso e trovato il coraggio di denunciare», in tal senso «la vittima va riconosciuta come persona gravemente ferita e ascoltata con empatia, rispettando la sua dignità».
Una priorità che «è già un primo atto di prevenzione perché solo l’ascolto vero del dolore delle persone che hanno sofferto questo crimine ci apre alla solidarietà e ci interpella a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta». Un processo cui è chiamata e responsabilizzata tutta la comunità, una «missione», in cui «ciascuno può e deve fare la sua parte» (Toscana Oggi, 28 giugno).
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