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La canzone di Anna al figlio morto di cancro: “Nulla è stato invano, averti accanto ha dato senso a tutto”

Anna Nani e il figlio Andrea
Silvia Lucchetti - pubblicato il 11/06/19

La testimonianza di una mamma che ha perso il suo piccolo di due anni e mezzo a causa di un tumore. Nonostante il dolore solo parole d’amore e gratitudine, perché “i figli non sono nostri e ci vengono dati per un periodo che non ci è dato sapere, noi possiamo solo viverli!”.

I vostri figli non sono figli vostri.

Sono figli e figlie della sete che la Vita ha di se stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,

E benché vivano con voi non vi appartengono.

(…) Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;

Poiché come ama il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.

La testimonianza di Anna Nani mi ha ricordato questi versi de Il Profeta di Gibran. Perché più della sua storia e di quella del figlio Andrea, al quale fu diagnosticato un neuroblastoma che lo condusse purtroppo alla morte all’età di due anni e mezzo, mi ha stupito la sua profonda consapevolezza. Infatti scrive sul blog di Concita De Gregorio:

(…) i figli non sono nostri e ci vengono dati per un periodo che non ci è dato sapere, noi possiamo solo viverli!

I genitori non sono i padroni della vita dei figli, ma i custodi!

Anche la Chiesa afferma da sempre questa verità. Ecco le parole che papa Francesco pronunciava il 31 dicembre 2017 nel giorno della festa della Santa Famiglia di Nazareth:

I genitori di Gesù vanno al tempio per attestare che il figlio appartiene a Dio e che loro sono i custodi della sua vita e non i proprietari. E questo ci fa riflettere. Tutti i genitori sono custodi della vita dei figli, non proprietari, e devono aiutarli a crescere, a maturare.

La signora Anna ha custodito suo figlio per il tempo che ha potuto, e poi con dolore ha accettato la sua morte prematura e ha trovato la forza di continuare a vivere e a benedire la vita.


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Ecco la storia

Se dovessi dare un titolo a questa prima parte della testimonianza di Anna la chiamerei, usando le sue parole, “Una palla di fuoco mi schiacciò al muro”. Immagino questa mamma di appena 30 anni che resta senza fiato quando la parola “tumore” esce dalla bocca della dottoressa come la bomba di un cannone che le colpisce il petto. Perché Andrea è un bambino di poco più di due anni, e ha la mononucleosi, o almeno così credevano i suoi genitori. E invece no.

Sono Anna, la mamma di un angelo di nome Andrea. Se ne è andato 10 anni fa per un neuroblastoma, tumore del sistema nervoso centrale, che nella fascia età 2 – 5 anni è molto aggressivo e silenzioso.

Avevamo appena compiuto 30 anni e Andrea aveva solo 2 anni e mezzo, finimmo in Ospedale a Parma dopo una semplice ecografia di controllo per una mononucleosi che aveva in atto. Quella mattina eravamo andati a fare l’esame con le borse della spesa in macchina. Dopo mezz’ora di ecografia in cui il dottore non parlava arrivò la doccia fredda: ‘Vostro figlio ha la pancia piena di ghiandole e non credo sia la mononucleosi, vi consiglio di andare a Parma per esami specifici’.
La dottoressa in turno al pronto soccorso era proprio un’oncologa, senza girarci intorno ci disse: ‘Vostro figlio ha un tumore o una mononucleosi impazzita’. In quel momento una palla di fuoco mi schiacciò al muro. (invececoncita)

“Mamma c’è buio, accendi la luce”

Il giorno dell’Immacolata Andrea viene ricoverato insieme a sua mamma. Le condizioni sono gravissime e il piccolo viene operato 4 giorni dopo. Prima dell’intervento ha già perso la vista, e nel buio del dolore con lui ci sono i genitori che dopo solo 9 giorni dalla prima ecografia devono dire addio al loro bambino. Si dice che le donne vivano il travaglio che prepara al parto di notte, nel silenzio del buio e del nascondimento, e Anna, nell’oscurità della sera ha accompagnato il suo Andrea dalla vita alla morte, dalla terra al Cielo, mentre nemmeno tre anni prima aveva fatto il contrario: lo aveva messo al mondo.

