Si tratta di episodi che sono documentati nella causa di canonizzazione. Dal calice di vino all’odore del Paradiso, sono state numerose le manifestazioni di Raffaele
Sapete che la santa dei Quartieri Spagnoli di Napoli, molto venerata in città, ha avuto un rapporto particolare con uno degli arcangeli?
La mistica partenopea Anna Maria Gallo, che nacque a Napoli il 25 marzo 1715, conosciuta come Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, ha avuto, infatti, una devozione speciale per San Raffaele.
Di questo rapporto fatto di dialoghi e visioni dell’arcangelo, documentati nella causa di canonizzazione di Santa Maria Francesca, ne parla Don Marcello Stanzione in “I tre arcangeli” (Sugarco).
“Perrucchella”
Anna Maria, a sedici anni, ottenuto il consenso, divenne terziaria francescana col nome di suor Maria Francesca delle Cinque Piaghe, sotto la regola di san Pietro d’Alcantara. Pur rimanendo nel mondo, visse nella più perfetta regola alcantarina, sottoponendo il suo corpo, già esausto per il continuo lavoro e i digiuni, a veglie, flagellazioni e cilici. Maria Francesca ebbe il privilegio di soffrire nel suo corpo, dopo la comunione, i dolori di Cristo, suddivisi negli ultimi cinque venerdì di quaresima.
Fu molto perseguitata dal demonio: la chiamava col nome di “perrucchella”. Il diavolo la spingeva alla bestemmia e la costringeva a pensare addirittura al suicidio, ma la santa era sollecita nell’offrire quei patimenti a Dio per la salvezza propria e il bene della Chiesa.
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Poco vino in fondo al calice
Quando le persecuzioni del demonio assumevano forme fisiche di estrema violenza, l’arcangelo san Michele accorreva in suo aiuto. Negli ultimi quattordici anni di vita ella contrasse una santa amicizia con il barnabita san Francesco Saverio Bianchi.
Al santo più volte capitò di trovare il vino consacrato dimezzato nel proprio calice, quando presiedeva la santa messa in presenza di Maria Francesca. Una volta in fondo al calice costui trovò così poco vino consacrato che se ne inquietò. «Padre mio», gli rispose la santa interrogata, «se non era per l’arcangelo san Raffaele che mi ha avvertita che si doveva compiere il sacrificio, io mi sarei bevuto tutto. Voi vi agitate senza ragione». Il padre Bianchi provvide allora a mettere nel calice più vino e accanto alla sua ostia grande la particola più piccola per la sua penitente.
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“Sono qui per guarire le vostre piaghe”
Nell’anno 1789 questo beato spirito celeste le apparve in sembianze di una straordinaria bellezza; santa Francesca ne fu talmente sorpresa che non poteva più parlare. Allora questo arcangelo caritatevole verso gli ammalati le disse: «Io sono mandato presso di voi per guarirvi dalle vostre piaghe». Ebbe in seguito altre apparizioni dell’arcangelo.
“Odore di paradiso”
Un’altra volta padre Francesco Saverio Bianchi stando in sua compagnia avvertì – come descrisse lui stesso – «un odore di paradiso». Avendo chiesto alla santa di fornirgli una spiegazione per questo gradevolissimo profumo, ottenne dalla monaca questa semplice risposta: «Non se ne meravigli, perché qui, in mezzo a noi, c’è l’arcangelo san Raffaele».
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Il sostegno dell’arcangelo
Spesso l’arcangelo le fece da infermiere, le tagliava il pane e le prendeva il coltello dalle mani, dicendole con un grazioso sorriso che da sola non era capace di mangiare. Se sollevava una sedia o qualche oggetto il cui peso poteva nuocerle, l’arcangelo glieli sottraeva di mano e li portava nel luogo in cui la santa aveva pensato di metterli.
Il “miracolo eucaristico”
La stessa grazia san Raffaele le concesse in altre occasioni, in particolare nella parrocchia di San Giovanni dei Fiorentini a Napoli. Quel giorno, i fedeli che si dovevano comunicare erano in gran numero; quindi la santa avrebbe dovuto aspettare molto prima di ricevere la santa comunione. Il suo protettore, san Raffaele, commosso dal suo ardente desiderio di Cristo eucaristia, le venne in aiuto e le portò lui stesso la santa ostia.
Tutti questi avvenimenti, come abbiamo già detto, sono citati nella causa di canonizzazione di santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe che morì a Napoli il 16 ottobre del 1791 e fu canonizzata da Pio IX nel 1867.
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