All’indomani della “grande vittoria” venuta dalla Corte d’Appello di Parigi, il fratellastro del tetraplegico per cui era stata avviata (ed è stata interrotta) una procedura eutanasica ha parlato in una radio. Gioia piena e pura, senza rancori, senza rivalse neppure contro l’“altera pars”. E anzi, all’improvviso David Philippon tende la mano alla cognata Rachel, invitandola a ricucire i rapporti. Un’altra immensa lezione per i prolife di tutto il mondo: nessuna buona battaglia si vince contro gli altri, ma sempre anche per loro (pure per gli avversari stessi). Viceversa, nessuna battaglia in cui prevalgano orgoglio e rivalsa può essere buona.
Il 20 maggio la Corte d’Appello di Parigi, accogliendo il ricorso presentato dai legali dei genitori di Vincent Lambert, ha diposto l’immediata interruzione dell’iter terminale, avviato in mattinata con la sottoposizione dell’ex infermiere a sedazione continua, ed ha ordinato di
adottare tutte le misure necessarie per far rispettare le misure provvisorie richieste dal Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità il 3 maggio 2019 circa il mantenimento di alimentazione e idratazione
del paziente.
Il ripristino dei trattamenti, in attesa che nel termine semestrale indicato nell’ordinanza l’intero caso venga riesaminato dal Comitato internazionale, organismo delle Nazioni Unite preposto alla salvaguardia dei diritti delle persone affette da disabilità, ha suscitato reazioni differenti non solo nell’opinione pubblica ma anche in seno alla stessa famiglia Lambert. Se i genitori hanno salutato la decisione della giustizia francese come una “vittoria molto grande”, il nipote François l’ha invece stigmatizzata come espressione di “puro sadismo”.
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Ospite della trasmissione RTL, David Philippon, fratellastro di Vincent, commentando il provvedimento della Corte, non ha nascosto come esso abbia rappresentato
un grande sollievo per noi, è una grande vittoria, le vittorie sono belle quando le cause sono giuste
chiosando che
sarà necessario che il dottor Sanchez [responsabile del reparto di cure palliative in cui Lambert è ricoverato] e l’ospedale di Reims traggano tutte le conclusioni della situazione in cui ci hanno coinvolto.
Philippon, intervenendo a nome suo e dei componenti della famiglia che hanno difeso il diritto alla vita di Lambert, ha reiterato la richiesta di trasferimento del fratello in una struttura specializzata nel supporto di pazienti in stato di minima coscienza, eccependo come, per le modalità di azione e per la condotta quantomeno opinabile dell’équipe medica guidata dal dottor Sanchez presso l’ospedale Sébastopol, sia ormai venuto meno il rapporto di fiducia intercorrente con l’ente ospedaliero e pertanto
non sia più possibile stare in questo edificio. Dobbiamo ritrovare la serenità e Vincent deve davvero essere curato in istituti specializzati.
In mattinata anche l’avvocato dei coniugi Lambert, Jérôme Triomphe, è tornato sull’argomento, sostenendo che il “CHU di Reims non ha più alcuna legittimità per occuparsi di Vincent”.
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Anche alla luce delle profonde divisioni che da anni attraversano la famiglia di Vincent Lambert, opponendo i genitori ed alcuni fratelli alla moglie Rachel, tutrice del marito e da lungo tempo sostenitrice della sospensione dei trattamenti cui è sottoposto il coniuge, Phillippon ha inteso indirizzare un accorato quanto delicato appello proprio alla consorte del fratello, alla quale ha rivolto il suo “primo pensiero” invitandola a non chiudersi alla speranza ma ad unirsi a loro nella cura e nell’amorevole assistenza a Vincent:
Ho pensato a come [Rachel] possa reagire in questa situazione. Rachel, tutti noi, insieme, possiamo accompagnare Vincent. Abbiamo tutti un progetto per la vita di Vincent, lo circondiamo e ci prendiamo cura di lui. Noi siamo qui. Se per te non è possibile, noi siamo qui, lo circonderemo e ti aiuteremo come desideri.