L’8 dicembre venivamo ricoverati in Oncologia Pediatrica, quella che fu la nostra ultima casa. Dopo la risonanza magnetica, al nostro terzo giorno di ricovero, convocarono mio marito in ufficio, io non riuscivo ad andare, Andrea non si staccava da me per paura dei prelievi, tornò piangendo dicendomi che il primario gli aveva riferito di non aver mai visto niente di simile nella sua carriera. Lo operarono il venerdì 12 dicembre.

Il giorno precedente ci accorgemmo che aveva perso anche la vista, ma lui era un bambino splendido. Fu struggente la sua domanda: ‘Mamma c’è buio, accendi la luce’. Ci fecero restare accanto a lui fino all’ultimo sospiro, il suo cuore nonostante tutto lottò per due lunghe ore mentre io lo pregavo di smettere! Era la notte del 16 dicembre 2008, dopo solo 9 giorni da quella ecografia con le borse della spesa in macchina!.

La parte più dura dopo averlo lasciato andare fu dirlo a mia madre, a lei che sapeva cosa voleva dire perdere un figlio. Passarono i giorni. Iniziai a sentire il bisogno di tornare in quel reparto quasi come se ci fosse una calamita che mi attirava. Probabilmente era lui che mi voleva lì, a fianco di quelle mamme e quei bambini che lottano contro il mostro. (Ibidem)

Mamma Anna torna nel reparto di Andrea nell’ospedale dei Bambini Pietro Barilla di Parma perché sente nel profondo il desiderio di stare vicino alle madri che stanno soffrendo e combattendo insieme ai loro figli ammalati.



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Un canzone per Andrea

E da lì, dal reparto di oncologia pediatrica i genitori di Andrea si sono avvicinati alla onlus “Noi per loro” e quest’anno per l’anniversario dei 10 anni dalla morte del loro bambino hanno scritto una canzone dedicata a lui e a tutti genitori che hanno vissuto la morte di un figlio.

Così ho iniziato ad avvicinarmi all’Associazione nata da medici e genitori nel 1984 ‘Noi per Loro’, onlus di Parma, che sostiene il reparto di oncologia pediatrica. Quest’anno, in occasione del decimo anniversario dalla morte, abbiamo scritto una canzone dedicata ad Andrea per le mamme e i papà che come noi hanno subito la perdita! E’ online scaricabile su tutte le piattaforme musicali e con video su YouTube. (invececoncinta)

Sono tornata a vivere nel ricordo di mio figlio

Il titolo della canzone è ‘Ti ho lasciato andare’: arriva alla fine di un percorso di consapevolezza del dolore e della perdita, i figli non sono nostri e ci vengono dati per un periodo che non ci è dato sapere, noi possiamo solo viverli! Con questa canzone spero di trasmettere alle madri la forza di rialzarsi e tornare a vivere nel ricordo dei figli e di non sprecare la loro vita disperandosi, a loro è stata lasciata e non sarebbe giusto buttarla via. Nella mia vita dopo Andrea sono arrivati tre regali a riempire le mie giornate. Veronica, Simone e Celeste. Grazie di avermi ascoltata. (Ibidem)

Nulla è stato vano!

Un passaggio in particolare mi ha colpito del testo del brano composto e cantato con una dolcezza infinita da mamma Anna: sono parole di grazia e gratitudine di chi non recrimina, non maledice, ma nel dolore ringrazia per ciò che ha ricevuto in dono, amato e custodito fino alla fine.

Ma so che nulla è stato invano nemmeno il tuo partire. E averti accanto ha dato un senso a tutto quanto.


Elena Santarelli,
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